«Inserire la possibilità, su base volontaria, di rimanere in servizio fino a 70 anni, sia per il personale medico che per quello infermieristico, con i camici bianchi nel ruolo di docenti addirittura fino ai 72, rischia di trasformarsi, a nostro avviso, in un pericoloso passo indietro, di cui, nell’ottica dell’indispensabile piano di rilancio del nostro Sistema Salute che non può più attendere, non abbiamo certo bisogno.
Si tratta niente altro che di un provvedimento tampone, finalizzato ad arginare la carenza di personale, che i precedenti Governi avevano già provato “a far passare”, e che l’Esecutivo aveva già inserito nell’ultimo Decreto Milleproroghe, convertito poi in legge.
Ora la possibilità ci viene riproposta con l’emendamento 4.17, nell’ambito delle modifiche al decreto-legge 7 giugno 2024 n. 73, ovvero il piano di abbattimento sulle liste di attesa».
Esordisce così la Dott.ssa Karin Saccomanno, Presidente di Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, commentando la paventata possibilità che i medici prolunghino il proprio periodo di permanenza nel mondo sanitario fino ai 70 anni, soluzione che ha già fatto riscontrare il più ampio dissenso, sia da parte della FNOMCEO, sia dei principali sindacati di categoria.
«Recentemente è arrivata la proposta, da parte del Ministero della Salute, in relazione al nuovo Fabbisogno Accademico, di aumentare addirittura di mille posti le iscrizioni a medicina, così come si discute da tempo di eliminare addirittura il numero chiuso.
Non vorremmo trovarci di fronte, continua la Saccomanno, ad un pericoloso percorso all’insegna delle contraddizioni e dei controsensi, visto che, da una parte, si vuole apertamente incentivare il rilancio delle professioni sanitarie, creando un indispensabile ricambio generazionale con l’aumento di laureati, mentre, dall’altra, nell’angoscia e nell’impellenza di dover tamponare la falla della carenza di personale, per dare avvio all’agognato piano dello snellimento delle liste di attesa, si cercano soluzioni che non sono certo a lungo termine e che non condurranno affatto all’atteso cambio di passo.
Per risanare il nostro Sistema Sanitario occorre, senza mezzi termini, ridonare attrattività alle professioni sanitarie, e questo vale sia per il pubblico che per il privato accreditato, se davvero si vuole elevare la qualità delle prestazioni offerte ai cittadini», conclude Karin Saccomanno.