L’IDEOLOGIA GENDER VA A MEDAGLIA

Dello scandalo pugilistico alle Olimpiadi di Parigi ne stanno parlando e scrivendo tutti, come per altre occasioni non credo che state aspettando il mio intervento, peraltro sul tema dell’identità sessuale non ho nessuna qualità professionale per intervenire. Invece ne ha tante il professore Massimo Gandolfini, che è intervenuto sulla gara tra la nostra pugile Angela Carini e l’algerino Imane Khelif che si percepisce femmina. (Massimo Gandolfini,

Ogni cellula del corpo ce lo ricorda: il sesso mutabile non è mai esistito 1.8.2024, La Verità) Tuttavia l’incontro di pugilato ci dà l’occasione per chiarire che chiunque nasce femmina o maschio, resta per tutta la vita femmina oppure maschio.“Il sesso mutabile, interscambiabile, percepibile, rimaneggiabile non esiste – Scrive Gandolfini – Per la semplicissima ragione che ogni cellula del nostro corpo – vale la pena di ripeterlo: ogni cellula del nostro corpo – è sessuata: femmina con due cromosomi sessuali XX, maschio con cromosomi sessuali XY. Il “transgender” è un prodotto della mente, del pensiero, della cultura, che non ha riscontro oggettivo nella biologia umana”. Infatti, ad Angela Carini, che ha gettato la spugna, rifiutandosi di combattere con l’algerino, tutti i fans di quel mondo gender o woke, che ha reagito scompostamente e rabbiosamente,“non gli perdoneranno mai” questa sua decisione.

Perché Angela ha “smascherato in mondovisione, in soli 40 secondi, la follia della loro ideologia gender, in senso lato woke. La furia cieca dell’ideologia si è scontrata con la realtà, con la vita reale, uscendone a pezzi. Varcando anche i confini destra/sinistra, perché sono molti – soprattutto donne ma anche uomini di sinistra – che di fronte all’assurdità vista sul ring ieri hanno gridato, sussurrato o anche solo pensato, non è poi così importante, basta! Basta con questa follia”. (Federico Punzi, Ecco cosa non perdoneranno mai ad Angela Carini, 2.8.24, atlanticoquotidiano.it)
Poi il professore Gandolfini prosegue entrando nello specifico delle tecniche che cercano di modificare il sesso. Naturalmente non entro nel merito. Comunque sia è strano che in un epoca in cui – giustamente – si condanna la violenza contro le donne, si stia a disquisire se quel “maschio che si percepisce femmina” possa legittimamente incrociare i guantoni con la nostra atleta, femmina a tutti gli effetti! Ed è fuori luogo affidarsi al politicamente corretto, dicendo che si intende contrastare la “discriminazione”: “il dovuto rispetto di una persona transgender non ha proprio nulla a che fare con la competizione sportiva”. In questo caso se c’è qualcuno ad essere discriminata è proprio la nostra atleta, cui viene negato il diritto di confrontarsi alla pari, con una sua pari. Ed è paradossale che proprio nella patria della liberazione delle donne dall’imperialismo e dalla violenza maschile, come è stato sottolineato nella cerimonia augurale delle Olimpiadi: con la sfilata di “grandi femministe”, da Simone de Beauvoir a Simone Veil, avvenga una simile vergogna. Praticamente abbiamo assistito ad uno spettacolo deplorevole, legittimato dall’ufficialità, una donna presa a cazzotti da un maschio!
Sull’incresciosa decisione di far gareggiare Imane Khelif con le pugili donne è intervenuto Daniele Capezzone su Libero del 4 agosto scorso. Il vicedirettore premette di non voler entrare nella questione per alimentare il chiasso e i toni beceri. Cercando di non farsi distrarre dai rumori di fondo e dalle furbate pseudoprogressiste, da chi cerca di spostare la nostra attenzione su aspetti francamente marginali, nel tentativo di offuscare il cuore del problema. Per Capezzoni la questione è semplicissima “è inammissibile che una persona con cromosomi e livelli di testosterone maschili sia ammessa a gareggiare in una competizione femminile. Peggio ancora: è allucinante che questo avvenga in uno sport di contatto, dove le conseguenze di una raffica di colpi alla testa possono essere gravissime”. (Daniele Capezzone, che strano, Khelif ha vinto ancora. Con lei l’ideologia va a medaglia. 4.8.24, Libero)
A questo punto secondo Capezzone non servono le divagazioni, le giustificazioni per far valere le proprie convinzioni ideologiche, facendo riferimento ad una presunta dottrina dell’“inclusività”. Sostanzialmente si sta distruggendo lo sport femminile, e- peggio ancora – si sta allegramente accettando l’idea di una competizione sportiva in cui i concorrenti siano in condizioni evidentemente impari.
E che ciò accada da parte di chi (a sinistra) si è vantato per anni di difendere i diritti delle donne rende tutto ancora più surreale. Naturalmente non lo ammetteranno mai apertamente, useranno “i giri di parole e le cortine fumogene servono esattamente a questo, a non dire, a offuscare, a dissimulare”.
Non a caso i nostri progressisti rispondono a tutti, sparano a palle incatenate contro chiunque, ma omettono di replicare ad una sola interlocutrice che li ha totalmente spiazzati. Si tratta di Martina Navratilova, leggendaria campionessa del tennis degli anni Ottanta, oltre che persona omosessuale e di opinioni politiche notoriamente non trumpiane, che ha definito «deplorevole» la decisione del Comitato Olimpico di far gareggiare Imane tra le donne”. Inoltre Capezzone invita un certo pubblico che inveisce sui social contro l’atleta algerino, insultandolo, “Siamo davanti a una persona che merita a sua volta rispetto: di più, c’è da immaginare il suo imbarazzo e il suo tormento nel salire sul ring in questo clima. Non smettiamo di ripeterlo a destra (e non solo): certi toni non solo non aiutano, ma nuocciono, e svolgono la stessa funzione di defocalizzazione del dibattito che, dall’altra parte, avviene attraverso le fumisterie gender”. Ancora Capezzone invita a non strumentalizzare politicamente il gesto di Angela o anche quella dell’atleta bulgara.“Bene ha fatto la nostra Angela Carini, che sta mostrando un temperamento e una qualità umana ammirevoli, a rifiutare la mela avvelenata di un maxi-premio in denaro da parte di quella federazione, evitando di trasformarsi nello strumento di una contesa palesemente politicizzata”. Infine il giornalista ancora una volta ci tiene a non lasciarci distrarre dal rumore delle polemiche e restiamo concentrati sul punto, prepariamoci a una sfida profonda ed esistenziale verso il pacchetto che si vuole imporre da sinistra (e che non ha nulla a che fare con le sacrosante libertà personali anche in campo sessuale): scardinamento di ogni distinzione tra “maschile” e “femminile”, autopercezione, discriminazione in nome di una presunta “tutela” verso alcune categorie, e- inutile dirlo- fascistizzazione di chiunque osi dissentire. Navratilova inclusa.

DOMENICO BONVEGNA
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