I VESCOVI VENEZUELANI CONTRO LA “VITTORIA” DI MADURO

Il Giornale fa una mappa dei vari Centro Sociali e Collettivi studenteschi presenti nelle nostre città, cercando di individuare tra l’altro, i presupposti ideologici dei vari gruppi, Francesca Galici (La mappa degli estremisti tra centri sociali e collettivi, 11.8.24, Il Giornale) ci ricorda che questi nuovi fondamentalisti di sinistra oltre a guardare a Lenin e ai brigatisti rossi come Barbara Balzerani e Prospero Gallinari, esultano per la vittoria di Nicolas Maduro e per il processo rivoluzionario chavista. Hanno di recente tappezzato Roma con i volantini incitanti il dittatore venezuelano e sono anche sostenitori della «resistenza jugoslava» di Tito.

Quindi in Italia c’è chi apertamente si schiera con il caudillo venezuelano. Sicuramente non si schiera con Maduro Alleanza Cattolica, che pubblica nel suo blog (Un appello alla verità e alla giustizia in Venezuela, la voce dei Cardinali, 8.8.24, alleanzacattolica.otg) una interessante lettera che vuole essere una riflessione fraterna e in comunione davanti alla realtà nazionale dei card. Baltazar Porras e Diego Padrón (Traduzione di Marinellys Tremamunno)

i due cardinali venezuelani analizzano le dinamiche dell’ultima tornata elettorale, la reazione del governo e le conseguenze per la società venezuelana. Ribadiscono il loro impegno a difendere la verità e la giustizia e propongono un cammino di discernimento e azione pastorale per affrontare questa difficile realtà. La loro voce si leva per la pace, la giustizia e la speranza, nella convinzione che solo attraverso il coraggio e la solidarietà si possa costruire un futuro migliore per tutti. Analizzano il voto dello scorso 28 luglio che non si è concluso a favore del leader del partito di governo, l’attuale presidente della Repubblica.In modo civile ed esemplare, il popolo si è espresso, con una maggioranza schiacciante, contro di lui e ha deciso un cambiamento nell’orientamento generale del regime di governo. Scrivono i vescovi, “Questo era il sentimento generale della popolazione, prima dello scrutinio elettorale, riflesso in numerosi sondaggi. La reazione del governo venezuelano è stata, fino ad ora, negare categoricamente la vittoria dell’opposizione e, senza mostrare prove, che sono i verbali elettorali (che devono essere un autentico riflesso dell’espressione popolare materializzatasi nelle urne), ha proclamato ufficialmente vincitore l’attuale presidente Nicolás Maduro Moros”.Questo ha provocato la reazione popolare che si è riversata nelle strade per protestare contro tale comportamento ufficiale e per reclamare il rispetto della sua volontà sovrana. Il governo di Maduro,“ha nuovamente reagito utilizzando la forza della polizia e di gruppi armati per reprimere le legittime e ampiamente pacifiche proteste, fino a provocare una ventina di morti, numerosi feriti e l’incarcerazione indiscriminata di un migliaio di avversari politici, costruendo un racconto, una narrativa a propria misura e scaricando sull’opposizione la responsabilità di tutti i disordini che hanno origine nella repressione fomentata dai sostenitori di Maduro”. Così Maduro invece di dialogare con l’opposizione, ha deciso di annientare e reprimere, con il carcere, la violenza e la morte. Maduro ignora totalmente l’opinione internazionale, che gli chiede, quasi all’unanimità, di mostrare la totalità degli atti con il dettaglio degli scrutini dei seggi. Non solo secondo i vescovi, ci sono indizi che il regime stia “fabbricando” altri atti a proprio vantaggio. È noto che sono stati intimiditi responsabili e testimoni dei seggi dell’opposizione, affinché li firmassero”. Inoltre, il presidente Maduro in persona ha presentato un ricorso alla sezione elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), la sua massima istanza nazionale, ignorando l’autonomia del potere elettorale e chiedendo che sia il potere giudiziario a dirimere il conflitto. “Con questa azione, -scrivono i vescovi – il governo, che controlla l’arbitro supremo, lo utilizzerà a proprio favore e, con il trattamento giudiziario della questione, “distrarrà”, guadagnerà tempo e, contemporaneamente, tenterà di creare una nuova opinione pubblica, un racconto o una narrativa favorevoli alla sua vittoria elettorale, non dimostrata. Questa nuova fase è in pieno sviluppo”.

In tutto il Paese, diversi vescovi hanno espresso preoccupazione e si sono lamentati per le le minacce di alcuni governatori e sindaci pro-regime sulla condotta dei sacerdoti, accusandoli di essere politici nascosti, venduti all’imperialismo. Per questo, pensano che anche in Venezuela, Maduro perseguiti la Chiesa come fa Ortega in Nicaragua.

I due monsignori evidenziano Il loro ruolo di pastori che è, prima di tutto, “difendere la verità, sentirci popolo e accompagnarlo. Dobbiamo e cerchiamo di essere imparziali, vivendo e agendo con la verità. Non siamo né possiamo essere neutrali: spetta a noi verificare attentamente i fatti, per denunciare profeticamente, anche a rischio, le ingiustizie e proclamare i nostri principi e valori, accompagnando solidalmente e pastoralmente il popolo, compito non facile ma necessario”.

I principi non si negoziano, ma devono essere confrontati con la realtà, affinché incidano sulle necessità reali e sentite della gente”. Monsignor Porras e Padron si rendono conto che la situazione non è semplice, bisogna affrontare la forza e la violenza di gruppi irregolari, la minaccia del ricorso alla forza armata nazionale con le sole risorse spirituali può sembrarci insufficiente, ma è la nostra identità, convinzione, vocazione e missione di costruttori di giustizia, pace e speranza in scenari conflittuali. I vescovi sanno che il popolo è vittima e che ha accumulato molta rabbia e impotenza, “il che comporta il pericolo di rispondere con violenza o con desideri di una giustizia assoluta, addirittura vendetta, che difficilmente supererebbero l’intolleranza e promuoverebbero la concordia, l’amicizia sociale e la fraternità”. Tuttavia, però scrivono:non possiamo fare è diventare una Chiesa del silenzio, lasciando che il tempo passi invano. Dobbiamo discernere nello Spirito il momento presente come un kairós e agire di conseguenza con coraggio, nello stile degli Apostoli. Tra gli obiettivi prioritari della Chiesa c’è la salvaguardia dei diritti umani, della dignità delle persone e del bene comune di tutto il nostro popolo. “Che la gente non ci senta lontani, assenti o indifferenti alle sue necessità e richieste. Curare le ferite, coltivare le migliori virtù umane e cristiane, con razionalità e con senso di riconciliazione, perdono e spirito samaritano, senza vendette ed esclusioni, è un compito arduo, ma fa parte del nostro accompagnamento pastorale, affettuoso e paziente”.

Alla Chiesa la società venezuelana chiede oggi, in continuità con la storica fiducia e credibilità riposta in essa, un’azione che può essere assunta solo come sussidiaria, di buoni uffici, non di mediazione né di protagonismo. I vescovi avviandosi alla conclusione della lettera, fanno presente che il Presidente Maduro usa toni aggressivi e si presenta come vittima, addirittura che ha subito attentati, tentativi di colpi di stato perpetrati presumibilmente a sangue freddo contro di lui. Una visione che appare scollegata dalla realtà. È la narrativa ufficiale, che cerca di legittimarsi attribuendo all’opposizione tutti i mali del Paese. Per i vescovi venezuelani non ci potrà essere nessuna forma di “dialogo” con Maduro. “E’ inaccettabile, perché significherebbe ignorare la frode evidente, l’usurpazione manifesta, ignorare la sovranità popolare inequivocabilmente espressa e il conseguente diritto di esprimere pacificamente, ma decisi e fermamente, la legittima protesta”.

Pertanto i prelati auspicano di praticare la “non violenza attiva”, appare all’orizzonte il dovere morale di sostenere e supportare le giuste iniziative per affrontare l’arbitrarietà e gli eccessi con la disobbedienza e/o resistenza civica, di radice etica e anche religiosa, secondo lo spirito delle Beatitudini: rispondere al male con il bene ed essere artefici di pace nella speranza che «la verità (ci) farà liberi» (Gv. 8,32).

Fraternamente, i cardinali Baltazar Porras e Diego Padrón. Caracas, 1° agosto 2024

A cura di Domenico Bonvegna