LA MAPPA DEI CENTRI SOCIALI IN ITALIA

Forse è sfuggita ai più, Il Giornale, diretto da Alessandro Sallusti, ha pubblicato una mappa circostanziata dei vari movimenti o gruppi eversivi che si possono catalogare nella galassia dei Centri Sociali, ma anche dei cosiddetti Collettivi studenteschi, che poi probabilmente i componenti sono interscambiabili. “Movimenti fondamentalisti posizionati a sinistra”, li definisce Francesca Galici, (La mappa degli estremisti tra centri sociali e collettivi, 11.8.24, Il Giornale)
La giornalista de Il Giornale inizia dai circa 200 collettivi studenteschi e 100 universitari, gruppi che nell’ultimo anno scolastico e accademico “si sono resi protagonisti di circa 70 occupazioni ideologiche, più o meno lunghe, negli istituti superiori e nelle varie facoltà”. Sommando i “danni arrecati alle strutture e ai materiali didattici durante queste azioni illegali si supera abbondantemente il milione di euro”. La Galici fa qualche esempio concreto di danni causati nelle varie università o istituti scolastici. Alla Sapienza di Roma, il danno si stima oltre i 300 mila euro. Mentre solo nel liceo Severi-Correnti di Milano si arriva a 70 mila euro.
Il servizio del giornale fa i nomi di questi Collettivi, i più celebri sono, Cambiare Rotta e Osa, due organizzazioni giovanili dichiaratamente «comuniste» sotto le quali operano la maggior parte dei collettivi universitari e studenteschi c’è la Rete dei Comunisti, che si definisce come un «intellettuale collettivo al servizio dell’azione politica e sindacale e della ricostruzione di un punto di vista comunista della realtà» per la costruzione di un nuovo «partito dei comunisti». Questi “nuovi fondamentalisti di sinistra guardano a Lenin come leader spirituale del loro movimento, commemorano i brigatisti, come Barbara Balzerani e Prospero Gallinari, ed esultano per Nicolas Maduro e per il processo rivoluzionario chavista. Hanno di recente tappezzato Roma con i volantini incitanti il dittatore venezuelano e sono anche sostenitori della «resistenza jugoslava» di Tito”.
Le manifestazioni di piazza sono lo strumento principale per raggiungere i loro obiettivi politici, insieme ai «sabotaggi». Le azioni più importanti compiute di recente sono i blocchi delle stazioni di Torino e di Bologna, con ritardi di oltre 120 minuti sulle linee tradizionali e dell’alta velocità. Con fermi e arresti dei vari soggetti appartenenti a questi gruppi di “ragazzi”. La maggior parte delle manifestazioni dell’anno 2024 sono state fatte per protestare a favore della Palestina. Prima del 7 ottobre, del conflitto Israele-Hamas, questi gruppi manifestavano contro la riforma della Scuola, contro il caro-affitti per gli studenti e, genericamente, contro il governo Meloni. Da tempo, le forze dell’ordine hanno lanciato l’allarme per la pericolosità di questi gruppi.
“In questo scenario – scrive Galici – hanno un ruolo cruciale i centri sociali, alfieri dell’ideologia anarchico-comunista, sempre meno centri di aggregazione culturale e sempre più spesso luoghi di indottrinamento, di violenza e di eversione”. E ancora, “Esiste un vero e proprio sodalizio tra queste organizzazioni estreme, tanto che spesso gli esponenti di una parte lo diventano anche dell’altra, come in un sistema di vasi comunicanti in cui il radicalismo è l’elemento di connessione”. La giornalista fa i nomi dei due centri sociali, forse più conosciuti, Askatasuna a Torino, Leoncavallo a Milano, quelli più fortemente attenzionati dalle forze dell’ordine in quanto – come emerso da una recente sentenza della Cassazione relativa a quello torinese – sono frequentati da soggetti che coltivano propositi di «lotta armata». Il che si sposa con le teorizzazioni di «reazione» e «rivoluzione», di un nuovo «conflitto di classe» del manifesto politico Rete dei comunisti. Poi la giornalista fa riferimento alle immagini di Torino devastata dalla manifestazione violenta del 4 marzo 2023 nel nome dell’anarchico Alfredo Cospito, con danni alla città per quasi 650mila euro, resteranno negli annali, così come le immagini dei cantieri Tav presi d’assalto ormai da decenni. Solo negli ultimi 2 anni sono stati oltre 100 gli attacchi ai cantieri della Val di Susa, con decine di agenti feriti più o meno gravemente. Qui più che manifestazioni si tratta di vere e proprie azioni o operazioni che ricordano scene militari o di guerriglia allo stato puro. Un’ultima considerazione o domanda da fare, questi gruppi di “bravi ragazzi”, spesso intoccabili, svolgono qualche funzione di tipo “ausiliaria” nei riguardi dell’area cosiddetta democratica della Sinistra? Oppure si tratta di “cani sciolti” che lavorano per conto proprio?

DOMENICO BONVEGNA
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