L’OBLIO SULLA GIORNATA EUROPEA DELLA MEMORIA DELLE VITTIME DEI REGIMI TOTALITARI COMUNSTA E NAZISTA

Dal 2008, l’Unione Europea celebra il 23 agosto la Giornata Europea della memoria delle Vittime dei Regimi Totalitari, che era nata come Giornata Europea della Memoria per le vittime dello stalinismo e del nazismo. La data scelta è il 23 agosto, perché fu in quel giorno che fu siglato il patto Molotov – Ribbentrop nel 1939. Nazisti e sovietici si spartivano Romania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia in zone di influenza. E, in fondo, quel patto fatto con i nazisti poi viene mantenuto anche dagli alleati. Nessun giornale o televisione ne ha parlato. Ne ha dato notizia soltanto Lanuovabussolaquotidiana (Walter Lazzari, Ribbentrop-Molotov. Il 23 agosto, memoria delle vittime di entrambi i totalitarismi, 23.8.24)

“In Italia, – scrive Lazzari – il mainstream (a cominciare da Istituti storici della Resistenza e Anpi, passando ai manuali scolastici, giornali, tv e cinema, premi letterari ecc ecc) è rimasto all’antifascismo all’italiana”. E si vede visto che nessuno  fa memoria di questa data, forse la colpa è delle ferie estive. “Più comodo e redditizio trattare l’avversario politico come un nemico dandogli del fascista. Fino a stilare patentini di antifascismo che qualsiasi associazione, pure la bocciofila, deve esibire per poter chiedere una sala comunale. Quanta fatica a fare i conti col comunismo. Come il 10 febbraio: si onorano i giuliano-dalmati per la pulizia etnica, ma non si vuol riconoscere l’evidenza, che cioè l’Italia ha subito non solamente il nazi-fascismo ma altresì il comunismo, sia pure solo per una porzione del nostro territorio”.

Tuttavia, la data è molto sentita nei paesi Baltici, che furono, forse, quelli più colpiti da questo patto tra comunisti e nazisti. Non è un caso che fu proprio il 23 agosto del 1989, nel cinquantesimo anniversario del Patto, le popolazioni delle nazioni baltiche fecero una gigantesca catena, la Catena Baltica, formata da 2 milioni di persone che si unirono mano nella mano in un percorso di 675 chilometri, toccando Tallinn, Riga e Vilnius per chiedere l’indipendenza delle loro nazioni. Dopo pochi mesi, sarebbe poi caduto il Muro di Berlino. Infatti, queste tre piccole repubbliche baltiche furono tra le vittime del Patto Ribbentrop – Molotov. Subirono una prima annessione sovietica, dall’estate del 1940. Poi l’occupazione nazista, dal 1941 al 1944. Quindi nuovamente l’occupazione comunista, dal 1944 alla dissoluzione dell’Urss.

“Ne sorse una Resistenza partigiana, i “Fratelli della Foresta, le cui cifre parlano di oltre 100mila combattenti lituani, 40mila, lettoni, 30mila estoni. Impegnarono 260mila unità sovietiche. Le operazioni si protrassero per anni e furono debellati solo a metà degli anni ’50: l’Occidente, come per l’Ungheria, onorava gli impegni di Yalta, così che senza alcun aiuto militare la Resistenza fu soffocata”.

Il governo bolscevico intraprese una sistematica operazione di deportazione, chi in Kazakistan, chi alla Kolyma, chi ben sopra il Circolo polare artico.

A questo punto il servizio de LaNuovabq fa la storia dei tre piccoli Paesi Baltici, la loro lotta per l’indipendenza. Un percorso che accomuna ed esalta questi tre piccoli paesi. Fino ad arrivare al 1991, quando nelle capitali furono erette le barricate a difesa dei palazzi delle istituzioni e le torri dei centri radiotelevisivi. Le piazze erano presidiate dagli operai, con fuochi e bivacchi cui la gente portava cibo e bevande; per molti mesi; e ci furono scontri e vittime. Ad agosto, l’indipendenza fu proclamata dalle legittime supreme istituzioni (ormai democraticamente elette). Nel settembre 1991 l’indipendenza delle tre nazioni era ufficialmente riconosciuta dall’Urss.

“Tre popoli maturi e fieri, che per ben due volte in un secolo, pagando altissimo prezzo, hanno saputo conquistarsi da soli la propria libertà”. E qui il discorso si rende attuale secondo Lazzari, il riferimento è alla pressione politica postsovietica-putiniana: da molti anni e ben prima del 24 febbraio 2022, essi temono per la loro sovranità. Non è un caso se in questi paesi, come in tutti quelli che con la Russia confinano, dalla Finlandia alla Romania, dovunque sventolano moltitudini di bandiere ucraine: ogni edificio pubblico (ma pure commerciale) che porta la bandiera nazionale, vede accanto sventolare la bandiera ucraina”. Non solo ma capita di vedere, cosa che indignerebbe i pacifinti nostrani, accanto alla bandiera blu della Ue, c’è anche la bandiera blu della Nato (mai visto cosa simile da noi). Mentre davanti alle ambasciate della Federazione russa, nelle capitali, la gente ha apposto (evidentemente tollerata dalle autorità) manifesti di Navalny e degli altri prigionieri politici. A Riga la via dell’ambasciata è stata re-intitolata con una targa che testualmente recita: «Via dell’indipendenza ucraina. In ricordo della potente lotta dell’Ucraina contro la guerra lanciata dalla Federazione Russa nel 2022».

Tornando al 23 agosto, “se non è per malafede e per rendite di posizione, per quali altri motivi si continua pervicacemente a ignorare la raccomandazione del Parlamento europeo il quale con la Risoluzione 19 settembre 2019 ribadisce di onorare il 23 agosto, firma del patto Hitler – Stalin, come “Giornata europea di commemorazione delle vittime di tutti i totalitarismi”, istituita già dall’ormai lontano 2008?”.

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com