Milano – “Occuparsi delle carceri e delle condizioni della detenzione non porta voti e parlare di ciò che succede negli istituti di pena non interessa a chi è fuori. Ma dalla condizione carceraria si misura il grado di civiltà di un Paese”. Così su Huffington Post il vicepresidente dei senatori del Pd, Franco Mirabelli.
“Ci sono più di diecimila detenuti in eccesso – continua – rispetto alla capienza massima degli istituti, carceri come San Vittore in cui vivono il doppio dei detenuti rispetto ai posti esistenti; il numero dei suicidi, anche tra gli agenti di custodia, è inaccettabile; la sovrappopolazione e il degrado rendono più difficili le attività di lavoro formazione e studio e fanno sì che si moltiplichino gli episodi di violenza. Infine, la condizione di molti istituti per i minori è fuori controllo, avendo il governo – con il decreto Caivano – provocato un aumento del 30% dei reclusi. Di fronte a questa realtà drammatica il governo ha scelto di non fare nulla perché, di fronte all’emergenza di ora, ha scelto di promettere nuove assunzioni di personale e la costruzione di nuove carceri nei prossimi anni. In sostanza, ha scelto di non intervenire per ridurre la popolazione carceraria e migliorare la vita di tante persone recluse. Nel recente passato, i governi precedenti hanno, in particolare durante il Covid, adottato provvedimenti che hanno funzionato bene per evitare la sovrappopolazione senza ridurre la sicurezza”.
“Con la ministra Cartabia, erano state introdotte norme che andavano nella direzione giusta, quella indicata dalla Costituzione, che considera la pena come uno strumento di riabilitazione e il carcere come extrema ratio in un sistema che investe sulle pene alternative, la messa alla prova, i domiciliari per i reati meno gravi. Per stessa ammissione dei suoi esponenti, questo governo ha scelto di considerare il carcere come esclusivamente una punizione, una rivalsa della società contro chi delinque e, quindi, le sofferenze e il degrado ‘se lo sono meritato’, dimenticando il dettato costituzionale e la necessità di trattare con umanità e rispetto i detenuti anche per evitare che il carcere generi violenza e recidività a scapito della stessa sicurezza di tutti”, aggiunge Mirabelli.
“Investire sui servizi per dare assistenza a chi subisce un reato e sulla giustizia riparativa e velocizzare i processi per rispetto delle vittime – conclude – sono cose necessarie che si fanno troppo poco e su cui non c’è traccia di interventi da parte del governo. Ma, allo stesso tempo, rendere dignitosa la detenzione intervenendo subito per uscire dall’emergenza di oggi è una necessità di civiltà che è grave e colpevole non vedere”.