Con film “Sotto la cintura”, cade per la prima volta tabù su endometriosi: colpite in Italia 3 milioni di donne

Paure, dubbi, difficoltà e pregiudizi, ma anche la speranza e la luce. Il docufilm americano “Below the belt”, in italiano “Sotto la cintura”, racconta il viaggio dentro le emozioni di quattro giovani donne con un dramma come unico denominatore comune: l’endometriosi. Una malattia invalidante, “invisibile”, dolorosa e troppo spesso trascurata, che colpisce ben 150 milioni di donne nel mondo di cui almeno 3 milioni solo in Italia. 

Girato nell’arco di 10 anni dalla celebre regista americana Shannon Cohn, impegnata su temi legati all’equità di genere e alla salute, anch’essa colpita da endometriosi, il docu-film, prodotto tra gli altri da Hillary Clinton, dalla senatrice Elizabeth Warren e da attrici del calibro di Rosario Dawson, verrà proiettato in anteprima nazionale il 12 ottobre al Teatro Ristori di Verona e poi distribuito in tutto il mondo, accompagnato da una clip della Clinton.

 

Promotore dell’iniziativa Marcello Ceccaroni, Direttore del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCCS Negrar di Valpolicella (Verona), presidente e fondatore dell’International School of Surgical Anatomy, tra gli esperti più apprezzati a livello internazionale per la cura dell’endometriosi, che ha rivoluzionato il trattamento della malattia con una tecnica mininvasiva, nota su scala globale come “Negrar method”, che ha migliorato la qualità di vita di migliaia di donne in tutto il mondo, ottenendo il prestigioso riconoscimento del Golden Laparoscope Award della Società Mondiale di Laparoscopia.

 

“L’endometriosi è una malattia cronica infiammatoria, legata al ciclo mestruale, che può causare una riduzione della fertilità in circa il 40% dei casi severi e gravi dolori fisici, spesso sottovalutati o considerati normali. La soluzione ideale per contrastarla è quella farmacologica, in grado di arrestare la progressione della malattia e garantire una qualità di vita adeguata, una strada possibile solo grazie a una diagnosi precoce – dichiara Ceccaroni -. Oltre il 60% delle adolescenti che soffrono di dolori mestruali debilitanti, potrebbero già essere affette da questa patologia, ma la diagnosi arriva spesso con un ritardo di 7-10 anni, anche a causa di numerosi fattori culturali. L’impatto sulla vita quotidiana, lavorativa e relazionale delle donne che ne soffrono è drammatico, e troppo spesso i loro sintomi vengono minimizzati o ignorati. L’endometriosi è dunque ancora un tabù e va sostenuta e promossa ogni iniziativa volta a far conoscere questa malattia anche a chi non ne soffre direttamente, affinché ci sia maggiore comprensione e sostegno per chi ne è affetto. È una patologia sociale che ferisce non solo il corpo ma anche l’anima di una donna – aggiunge -, ed è per questo fondamentale che la società intera prenda coscienza della sua gravità”, conclude