Da Catania un masterplan per lo sviluppo territoriale di Filicudi: atto finale della Summer School

Quasi 7000 i giovani che ogni anno lasciano l’Isola per cercare lavoro altrove…

CATANIA – Una formazione intensiva e immersiva volta a individuare soluzioni innovative per il recupero di edifici e territorio, rispettando i criteri di sostenibilità. Con numeri sempre in crescita, anche quest’anno, la Summer School dell’Ordine e della Fondazione degli Ingegneri della provincia di Catania e dell’Università etnea ha visto impegnati giovani e professionisti. Come l’anno scorso, lo scenario su cui operare sono state le isole Eolie, nello specifico quella di Filicudi.

Particolare attenzione è stata rivolta all’area di Zucco Grande – isolata e con strutture e abitazioni da recuperare – secondo un principio chiaro: la riqualificazione del patrimonio costruito rappresenta una ricca opportunità di sviluppo per il territorio. Tra gli obiettivi, infatti, la rigenerazione che preserva il patrimonio esistente, l’utilizzo di energie rinnovabili e la realizzazione di collegamenti con il resto dell’isola, puntando su soluzioni green e mobilità dolce. Una sfida che esalta la «formula vincente del mix tra esperti e giovani, dove tutti mettono a disposizione le proprie conoscenze, know-how ed entusiasmo – afferma il presidente dell’Ordine Mauro Scaccianoce – offrendo nuovi stimoli ai neolaureati e contrastando la fuga di cervelli, stimata in circa 7000 giovani  che ogni anno vanno via dalla Sicilia per cercare fortuna altrove. Questo anche per la poca consapevolezza delle grandi opportunità lavorative che offre la nostra terra». A fargli eco il presidente della Fondazione Filippo Di Mauro, che sottolinea «l’alto livello e qualità dei progetti. Questo anche per merito di tutti coloro che si sono impegnati in questa iniziativa, scegliendo un luogo curioso e stimolante, dove “il silenzio accarezza la mente”». In tutte le edizioni della Summer School, infatti, oggetto di studio sono state le isole, «che presentano molteplici criticità, offrendo spunti di analisi – aggiunge il direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura Matteo Ignaccolo – questo, legato agli studi multidisciplinari della nostra Università e alla commistione di bagagli culturali e conoscenze trasversali, permette un approccio didattico produttivo». Una sinergia non solo tra i partecipanti, ma anche tra tutti gli attori coinvolti, «il cui risultato è sotto gli occhi di tutti. La Summer School – afferma il direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica Giovanni Muscato – è un modello vincente, ispirazione anche per altri in tutto il Paese e lo confermano le attese ampiamente rispettate».

I 7 gruppi hanno elaborato un masterplan per la realizzazione di un hotel diffuso, il cui progetto ha tenuto conto della mobilità e collegamento con l’isola, delle risorse energetiche, del recupero delle strutture esistenti e della valorizzazione storica degli stessi, mirando non solo alla sostenibilità ambientale, ma anche alla sicurezza antisismica. Dopo l’introduzione del coordinatore Vincenzo Sapienza (professore di Architettura tecnica del DICAr), spazio alla presentazione degli elaborati dei vari team: Filicudi (Rosario Bella, Irene Di Stefano, Martina Amas, Beatrice Bonanno, Anna Di Paola), Lipari (Rosanna Timpanaro, Chiara Bisignani, Claudia Vaccaro, Milena Mazzaglia), Vulcano (Elisa Guzzardi, Giuseppe Santanocita, Enrico Giangreco, Lucrezia Cavallaro, Gianmarco Sottosanti), Panarea (Sebastien Di Salvo, Gabriele Pennisi, Elisa Greco, Corrado Pappalardo), Alicudi (Dario Cascone, Rocco Giudice, Antonio Di Stefano, Alessia Ursino), Salina (Chiara Paparo, Marcantonio Bentivegna, Marta Bellino, Alessia Bonanno), Stromboli (Giovanni La Ferla, Luca Lizzio, Antonio Di Salvo, Agnese Consoli, Federica Di Mauro).

A conclusione non sono mancate le considerazioni dei referenti dell’Ordine Stefano Cascone e Alfredo Foti, la cui analisi finale ha dato spunto per migliorare ulteriormente il format, che si presenta come uno «uno spazio di collaborazione legato a un’idea di futuro dei giovani, facendoli sentire parte di una grande famiglia e rimarcando l’importanza dell’ingegneria e degli ingegneri per l’andamento dal Paese».