Ninni Petrella: “Partiamo da qui” è nato per dare voce a chi non si sente ascoltato

Messina – Ottobre segna una tappa importante per il movimento Politico Culturale “Partiamo da qui”, che celebra il primo anniversario dalla sua fondazione. Un anno di attività che ha visto l’impegno costante dei membri del Movimento per promuovere il dialogo, l’inclusione e la partecipazione attiva sul territorio. 

Ninni Petrella, “Partiamo da qui” festeggia il suo primo anno di attività: quale impressione ne ha tratto?

Posso dire che è stata un’esperienza incredibile, soprattutto da un punto di vista umano. Presentare un progetto, un’idea (la mia idea) è qualcosa di abbastanza facile, soprattutto se hai le idee chiare di chi sei, di ciò che vuoi fare e, soprattutto, di dove vuoi arrivare.

Molto più difficile è trasmetterla agli altri terzi. La gente è demotivata e stanca, è evidente che non crede più nella politica, e spesso chi si butta in un progetto dopo poco si svilisce, non ci crede più.

Siamo partiti in pochissimi, forse 4-5 persone, oggi siamo una realtà che conta in provincia oltre 200 iscritti suddivisi in diversi circoli e con riferimenti da Messina e per tutta la fascia Tirrenica. In tutto questo tempo molte persone si sono avvicinate per curiosità, altre perché ci credevano, altre ancora hanno mollato perché non pensavano volessimo fare realmente politica ma ci vedevano solo come associazione culturale. Oggi va di moda dire che si è post-ideologici. Noi no, non siamo post ideologici. Noi abbiamo una cultura e una ideologia liberale e liberista che vogliamo portare avanti.

Domanda facile facile (si fa per dire): come viviamo in città? Quali sono i problemi essenziali del territorio?

In città come viviamo? Dovremmo circoscrivere la domanda. Se ci riferiamo a Messina città è una cosa, se ci riferiamo alla provincia altro ancora. Di sicuro un fattor comune c’è e vale un po’ per tutte le città del meridione. Oggi si cerca per X motivi di creare città secondo i requisiti di Sostenibilità ambientale e qualità della vita. Ciò ha permesso di usufruire da ormai quasi un quinquennio di una miriade di finanziamenti e contributi rivolti ai Comuni, soldi che prima di allora non si erano mai visti. Le Amministrazioni più virtuose sono riuscite a portare avanti progetti più o meno importanti ma a volte a discapito anche della cittadinanza e della cultura della cittadinanza. Prima di realizzare molti progetti credo sia importante preparare prima la popolazione.  Comunque potremmo parlare per ore, sicuramente di cose negli ultimi anni ne sono state fatte, ma la strada è ancora lunga prima di poter far diventare Messina alla stregua di una metropoli europea.

 Nel rapporto fra Messina e salute dove si situa l’urbanistica come disciplina?

Questa domanda la capisco poco. Se ci si riferisce alla Sanità qui è un problema ormai direi nazionale e non solo purtroppo messinese. Basti pensare che in Italia, nel 2023, la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del PIL, un valore ben al di sotto sia della media OCSE del 6,9% che della media europea del 6,8%, dato ormai realmente preoccupante soprattutto considerando un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sempre più in affanno. La Sicilia e Messina tutta ne è amplia testimonianza.

Quale visione della nostra provincia bisognerebbe allora adottare per progettare spazi e luoghi in cui si sta meglio?

Qui fortunatamente non c’è proprio da inventarsi nulla, abbiamo tutto, abbiamo un patrimonio naturale invidiabile da tutti, dovremmo solo cercare realmente di valorizzare le nostre bellezze e farle conoscere al mondo intero, non a parole ma con i fatti, investendo nell’industria del turismo e offrendo, in primis, professionalità e qualità. Questo ritengo non debba essere fatto soltanto dalle Amministrazioni pubbliche, ritengo che le stesse debbano avvalersi e costituire partnership pubblico – privato e nel contempo creare davvero opportunità di lavoro.

Venendo a parlare di una situazione più generale della politica siciliana, non ritiene che la gestione del potere per il potere sia sempre meno importante di fronte a movimenti, gruppi, associazioni?

Ritengo che la gestione della cosa pubblica sia una cosa importante e che tutti gli attori debbano fare il loro, compresi gli enti intermedi e i vari gruppi tematici e Associazioni. Oggi è un dato che i partiti non svolgono più davvero il loro ruolo aggregatore e di stabilità ma siano soltanto le scatole dei loro Leader a riferimento; come credo anche che quando si parli di svecchiamento della politica non si debba far riferimento a uno svecchiamento dell’età dei politici ma proprio del sistema e del modo di far politica in Italia ma soprattutto in Sicilia.

Si dice che da noi funziona tutto per amicizia. Quando vincerà davvero il merito?

Su questo mi viene da ridere…. Io non mi sento di criticare in assoluto la raccomandazione o il “marketing”. Anzi, guardando ad un sistema anglosassone, penso che possa avere una sua giusta funzione. Il dramma è raccomandare a tutti i costi gente non all’altezza, sistemare i propri “yes Men” a tutti i costi pur non avendo nessuna reale capacità. Mi spiego meglio per evitare fraintendimenti … io se dovessi scegliere un bravo avvocato, non andrei sicuramente dal primo che capita ma cercherei di andare dal migliore. La raccomandazione, per tutti, è di cercare i migliori, o coloro che, potenzialmente, potrebbero diventarlo.

Che tipo di definizione di rigenerazione urbana dovremmo cercare di tenere a mente e di promuovere per tenerci alla larga da un uso retorico di questa espressione?

Qui sarò sintetico davvero. Le Amministrazioni “virtuose” presentato progetti per ottenere fondi indipendentemente dal tipo di azione da fare. Io dico di guardare prima, realmente, i bisogni reali della vostra comunità.

In che modo questo inserimento nel quotidiano “rilancia” le associazioni o nel suo caso i Movimento come soluzione ai problemi che chi amministra deve affrontare oggi?

Associazioni e Movimenti possono essere parte integrante di un tessuto sociale se realmente vivono nel tessuto sociale. Snocciolano problematiche, aggregano, vogliono rendersi partecipi e soprattutto oggi, in una società che tende sempre più ad isolare il singolo, lo fanno sentire parte di un gruppo.

Pensare alle nostre città come grandi campi di gioco in cui la nostra partecipazione attiva può fare la differenza. La sua idea?

Si, la penso così, penso che si debba partire dal territorio per giocare la propria partita sociale. Chiarisco che la partita non può essere solo ed esclusivamente la competizione elettorale, la partita è cercare di migliorare lo “status quo”.

“Coltivare i germi della legalità” partendo dall’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È una missione impossibile?

Così come esiste il bene, c’è il male. Probabilmente è uno scontro che non finirà mai… la perfezione non esiste ma è tutto perfettibile. Sta a noi dare ai nostri giovani riferimenti e modelli diversi e positivi.

Cosa si può fare allora per coinvolgere il più possibile le persone in progetti come Partiamo da qui?

Bisogna sicuramente partire dalle scuole, dai giovani… la nostra linfa vitale. Sembrano frasi fatte ma è così. La nostra idea è proprio quella di cercare di creare una vera classe dirigente.

La libertà in una parola?

“Libertà” è una parola bellissima ma va usata con moderazione e rispetto. Al suo interno c’è un mondo e usando le parole del Premio Nobel Milton Friedman: “Una società che mette l’eguaglianza davanti alla libertà non avrà né l’una né l’altra. Una società che mette la libertà davanti all’uguaglianza avrà un buon livello di entrambe.”