ALLARMANTE CALO DELLE NASCITE IN ITALIA

“La significativa diminuzione delle nascite in Italia è un fenomeno allarmante che solleva preoccupazioni riguardo alle politiche sociali e demografiche del Paese. Nel 2023, il numero totale di nascite è sceso a 379.890, con una riduzione di 13.000 nati rispetto all’anno precedente, continuando un trend negativo che dura da oltre un decennio e che ha raggiunto il valore di -34,1% rispetto al 2008.

Questo calo di natalità ha gravi conseguenze sull’equilibrio demografico, sul sistema pensionistico e sulla forza lavoro” è il commento della Prof. ssa Paola Piomboni, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU) sui recenti dati diffusi dall’ISTAT.
“Cambiamenti culturali e sociali, come l’aumento dell’età media per la nascita del primo figlio (31,7 anni) e una diminuzione delle nascite da genitori stranieri, riflettono l’instabilità economica e l’assenza di sicurezza lavorativa. La crescita dei nati fuori dal matrimonio, sebbene in leggero calo, non basta a invertire la tendenza generale e, da sola, non compensa la mancanza generale di nascite e non risolve le questioni sottostanti legate alla fecondità e alle capacità economiche delle famiglie – prosegue la Prof.ssa Piomboni – Occorre quindi una riflessione profonda e interventi mirati da parte del Governo e delle Istituzioni, con strategie che incentivino le nascite e sostengano le famiglie, promuovendo la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. È essenziale adottare una visione politica lungimirante per affrontare le radici della crisi demografica in Italia a cominciare da una informazione chiara alle coppie e ai giovani circa le problematiche inerenti la fertilità umana”.
“È importante sottolineare che in Italia il contributo delle nascite frutto della procreazione medicalmente assistita (PMA) rispetto a quelle della popolazione in generale è di oltre il 4%, con picchi in alcune regioni come la Toscana e la Lombardia pari al 7% – aggiunge il Dottor Antonino Guglielmino, tra i fondatori della SIRU – I migliori risultati che si riscontrano in questi due territori sono dovuti alla possibilità di accedere ai servizi pubblici di fecondazione assistita, ossia senza costi a carico delle coppie. Diventa, quindi, sempre più urgente l’attivazione della PMA nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che stiamo aspettando ormai dal 2017. In questo modo, sarebbe garantito su tutto il territorio nazionale l’accesso ai trattamenti a carico del Servizio Sanitario Nazionale, con un conseguente aumento delle nascite. Il nostro ambizioso auspicio è quello di eguagliare la Danimarca, dove i bambini nati vivi da PMA rappresentano oltre il 10% del totale nazionale”.