di Roberto Malini
Il genio è un motore di civiltà, uno strumento umano capace di guidare l’umanità intera su vie diverse dalla tradizione, alla ricerca di nuovi traguardi, di nuovi paradigmi esistenziali, di nuove frontiere culturali, tecnologiche e sociali. Albert Einstein e Pablo Picasso sono figure emblematiche del ventesimo secolo, che hanno rivoluzionato i rispettivi campi della scienza e dell’arte. In modo diverso, entrambi hanno trasformato, talora sconvolto le regole preesistenti, raggiungendo una nuova comprensione della realtà e dei suoi modelli, modificando profondamente il modo in cui vediamo il mondo e pensiamo alla nostra posizione in esso.
Einstein ha cambiato la comprensione umana della fisica e dell’universo. La sua teoria della relatività ha demolito l’idea di spazio e tempo assoluti, un concetto che si era radicato a partire dalla fisica newtoniana. La sua famosa equazione E=mc² ha sintetizzato un’intera epoca scientifica, rivelando la relazione tra massa ed energia e introducendo il concetto di un universo dinamico, in cui la materia e l’energia sono in costante interazione. Le sue idee sull’effetto fotoelettrico hanno aperto la strada alla fisica quantistica, spingendo la scienza verso nuove frontiere tecnologiche che sarebbero state impensabili senza la sua visione. Nella mente e nella percezione di Einstein, la scienza era una finestra che permetteva di osservare i meccanismi fondamentali dell’universo, rompendo il confine tra ciò che è osservabile e ciò che è concettualmente deducibile. La relatività, con la sua visione dello spazio-tempo, ha imposto una nuova architettura dell’universo: elastica, curva, mutevole in base alle masse presenti. Questa scoperta ha avuto implicazioni che vanno ben oltre la fisica, influenzando filosofia, letteratura, persino le arti visive, infrangendo la linearità tradizionale di tempo e spazio.
Parallelamente, l’artista che aveva uno dei nomi più lunghi del mondo – Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Maria de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz Picasso – detto Pablo Picasso ha sgretolato i limiti e i codici dell’arte accademica e convenzionale, introducendo il cubismo, una rottura radicale con la tradizione pittorica occidentale, una via maestra alla libertà di espressione creativa. Come Einstein, Picasso ha spezzato la continuità dello spazio e del tempo, ha scomposto la prospettiva, permettendo la visione simultanea di un oggetto da più punti di vista, ha aperto dimensioni multiversali, proponendo all’osservatore una verità metamorfica, una logica non più univoca. In opere come Les Demoiselles d’Avignon (1907), Picasso ha abbandonato l’imitazione naturalistica del mondo e ha iniziato a costruire forme astratte, che ridefinivano la figura umana e lo spazio che essa occupava. I corpi diventavano contemporaneamente visioni oniriche, maschere, archetipi, mentre i volti assumevano espressioni non solo umane. Francis Bacon partirà da lì per creare il suo infernale paradiso.
L’opera di Picasso è una continua sfida alle convenzioni estetiche, così come quella di Einstein sfida le leggi fisiche precedenti. Con Picasso, le figure umane, le nature morte, i paesaggi non sono più limitati dalla prospettiva rinascimentale. La sua arte introduce l’idea di una multiprospettiva, una visione simultanea della realtà, che trova nel cubismo una perfetta espressione: forme geometriche che coesistono, volumi che emergono e si intersecano. Come Einstein ha riconciliato spazio e tempo, Picasso ha unito prospettiva e tempo nello spazio artistico, dischiudendo porte sconosciute sull’essere e sul divenire. Il mondo-Picasso, in effetti, è un luogo in cui chi osserva non riesce a trattenere certezze e neanche impressioni, ma solo proiezioni completamente avulse dall’umana esperienza. Ci si chiede se esista il bello, in Picasso. Certo che sì, ma è un bello non afferrabile, lontano e presente come la luce di una stella.
Sia Einstein che Picasso si sono trovati a lavorare in contesti intellettuali simili, dominati dal desiderio di esplorare i limiti della conoscenza e dell’espressione. Nei primi anni del Novecento, si stava formando un nuovo modo di pensare, in cui le certezze vittoriane e positiviste venivano sfidate e sostituite con un paradigma più fluido e dinamico. L’impulso sovversivo di Einstein si è manifestato con la rottura delle idee classiche di tempo, spazio ed energia, mentre quello di Picasso ha frantumato i limiti della rappresentazione pittorica e grafica.
Lo scienziato e l’artista – esseri umani di una nuova dimensione, dissimili da tutti coloro che li avevano preceduti sul nostro pianeta – rappresentano un’annichilazione creativa, dove i vincoli accademici e convenzionali sono abbattuti per fare spazio a nuovi paradigmi. Per Einstein, ciò significava concepire lo spazio-tempo come qualcosa di curvo e malleabile, mentre per Picasso, la scomposizione della forma nelle sue componenti geometriche, ha permesso di trascendere la mera imitazione della natura.
Si può identificare anche un parallelismo storico e morale fra Einstein e Picasso, segnato dal loro coinvolgimento nei grandi eventi storici del loro tempo, in particolare la guerra. Se Einstein, con la sua equazione E=mc², ha posto involontariamente le basi teoriche per lo sviluppo della bomba atomica, Picasso ha dato vita a un’opera come Guernica, che è diventata un’icona poderosa e assoluta degli orrori della guerra moderna.
In Guernica Picasso rappresenta una visione frammentata e caotica della guerra, dove i corpi sono spezzati, distorti, quasi meccanizzati. È un’opera che riflette un mondo fuori controllo, con un’umanità stravolta dalla violenza e dal disordine, incapace di mantenere una coerenza interna. Questo caos visivo non è privo di struttura: Picasso utilizza la scomposizione delle forme per portare ordine nella frammentazione stessa, creando una sorta di mappa emotiva del dolore.
Allo stesso modo, Einstein ha esplorato l’universo cercando di comprendere come l’apparente caos cosmico sia in realtà governato da leggi precise. La sua teoria della relatività, pur sconvolgendo le concezioni precedenti di spazio e tempo, ha mostrato che anche nei fenomeni più strani e difficili da comprendere esiste un ordine logico che regola tutto. Dove Picasso frammenta lo spazio figurativo, Einstein frammenta lo spazio-tempo, ma entrambi riescono a rivelare, attraverso le loro rispettive rivoluzioni, nuove leggi che portano ordine a ciò che inizialmente sembra incomprensibile.
Einstein, nonostante il suo appoggio al Progetto Manhattan, ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a promuovere il disarmo nucleare e a opporsi alla guerra, avvertendo che le sue scoperte scientifiche potevano essere usate per fini distruttivi. Picasso, con Guernica, ha rappresentato in modo crudo e drammatico la devastazione causata dal bombardamento della città basca da parte delle forze fasciste, trasformando l’arte in una forma di protesta politica e in un monito all’umanità di ogni futuro.
Se da una parte Einstein ha esplorato le leggi universali che governano lo spazio, il tempo e l’energia, Picasso ha indagato le leggi interiori della percezione e dell’emozione. Entrambi hanno mostrato che la realtà non è qualcosa di immutabile, ma può essere ricostruita e riconsiderata attraverso nuove lenti. Einstein ci ha insegnato che l’universo stesso è soggetto a leggi che possono essere comprese solo tramite la riflessione teorica, mentre Picasso ci ha mostrato che l’immagine visiva non è semplicemente una rappresentazione oggettiva del mondo, ma un’espressione soggettiva e mutevole, legata a molteplici dimensioni della mente creativa e della percezione culturale.
In un certo senso, Einstein e Picasso sono stati entrambi rivoluzionari nel senso più profondo del termine: hanno costretto il mondo a vedere le cose con occhi nuovi. Einstein ha ridefinito l’universo fisico e il pensiero scientifico, mentre Picasso ha ridefinito l’universo estetico e l’ammirazione dell’opera d’arte. Entrambi ci hanno insegnato che la realtà è molto più complessa, fluida e soggetta a interpretazione di quanto potessimo immaginare prima delle loro rispettive rivoluzioni. Una lezione che può indurci ad affermare che l’universo è Guernica e un fiore è un’equazione.
Che intuizioni, che coraggio intellettuale, che passione, nel lavoro di Einstein e in quello di Picasso! Ognuno nel proprio campo, hanno infranto le regole del passato per costruire nuovi mondi, sia fisici che intellettuali. Hanno mostrato che la creatività e l’intuizione, tanto scientifiche quanto artistiche, non consistono nel seguire le norme e neanche nell’evolverle a piccoli passi, ma nel riscriverle, nel superarle in un balzo. L’universo di Einstein e quello di Picasso non sono semplicemente mondi più complessi, ma mondi più aperti alla conoscenza e al sentimento, dove le possibilità sono infinite e il confine tra il reale e l’immaginario è continuamente in movimento, di fronte a noi, più in là di noi, attraverso noi.