RI-SIGNIFICAZIONE E RI-APPROPRIAZIONE DI HALLOWEEN

Ogni anno nascono tra i credenti infinite discussioni sulla festa di Halloween ma, da circa un mese, è stato pubblicato un interessante libro, “Halloween, Alba dell’Eternità. Un itinerario di chiarificazione”, scritto a quattro mani, da Lucia Graziano (storica della Chiesa e del folclore cristiano) e Paul Freeman (teologo), edito da “Associazione Culturale Zammerù Maskil” (pagg 141, € 14,50; settembre 2024).

Gli autori offrono un itinerario chiarificatore unendo i loro due diversi sguardi – quello storico, basato sull’analisi delle fonti, e quello teologico-pastorale, con alcune proposte in particolare alle Diocesi, alle parrocchie per tornare, a vivere il giorno della vigilia di Tutti i Santi, nella comunità cristiana. L’opera ha avuto ben tre presentazioni. La prima di padre Pietro Messa, ofm, della Pontificia Università Antonianum nella prefazione cita il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.997) per descrivere che cosa avviene nel momento della morte di una persona. Inoltre fa esplicito riferimento alle realtà ultime, i cosiddetti “Novissimi”, la predicazione del Purgatorio, dell‘Inferno, l’immortalità dell’anima, la risurrezione. Tutti temi che potrebbero essere illustrati nel mese di novembre, invece, in un certo senso sono trascurate dalla predicazione. Mentre la professoressa Cristina Carnevale, auspica di superare le sterili polemiche sulla festa di Halloween (O All Hallows’ eve come chiariranno gli autori) Lo studio “indaga con accuratezza metodologica e rigore accademico le radici storiche e folcloristiche di questa pratica popolare e le confronta con i significati fondanti biblico-teologici […]”, della solennità cristiana di Ognissanti e alla memoria dei fedeli defunti, ricorrenze che meritano essere riscoperte e valorizzate. Lo studio “aiuta a scavare, a porsi domande, a non dare nulla per scontato. Rintraccia fonti, testimonianze, memorie, archivi, individuando cause, motivi, incomprensioni, false credenze, contaminazioni legate a miti, leggende, superstizioni e pericolose degenerazioni e inquinamenti”. Un ultima presentazione è proposta dal professore Samuele Giombi, (“In cerca di ‘senso’: Ri-significare il rapporto con la morte”) L’idea di morte viene sempre più allontanata dal sentire quotidiano, anche se spesso dobbiamo misurarci con gli “eventi limite”, la morte prematura, che toccano persone, in particolare giovani. Di fronte a questi eventi, sorgono spontanee le domande fondamentali come che cos’è la vita, cos’è la morte, quale è il senso della vita. Resta qualcosa dopo la morte. Sono domande che, soprattutto la scuola, gli educatori hanno il dovere di non disattendere.

L’itinerario storico della Graziano intende dimostrare che sia la ricorrenza di Halloween, che la solennità cristiana di Ognissanti, “derivano” dalla medesima festa pagana di Samhain, osservata da alcune popolazioni celtiche nei secoli immediatamente precedenti alla loro cristianizzazione. Questo potrebbe suonare sorprendente e destabilizzare le nostre certezze. Comunque la Graziano invita il lettore ad avere pazienza, alla fine si scoprirà che Halloween è qualcosa di diverso rispetto a quanto si immagina comunemente. Tuttavia occorre avvertire che le informazioni certe su come era vissuta la festa dagli antichi sono poche. I druidi per decisione precisa e deliberata non ci hanno lasciato fonti scritte sulle loro pratiche religiose. Le informazioni su queste popolazioni ci arrivano attraverso la mediazione di altri popoli, greci, romani e soprattutto missionari cristiani giunti nei loro territori per evangelizzarli, come i monaci irlandesi e soprattutto S. Patrizio. Qui l’autrice per sostenere le sue tesi si basa su studiosi ben affermati, tra questi, Barry Cunliffe, e Ronald Hutton. Comunque alla fine c’è una ampia bibliografia di testi che l’autrice ha consultato. La Graziano si sofferma sulla ricorrenza della festa di Samhain che aveva caratteristiche pastorali e agrarie, basandosi sulla ricchissima letteratura irlandese. In particolare prende le informazioni da Patricia Lysaght, professore emerito di Etnologia Europea all’University College di Dublino. In pratica vengono smentite le notizie che i Druidi nella notte della festa praticassero sacrifici umani. Naturalmente non posso dilungarmi, devo procedere. Al III° capit. Lo studio si sofferma sulle “Assonanze con alcune tradizioni contadine dell’Italia, nella persistenza di un disegno universale”. A proposito di tradizioni contadine, l’autrice fa riferimento a un testo di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, “Halloween, Origine, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia”, (Il Ponte Vecchio, 2015). All’inizio del secolo scorso, in buona parte della penisola, c’era la consuetudine di compiere riti di accoglienza dei defunti nella notte tra il 1 e il 2 novembre, ma talvolta anche tra il 31 ottobre e il 1 novembre. Si credeva che alla viglia della loro “festa”, “le anime dei defunti ottenessero da Dio il permesso di tornare sulla terra per visitare la casa dei parenti: questi li accoglievano imbandendo per loro una mensa […]”. Poi il cibo preparato veniva donato ai poveri. Lucia Graziano precisa che nella percezione collettiva, queste consuetudini non parevano in contrapposizione con la pratica della retta dottrina cristiana. L’autrice fa un giro per la penisola delle varie consuetudini che si praticano in questa ricorrenza religiosa. Naturalmente ci sono molte affinità nelle tradizioni. L’antropologo Antonino Buttita ha scritto sul tema molte cose, in particolare sui regali, dolci: I morti “vivono”. Conservano le passioni e le esigenze di quando erano in vita, amano, odiano, bevono, mangiano, etc. Attenzione la Graziano, insiste sulle tradizioni popolari che la Chiesa cattolica non ha mai sentito il bisogno di combattere. Anche perchè “non sembravano prive di valore nella misura in cui sottolineavano la comunione tra vivi e morti e ricordavano ai primi la necessità di continuare a prendersi cura dei secondi”. Il IV capit. Pone la domanda: Ma era davvero una notte di paura? Il falso mito dei sacrifici umani durante la festa di Samhain”. Per rispondere alla domanda occorre trasferirsi nell’Irlanda precristiana, visto che a essa fanno riferimento ogni anno le inquietanti affermazioni di vari osservatori anche nel mondo cattolico. Quanto c’è di vero in certe affermazioni sui sacrifici umani sulla festa celtica, poco o niente. Samhain non era una divinità, ma un periodo dell’anno e tuttavia tutte queste leggende sanguinarie non sono mai citate per esempio negli scritti autografi di San Patrizio. Pertanto non esistono fonti storiche che dimostrino che i Druidi facessero sacrifici umani. Nel V° capit. (Da Samhain a Ognissanti: una dolce transizione”) Ma quando la festa cristiana di Ognissanti arrivò a sovrapporsi a quella di Samhain? Fu un processo lento e graduale scrive la Graziano. Fu Gregorio IV nell’834 d.C. A fissare la data del 1 novembre per commemorare tutti i Santi. Una scelta nata per favorire i popoli delle isole britanniche e poi perchè era vicina a san Martino, l’11 novembre, dove ci si poteva dedicare alle feste. Comunque la transizione secondo la Graziano non ha suscitato reazioni o scossoni particolari. Ronald Hutton fa notare che “l’intero processo si svolse nell’arco di una vita umana”; non solo, ma è significativo come “l’agiografia britannica non conosca un singolo caso di un religioso evangelizzatore che viene messo a morte dai pagani che rifiutano di accettare la nuova religione”.

VI° capit. (“Vivi e morti nell’immaginario medievale: Due fasce d’età, unite nella comunione dei Santi”) Prima di passare alle varie forme di devozione popolare che nacquero alla vigilia di Ognissanti occorre sottolineare che nel passato gli uomini si accostavano alla morte in maniera diversa rispetto ad oggi, pertanto, occorre contestualizzare nel miglior dei modi le tradizioni popolari che si legarono a quel tempo alla notte di All Hallows’ Eve. “I vivi e i morti esistevano fianco a fianco”. I predicatori spesso utilizzavano le storie di fantasmi per impartire insegnamenti morali alla popolazione. Le anime conservavano le loro identità terrene. Pertanto bisognava pensarli come vicini, bisognosi di essere liberati dal Purgatorio. I confini tra il mondo dei vivi e quelli dei morti erano labili.

VII° capit. (Il Cristianissimo Halloween del Medioevo inglese) A partire dal XIV secolo la cristianità occidentale registrò una crescita esponenziale per il destino delle anime purganti. Che il 31 ottobre avesse un certo rilievo nei popoli britannici e alla corte del re d’Inghilterra lo si deduce da diversi dettagli. C’era un clima di festa, e le chiesa venivano illuminate a giorno nella notte di Halloween e soprattutto si registravano lo scampanio delle campane dai vari campanili. Un convincimento che doveva servire alle anime purganti. Non c’erano solo lo scampanio e i falò, ma anche la tradizione delle soul cakes (torte delle anime), piccoli dolcetti che venivano consumati e distribuiti il 31 ottobre. I poveri sceglievano questa data per avvicinarsi alla porta e bussare per chiedere qualcosa. Inoltre in questo giorno si macellavano buona parte di quegli animali che non si intendeva far sopravvivere per l’inverno.

VIII° Il temutissimo Halloween dell’età della Riforma. Le cose cambiarono dopo la Riforma Protestante, che negò l’esistenza del Purgatorio. E poi subentrarono gli screzi di Enrico VIII con il Papa di Roma. I soldi per le anime del Purgatorio erano visti come sprecati, potevano essere impiegati per aiutare i poveri. Tematiche peraltro già introdotto dal movimento dei Lollardi. Sempre la solita logica. L’Inghilterra riformata, scrive la Graziano, accese una vera e propria crociata anti-cattolica contro Halloween. Così furono proibite il suono delle campane come usanze papiste. Siamo nel 1561, inizia una serie di condanne a chi non rispetta il divieto. L’autrice del libro fa un lungo e forse noioso elenco. Lo scrive lei stessa. Praticamente le scampanate di All Hallows’ Eve, assunsero sempre più di frequente una dimensione di marcata protesta religiosa e quindi di marcata appartenenza cattolica.

IX° capit. (“Serveth all Witches in their Witchery”: La Chiesa cattolica e i suoi legami con la stregoneria nella polemica anti-romana dell’età della Riforma). La diretta conseguenza della Riforma Anglicana, indusse un fenomeno inedito, solo nelle isole britanniche. “La diffusione di una retorica antiromana che associava la religione cattolica alla pratica della magia”. Nella cultura britannica, il fenomeno ha modificato profondamente il modo in cui il popolo britannico guardava le devozioni, le pratiche cattoliche. Il sacerdote sull’altare veniva visto come un mago con le sue ritualità. Si criticò il modo di pregare e poi basta! con i miracoli a richiesta. La propaganda per screditare la chiesa per una presunta associazione con la magia fu fortemente utilizzata, lungo tutto il XVI secolo. Destò un certo scalpore il caso di Elizabeth Barton, “la santa vergine di Kent”, una giovane monaca benedettina, dipinta dalla propaganda come una strega perché si opponeva al divorzio di Enrico VIII. La monaca fu condannata a morte nel 1534. Formalmente per tradimento nei confronti del re. La Graziano accenna al caso dell’ex frate carmelitano John Bale che dipinge la messa come una forma di magia ecclesiasticamente consentita. Tuttavia il caso più eclatante di stregoneria fu quello del 1590 di North Berwick, non lontano da Edimburgo. L’evento ha avuto scrive Lucia Graziano un’influenza dirompente nel guardare in modo diverso la notte di Halloween. Cerco di sintetizzare, c’è il re Giacomo VI che deve sposare Anna di Danimarca, ma succedono una serie di sfortunati inconvenienti che fanno sospettare il re che esistono donne con le loro arti oscure per ostacolare il matrimonio del re. Pertanto vengono processate delle donne scozzesi appunto di North Berwick per atti di stregoneria e sotto tortura ammisero di complottare contro il re. L’inchiesta si ingigantì coinvolgendo un crescente numero di imputate, una di queste la Agnes Sampson descrisse inventandosi tutto un gigantesco sabba che le streghe avrebbero tenuto nella chiesa di North Berwick nella notte del 31 ottobre 1590. È il solito clichè della caccia alle streghe” che gli storici seri non accettano. Tuttavia era l’unico modo per attaccare e far dimentica al popolo britannico la festa cristiana di Halloween, propedeutica alla festa di Ognissanti. Un’opera orchestrata a tavolino di carattere tattico-politico. Per completare l’opera nel 1591 fu pubblicato un libro, scritto in maniera accattivante, accompagnato da vivide illustrazioni che rappresentavano i momenti più eclatanti del complotto. Naturalmente il testo ebbe un notevole successo, le malefatte delle streghe di North Berwick si impressero a fondo nell’immaginario collettivo, influenzando i popoli per i secoli a venire. Nacque così la leggenda che nella notte del 31 ottobre, le streghe erano solite incontrarsi per dare il via al loro sabba. “In breve tempo – scrive Graziano – quella che era stata ‘la notte delle anime purganti di ritorno sulla terra‘ si era trasformata ne ‘la notte delle streghe‘: avvicinandosi d’un tratto alla notte di Halloween come la conosciamo oggi”.

X° cap. (Chi ha paura dei fantasmi?) Graziano conclude il capitolo con queste riflessioni: se Halloween era stata “la festa cattolica in cui la comunità cristiana onorava i suoi morti sottolineando la sua comunione con loro e attendendone simbolicamente il ritorno in terra, tutto questo non avrebbe potuto che suscitare orrore e inquietudine agli occhi di un cristiano riformato: le benevole anime purganti del Medioevo s’erano ormai trasformate nel minaccioso fantasma persecutorio che oggi associamo alle più tetre delle ghost stories. XI° cap. (Halloween si ammoderna) Se questi sono i presupposti non c’è da stupirsi che Halloween si sia trasformato nella notte delle streghe e degli spiriti inquieti. Così con la crescente alfabetizzazione, col basso costo degli opuscoli, a partire dal XVIII secolo, si diffuse il romanzo gotico, il gusto del macabro, dell’orrido e del misterioso. Con la massiccia immigrazione irlandese e scozzese in America, la consuetudine di Halloween si diffuse nel nuovo continente, con qualche modifica rispetto gli addobbi. In America diventa una componente importante, grazie al successo editoriale di un libro, “La Leggenda di Sleepy Hollow”, di Washington Irving. Vado avanti tralasciando qualche aspetto della vicenda e passo all’ultimo capitolo XII° (Il panico satanico degli anni Ottanta) A metà degli anni ’80 i sociologi degli Stati Uniti manifestano il timore che ad Halloween si è associato il fenomeno del “Satanic Panic”. Il fenomeno si diffonde e prende corpo la teoria complottista, secondo cui gruppi organizzati di satanisti, sparpagliati in piccole cellule, agiscono attivamente al fine di rapire bambini, seviziarli, corromperli o immolarli al demonio. Una inquietante convinzione che prende piede a partire dagli anni ’90. E qui per questo tema la rigorosa ricerca della Graziano fa riferimento anche ai libri di Massimo Introvigne, uno dei maggiori esperti in Italia sull’argomento. Viene citato anche il mondo dello spettacolo, in particolare il film, “L’Esorcista”, ma anche numerosi artisti, che cavalcano le paure della gente. Il primo a tracciare un’esplicita associazione tra il satanismo e le festicciole del 31 ottobre fu, nel 1986, Jack Chick, attivo nell’ambito del fondamentalismo religioso, di stampo protestante su un sito cattolico, viene definito come un uomo ripiegato in un universo pieno di paranoia e di complottismo. Chick è un cartoonist che è convinto che i satanisti avvelenano i dolcetti che poi vengono poi distribuiti ai bambini. Mi fermo vi lascio alla lettura del libro, per conoscere altri particolari sulle varie leggende metropolitane.

L’autrice del libro poi nelle conclusioni fa riferimento alla paura di festeggiare Halloween dopo l’attentato jihadista dell’11 settembre 2001 a New York.

Dal XIV° capitolo al XXI° troviamo il saggio di Paolo Cilia (in arte Paul Freeman) col titolo: “Analisi e Proposta teologica-pastorale”. L’itinerario proposto di Freeman parte dalla dimensione biblica, puntando sulla parola “ricordati” e “memoria”. Successivamente si ferma sulla ricorrenza liturgica, con una lunga citazione dal Concilio Vaticano II, “Sacrosanctum Concilium” e poi per quanto riguarda gli atti devozionali personali o pubblici preparatori alla Sacra Liturgia, la citazione del “Direttorio”, a cura della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Al XVI° capitolo, Cilia titola: “L’accusa ai cattolici di aver mutuato riti pagani va ribaltata, anche perché nata in area puritana protestante”. Per rafforzare questa tesi pubblica quello che si scrive nella Lettera a Diogneto ai Cap. V e VI. Tuttavia la Chiesa prende “ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani”, scrive Giustino, Martire. Pertanto, non è raro trovare festività pagane che assumono connotati cristiani nel tempo. Oppure rinnovate e trasformate dal genio cristiano. Per venire incontro, con acume tutto pastorale, alle esigenze popolari. “Il Cristianesimo si è subito distanziato da ogni forma magica o misterica […]”. Cilia parla di impantanamento nella società da parte dei cristiani, forse si poteva anche scrivere infarinamento. E tuttavia l’atteggiamento chiave è il discernimento. Incarnarsi significa cogliere il buono che è presente, persino nei culti pagani, e questo, precisa Cilia, non significa abbassare la guardia verso pratiche disumane e disumanizzanti di carattere magico e divinatorio […]”. È mancata la vigilanza, il discernimento, nella festività di All Hallows’ Eve. Nata come festività propedeutica e cattolica è stata volutamente inquinata, a cominciare dall’era Elisabettiana e, da quel momento, viene volutamente deformata proprio nel suo prezioso legame con l’amicizia dei santi e la memoria dei fedeli defunti […]”. Sostanzialmente si è spostato l’asse dalla Chiesa celeste e purgante, ad una dimensione, “ad pruritum”, scrive Cilia, spesso di carattere orrorifico e divinatorio e comunque alla fine si riduce anche ad una operazione di marketing ideologico: una vendita. Per il tema Cilia, cita una dichiarazione della Sacra Congregazione della Dottrina della Fede, su “Alcune questioni escatologiche”, un elenco dei vari punti fermi in cui crede la Chiesa. Segnalo il XIX capitolo (Il fascino del male, una realtà terribile di semplificazione e obnubilamento di se) Guardando alla cronaca, si tratta di un tema attualissimo. La forza del male, non è quella di presentarsi come tale ma di presentarsi come bene o come un bene”. Nei cambiamenti d’epoca, l’umanità si perde, pensiamo di fare il Bene compiendo il male. Tuttavia nonostante tutto in fondo c’è un bisogno di Sacro, lo smarrimento, lo stordimento dell’uomo di oggi è forte. Oggi si pensa di essere vivi quando ci si dimentica e ci si stordisce. La felicità dell’anima è un’altra cosa.

Nel XX° cap. Cilia propone di iniziare un percorso di Ri-Significazione e Ri-Appropriazione della vera festa di All Hallows’ eve, mutata poi in Halloween. Fare diventare Halloween quello che era in passato, una festa popolare preparatoria (propedeutica) che doveva condurre alla solennità di Ognissanti e alla memoria dei fedeli defunti.

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com