Onestà intellettuale… Bisogna che si cominci ad accettare la realtà così com’è, essere onesti con se stessi e prendere atto che informare e divulgare non serve quasi più. Tutto quello che dovevamo sapere e conoscere sul “sistema” che controlla e decide su ogni aspetto delle nostre vite, si è palesato da tempo, e i promotori non cercano neanche più di nasconderlo.
Non ne hanno bisogno.
Il divulgare, rimane un piacere personale oltre che un modo per non arrendersi, ma non produce quasi più risultati concreti. Al contrario, i piccoli movimenti e partiti sganciati dall’ideologia woke, dal globalismo e dal totalitarismo imposto attraverso Agenda 2030, crescerebbero e produrrebbero dei leader pronti a guidare il dissenso. Ma ciò non avviene.
Gli italiani, continuano a dividersi tra una pseudo sinistra ed pseudo destra come unica e valida alternativa, e non si accorgono che entrambe fanno parte della stessa maleodorante cloaca. Non serve più nemmeno far notare che al voto, ci va meno del 50% degli aventi diritto.
E non serve nemmeno far notare che oggi, un economista come Francesco Giavazzi, “scopra” che la Germania ci ha portati sulla soglia del baratro; che il green deal ci mette fuori mercato e che serve tanta spesa pubblica e investimenti, anche attraverso un maggior debito pubblico senza alzare troppo la pressione fiscale.
Troppo tardi, diversi settori industriali sono già spariti, le aziende pubbliche sono state fagocitate dalle multinazionali e privatizzate e la sanità, la scuola, le infrastrutture, sono già andati.
L’esperto economista, laureato in ingegneria elettronica e aver conseguito un dottorato di ricerca presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston in economia, ha scritto le stesse cose che scrivevo e scrivo io (umile cittadino) insieme a tanti altri, solo con 10 e più anni di ritardo. Lui era uno di quelli che “credeva” che l’€uro e la Germania ci proteggessero, altrimenti saremmo già spacciati, il green deal fosse un’opportunità e l’austerità fosse l’unica strada virtuosa, insomma un cultore dell'”austerità espansiva” che oggi mi diventa keynesiano.
bilgiu