Comitato “Pesaro Pensa”
Pesaro – Negli ultimi dieci giorni, il litorale pesarese è stato teatro di un fenomeno preoccupante: decine di muggini morti sono apparsi lungo il bagnasciuga, soprattutto lungo la spiaggia di ponente, destando interrogativi e allarmi tra cittadini e osservatori ambientali. Oggi, il fenomeno sembra in via di risoluzione, ma le sue cause rimangono oggetto di discussione. Tra le ipotesi principali figurano un episodio di mucillagine e una possibile epidemia batterica.
Il fenomeno ha coinciso con la presenza di chiazze di mucillagine di colore marrone chiaro, nonostante le temperature relativamente fresche (10-12 gradi). La mucillagine, un aggregato di sostanze organiche prodotte da alghe e microorganismi, è nota per il suo impatto sull’ecosistema marino. La prima ipotesi formulata dagli osservatori della morìa, soprattutto in considerazione del basso fondale adriatico, è stata la decomposizione della mucillagine, fenomeno che può creare zone di ipossia o anossia, oltre all’ostruzione delle branchie dei pesci: eventi che avrebbero potuto soffocare i muggini.
Un’altra spiegazione plausibile riguarda una possibile epidemia di fotobatteriosi, nota in passato come pasteurellosi. “Questa malattia infettiva, causata dal microrganismo Photobacterium damselae,” spiega Roberto Malini, studioso e attivista per l’ambiente, “può colpire diverse specie marine e provocare sintomi gravi, inclusa la morte. I muggini o cefali sono particolarmente sensibili alla fotobatteriosi, che potrebbe aver alterato le loro carni, rendendole tossiche. Questo spiegherebbe il comportamento insolito di gabbiani e corvi, che non si sono nutriti dei pesci, scoraggiati probabilmente dalla presenza di ammoniaca o altre sostanze sgradevoli prodotte dai batteri”.
L’evento, seppur circoscritto e in fase di risoluzione, rappresenta un monito importante sull’equilibrio precario degli ecosistemi marini. Malini conclude: “La delicatezza degli equilibri marini risulta evidente anche da questi fenomeni, che inquinamento e cambiamento climatico rischiano di amplificare a dismisura, È fondamentale proteggere i nostri fondali, nonché intensificare il monitoraggio e la ricerca, per comprendere meglio questi eventi e prevenire futuri episodi”.
L’attivista ha segnalato l’evento all’Arpa e alla Capitaneria di porto. Le autorità locali e i ricercatori sono già all’opera per analizzare campioni di acqua e pesci, al fine di determinare con certezza le cause di questa moria. Nel frattempo, il mare di Pesaro sembra lentamente tornare alla normalità, ma il fenomeno è un chiaro indicatore di come sia cagionevole la salute dell’Adriatcio e di come l’attenzione debba rimanere alta, per proteggere il nostro prezioso patrimonio naturale.
Foto R. Malini