In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Polizia di Stato rinnova il suo impegno a prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere.
Lo fa con la campagna “Questo non è amore”, realizzata dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, andando nelle piazze, per le strade, nei luoghi di aggregazioni di tutte le province italiane, dove i poliziotti delle Questure si avvicinano alle vittime dando loro un’opportunità per denunciare in modo protetto e per conoscere gli strumenti a disposizione per uscire dalla spirale di violenza e soprusi.
Come ha ricordato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella prefazione alla brochure 2024 “Molto spesso si cade nell’errore di guardare ai numeri e alle statistiche, senza pensare alla realtà che quei numeri e quelle statistiche rappresentano. Dietro ad ogni numero, freddo e impersonale, c’è una storia, il volto di una donna, la sofferenza di una famiglia, un dramma da guardare in profondità”.
Per questo motivo, i destinatari finali della campagna non sono solo le potenziali vittime ma sono anche tutte quelle persone che fanno parte della loro cerchia e che, in quanto familiari, amici, colleghi di lavoro, condividono direttamente o indirettamente le loro sofferenze quotidiane. Ognuno, infatti, può fare la sua parte sostenendo chi è vittima di violenza, in particolare nell’atto più difficile: la denuncia.
Attraverso l’app YouPol della Polizia di Stato, inoltre si può denunciare in modo diretto, anche in forma anonima, un episodio di violenza e richiedere un intervento della Polizia. Esistono infatti nella Polizia di Stato donne e uomini altamente specializzati e formati per trattare questi delicati casi. In alcune occasioni a loro si affiancano degli psicologi e personale della rete locale antiviolenza che assistono chi decide di denunciare dando completo supporto.
Una vittima di violenza ha bisogno di essere compresa, ascoltata, e sostenuta. In questo frangente può fare la differenza anche il luogo dove la vittima viene accolta. Per questo motivo, in molte questure italiane sono state allestite delle stanze di ascolto protetto, alcune delle quali realizzate grazie alla collaborazione di Soroptimist Italia. Qui, chi denuncia trova un ambiente confortevole dove anche i più piccoli possono sentirsi protetti senza rischiare di subire la cosiddetta vittimizzazione secondaria.
L’attività di prevenzione svolta dalla Polizia di Stato si rivolge anche agli autori delle violenze. In tante province, grazie all’impegno delle Questure, dei centri antiviolenza e degli ospedali, è operativo, infatti, il Protocollo Zeus. Al momento dell’esecuzione del provvedimento di Ammonimento, sia per violenza domestica che per atti persecutori, l’autore delle condotte viene informato della presenza sul territorio di centri specializzati che si occupano di offrire un percorso integrato sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle condotte tenute. In molti casi, chi segue questo percorso riesce a gestire i propri impulsi evitando la recidiva.
Infine, la Polizia di Stato mira ad intercettare i più giovani per formare adulti di domani consapevoli e responsabili. Lo fa andando nelle scuole, anche con gli specialisti della Polizia postale, per parlare di “revenge porn” e cyberstalking, che spesso configurano reati prodromici alla commissione di altre condotte più gravi. L’obiettivo, per dirla con le parole di Paola Cortellesi, testimonial della campagna “Questo non è amore 2024”, è dare loro “un’adeguata formazione all’affettività e al rispetto, affinché imparino sin da piccoli che amare non significa possedere o subire, e la violenza sulle donne cessi di essere l’indegno fenomeno sociale che affligge il nostro Paese”