Il mondo giovanile, in se stesso, non è un gruppo socio-demografico omogeneo, tuttavia il riferimento all’età impone la sua impronta dominante sulla maggior parte degli orientamenti e valutazioni di questo gruppo sociale. Lo studio delle modifiche di tale sistema di orientamenti e valutazioni dei giovani sul loro ruolo nella società, le prospettive di vita, la struttura dei valori consente di fissare la direzione e la velocità dei cambiamenti che sono destinati a prodursi nella coscienza pubblica e, nello stesso tempo, a determinare quale importanza rivestano per il mondo giovanile i valori-chiave pubblici, cioè quelli tramandati da generazione in generazione che sono la base socio-culturale costitutiva di una nazione.
Nell’ambito di una indagine su questi temi, a un campione selezionato di giovani – campione composto da uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni, residenti in Italia – sono state poste domande sul significato che attribuiscono ai diversi àmbiti della loro vita, sulla loro identità, su come intendano programmare il loro futuro (Eurispes, 2020).
I dati Eurispes vedono al primo posto tra i valori dei giovani la democrazia, seguono la salute, i soldi, la serenità, il tempo libero
Da un lato, i valori hanno una importante funzione di stabilità e universalità. La loro trasmissione di generazione in generazione consente di definire un carattere nazionale, l’esistenza di una cultura nazionale tradizionale. Dall’altro, i valori costituiscono un sistema in continua evoluzione, dinamico. La cultura di un popolo non si conserva mai come in uno stato congelato ma evolve come un organismo vivente: oltre a mantenere e trasmettere i costumi, le norme, le regole di vita delle generazioni precedenti, tende sempre a creare contenuti reali espressi in forme nuove. I risultati dello studio dell’Eurispes vedono al primo posto tra i valori la democrazia (90,6%), seguono la salute (85,9%), i soldi (83%), la serenità (82,8%), tempo libero/vacanze (81,8%). La religione viene considerata “molto importante” o “importante” dal 38,7% dei ragazzi, il patriottismo dal 43,4%, valori che si posizionano in fondo alla graduatoria. I dati confermano la stabilità di alcuni valori relativi non solo al “denaro” ma anche alla “democrazia” e “credere nei propri ideali”. Hanno mantenuto una posizione stabile anche i valori come “carriera”, “benessere materiale”, “figli”.
La religione è importante per il 38,7% dei ragazzi, il patriottismo per il 43,4%
Un altro elemento che emerge dall’indagine è una sorta di “apatia dei valori”. Quasi tutti i valori ai quali nel recente passato i giovani davano importanza rispetto al sistema dei valori dominanti hanno registrato un calo sostanziale. Il massimo degrado si osserva nella serie dei valori etici che comprende l’orientamento degli individui a interagire con la società. Un netto crollo, rispetto alle rilevazioni degli altri anni, è registrato nella posizione dei valori come “onestà” (-22,5%), “il rispetto della legge” (-21,2%), “credere nei propri ideali” (-19,4%), “indipendenza personale, libertà” (-19%). Nello stesso gruppo di valori compressi e soggetti ad un netto declino di importanza per i giovani rientra “l’istruzione” (-20,8%). Da tutto ciò ne deriva che nel complesso si può escludere uno stravolgimento della attuale gerarchia dei valori.
Si registra un crollo di valori come l’onestà, il rispetto della legge, credere nei propri ideali, indipendenza personale, e libertà
Le idee dei giovani sui modi per raggiungere gli obiettivi prefissati vedono in primo luogo avere cura della propria salute, a seguire trovare un lavoro ben pagato, conseguire l’istruzione necessaria e migliorarsi professionalmente. I risultati dell’indagine registrano la divisione dei giovani in due gruppi in base alla loro scelta dei modi con cui raggiungere gli obiettivi di vita. Il primo gruppo è costituito da giovani che fanno affidamento su se stessi, sulle proprie abilità e capacità personali, sulle proprie conoscenze. Gli orientamenti di base di questo gruppo di giovani, quando definiscono un percorso di vita, privilegiano l’istruzione (24,8%) e il desiderio di trovare un lavoro di valore riconosciuto e altamente retribuito (27%). Da aggiungere che queste risposte sono correlate al desiderio di diventare un professionista nel proprio àmbito (22,4%). Nella speranza di realizzarsi nell’ambito professionale, i giovani sono pronti a lavorare con piena dedizione. Il secondo gruppo di giovani definisce il proprio percorso di vita puntando principalmente sull’aiuto di altre persone, cercando in esse un’opportunità per realizzare i propri progetti e non richiedendo molto a se stessi personalmente. Alcuni ripongono le loro speranze su un compagno di vita (15,9%), mentre altri esprimono un orientamento chiaramente mercantilistico e si affidano a un matrimonio redditizio (14,7%) o all’uso del mecenatismo e dei legami familiari (9,3%). Un altro 5,1% ritiene che il trampolino di lancio per raggiungere i propri obiettivi sarà il proprio aspetto attraente. Due terzi dei giovani in Italia, il 66,1%, sono fiduciosi nel futuro. Ciò emerge con chiarezza dai risultati dell’indagine 2020. Poco più di un quarto degli intervistati, il 28,8%, presenta invece un punto di vista opposto. Più spesso di altri, le ragazze parlano di incertezza nel futuro (34,6%).
Due terzi dei giovani in Italia sono fiduciosi nel futuro
L’indagine realizzata quest’anno da Eurispes (Rapporto Nazionale sulla Scuola e l’Università, Eurispes, 2024) nelle scuole italiane di ogni ordine e grado offre un quadro articolato in merito al rapporto dei giovani italiani con il sistema scolastico ed alle opportunità da esso offerte alle nuove generazioni. La ricerca ha esplorato, tra le altre cose, le esperienze e le opinioni dei docenti rispetto all’atteggiamento dei ragazzi nei confronti della scuola, ma anche rispetto all’adeguatezza ed alle potenzialità del sistema scolastico nel formare e preparare i ragazzi al loro futuro, anche professionale. Nelle scuole primarie e secondarie di primo grado attenzione e partecipazione nei propri alunni vengono osservate spesso dal 72,1% degli insegnanti, sempre dall’11,3%, qualche volta da un più contenuto 16,4%. Per tre quarti del campione gli alunni manifestano in generale motivazione e desiderio di apprendere, spesso per il 62,6%, sempre per il 12,8%. I ragazzi manifestano anche desiderio di esplorare, scoprire, innovare, per il 53,4% degli insegnanti spesso, per il 15,7% sempre; per meno di un terzo ciò accade saltuariamente (29% qualche volta, 2% mai). Nel valutare il ruolo svolto dalla scuola primaria e secondaria di primo grado in Italia, gli insegnanti intervistati dimostrano un atteggiamento generale positivo e fiducioso. L’86,5% ritiene che trasmetta valori. Per l’82,3%, inoltre, scuola primaria e secondaria di primo grado preparano gli alunni ai cicli di studio successivi (per il 70,3% abbastanza, per il 12% molto).
La maggioranza dei ragazzi a scuola manifesta desiderio di esplorare, scoprire, innovare
Nelle scuole secondarie di secondo grado i docenti riscontrano attenzione e partecipazione nel 68,4% dei casi. Motivazione e desiderio di apprendere si manifestano “spesso” e “sempre” nel 50,7% dei casi, mentre il desiderio di esplorare, scoprire e innovare è stato riscontrato “qualche volta” dalla maggioranza (56,1%), “spesso” o “sempre” dal 37,5%. La scuola fornisce conoscenze e competenze utili per il mondo del lavoro secondo il 61,8% del corpo docente della scuola secondaria di secondo grado. Per quanto concerne l’università, l’82,6% dei professori interpellati ha riscontrato da parte degli studenti “spesso” o “sempre” attenzione e partecipazione; il 71,4% ha osservato motivazione e desiderio di apprendere; desiderio di esplorare, scoprire, innovare “qualche volta” (50,1%), e “spesso” (41,1%). Il 62,1% dei professori universitari afferma che esiste un problema di divario tra la formazione universitaria e il mondo del lavoro. Secondo il 71,3% del campione l’università italiana fornisce conoscenze e competenze specifiche utili al mondo del lavoro e per il 65,1% facilita, attraverso il titolo, l’ingresso nel mercato del lavoro. I ragazzi manifestano, dunque, in generale, una buona disposizione nei confronti del sistema dell’istruzione, anche nella prospettiva di un percorso fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi per il proprio futuro.
Poche prospettive in Italia: solo il 32,1% dei giovani non ha mai pensato di andare a lavorare all’estero
Una diversa indagine (Rapporto Italia Eurispes, 2024) evidenzia, però, che tra i giovani tra i 18 e i 24 anni solo il 32,1% non ha mai pensato di andare a lavorare all’estero; il 17,3% lo ha già fatto per un periodo ed il 23,5% ha intenzione di farlo in futuro. Risultati che evidenziano l’idea diffusa, tra i ragazzi, che il nostro Paese non garantisca le stesse opportunità di realizzazione lavorativa di altri paesi stranieri. Ed è forse proprio questa la sfida più grande per l’Italia: evitare che quella di trasferirsi all’estero rimanga una libera scelta di alcuni e non una fuga “obbligata” di molti, che quella netta maggioranza di giovani fiduciosi nel proprio futuro non si riduca sempre più.
Raffaella Saso, Vicedirettore della ricerca dell’Eurispes