TASSA DI SOGGIORNO, CODACONS: NESSUNA TRASPARENZA SU USO RISORSE, RISCHIO FONDI USATI PER COPRIRE BUCHI DI BILANCIO

La tassa di soggiorno è un tesoretto per i comuni italiani che cresce di anno in anno, ma su cui manca del tutto la trasparenza circa l’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali risorse, con il rischio che i proventi della tassa siano utilizzati dagli enti locali per coprire buchi di bilancio, in violazione della normativa di settore. Lo denuncia il Codacons, commentando le previsioni sugli incassi del 2024 che dovrebbero attestarsi a 976 milioni di euro.
Per capire come si sia evoluta la tassa di soggiorno in Italia, basti pensare che nel 2012 l’introito garantito da tale balzello si fermava a 162 milioni di euro, 403 milioni nel 2015 – analizza il Codacons – E se si torna indietro nel tempo, la precedente imposta di soggiorno al momento della sua soppressione al 31 dicembre 1989 (in vista dei Mondiali del ’90), fruttava 80 miliardi di lire all’anno, l’equivalente di circa 96 milioni di euro di oggi, un gettito oltre 10 volte inferiore agli attuali introiti.
L’art. 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che reintroduce in Italia l’imposta, stabilisce espressamente che “Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali” – spiega il Codacons – Tuttavia manca del tutto la trasparenza circa la reale destinazione dei proventi raccolti attraverso la tassa di soggiorno, e nessuno sa come i comuni utilizzino i fondi derivanti dall’imposta, col rischio concreto che gli incassi siano usati per coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni e non per finalità turistiche come prevede la norma. Manca quindi una rendicontazione pubblica e accessibile a tutti, al pari di quella prevista per i proventi delle sanzioni stradali, che consenta ai cittadini di capire come vengano usate le risorse raccolte e quali interventi finanzino concretamente.
“I turisti non possono essere usati come bancomat dai comuni per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno – afferma il presidente Carlo Rienzi – Un balzello che, se continuerà ad aumentare, allontanerà i visitatori stranieri dalle città italiane a tutto danno del turismo. I comuni devono pubblicare in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo la destinazione reale dei fondi raccolti, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti”.