GIARRE (CT) – Un progetto di ricerca nazionale per valorizzare le culture e le competenze locali, rafforzando la rete delle relazioni fisiche, economiche e sociali, attraverso un modello multidisciplinare di formazione e comunicazione, che trae spunto dall’approccio partecipativo promosso in Sicilia da Danilo Dolci. Questo “contenitore” è “Paesaggi Aperti”, promosso da IN/Arch e IN/Arch Sicilia, finanziato dal MIUR (Ministero Università e Ricerca) su fondi FRES, e giunto – dopo un anno – al suo atto conclusivo.
Nella cornice di Radicepura (Giarre) è emerso l’ampio respiro del progetto, che «ha toccato in maniera larga e profonda il territorio siciliano – ha dichiarato il presidente nazionale di IN/Arch Andrea Margaritelli – per l’ampiezza della copertura geografica e per l’intensità del coinvolgimento emotivo e la partecipazione dei tanti e diversi strati della popolazione». A essere coinvolti, infatti, architetti, urbanisti, sociologi, amministratori pubblici e, specialmente, cittadini e ragazzi delle scuole, «coinvolti dall’idea democratica della cultura del progetto, attenta alle ricadute sociali e capace di migliorare la qualità della vita delle persone», ha aggiunto Margaritelli.
Nell’anno del centenario della nascita di Dolci e perseguendo la visione sposata anche da Bruno Zevi, IN/Arch ha dato vita a un progetto partecipativo e di empowerment che, in un anno, ha prodotto 17 seminari, 3 mostre e 2 workshop di progettazione, contornati da laboratori sociali, fotografici e artistici, alcuni destinati interamente ai bambini. «La forza del progetto è stata quella di mettere a sistema, nel corso di quest’anno, 21 partner, tra Istituzioni pubbliche e private, Accademie, Università, Associazioni, Fondazioni, Ordini e di collaborare con altre 27 realtà che, in modo trasversale e multidisciplinare, si occupano di tutela, governo del territorio, di empowerment sociale e culturale – ha spiegato la presidente di IN/Arch Sicilia Mariagrazia Leonardi – Un lavoro di squadra, messo a sistema da IN/Arch, che ha permesso di individuare, pur nelle evidenti peculiarità dei differenti ambiti di intervento, le strategie di ricerca e azione capaci di stimolare processi di rigenerazione culturale e sociale dei contesti indagati, settando una metodologia operativa inclusiva fondata sul dialogo variamente adattabile a ciascun contesto. Una semina che, se alimentata, può fare germogliare opportunità di crescita delle comunità e dei territori di riferimento».
Dopo i saluti istituzionali, che hanno visto la presenza di Andrea Margaritelli (presidente IN/Arch Nazionale), Biagio Bisignani (direttore Direzione Urbanistica Comune di Catania), Giovanni Reina (in rappresentanza di ANCE Catania), Amico Dolci (Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci), Pino Falzea (presidente Consulta Ordine Architetti PPC Sicilia), Veronica Leone (presidente Ordine Architetti PPC Catania), Eleonora Bonanno (presidente Fondazione OAPPC Catania), Anna Carulli (presidente Istituto Nazionale di Bioarchitettura e Fondazione Architetti nel Mediterraneo Messina), Sebastiano Monaco (presidente Ordine Architetti PPC Palermo), Sonia Di Giacomo (presidente Ordine Architetti PPC Siracusa), Salvo Missud (vicepresidente Ordine Architetti PPC Ragusa), spazio all’introduzione dell’intero progetto – curata da Mariagrazia Leonardi, Beatrice Fumarola e Lucia Pierro (IN/Arch) – e all’inaugurazione della mostra. Un viaggio attraverso immagini e suoni, che ha permesso di fare tappa nei vari luoghi toccati da Paesaggi Aperti. Prima, con un video generale sul progetto, poi con quello dedicato a Danilo Dolci nell’anno del suo centenario, proseguendo con quello dei laboratori di Antonio Presti su Librino e quello – corredato di cartoline e pannelli – su Favara e Antico Corso. A presentarli, lo stesso Presti (Fondazione Antonio Presti Atelier sul mare), i progettisti del Workshop Paesaggi Aperti per Riabitare Favara – Lillo Giglia (Lillo Giglia Studio), Giovanni Fiamingo, Giovanna Russo (NextBuild), Lucia Pierro (AutonomeForme Architettura) – i rappresentanti per Antico Corso Catania – Silvia Porcaro (paesaggista), Salvo Castro, Elvira Tomarchio (Comitato popolare Antico Corso), Giuseppe Messina (Ordine Architetti PPC Catania), Antonino Mazzaglia (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Giulia Falco (Parco Archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci) – i progettisti del Workshop Paesaggi Aperti per Antico Corso – Giulia Labruna, Rossella Zappalà (ACA Amore Campione Architettura), Giovanni Calabrese, Antonio Carcione, (Ellenia+Tre Architettura), Luca Bullaro (Luca Bullaro Architettura).
Attraverso un percorso di knowledge sharing, il primo dei workshop ha puntato i riflettori su via Reale di Favara e sulla necessità di rigenerazione del sistema urbano che si snoda lungo l’arteria del comune agrigentino. Via Reale, infatti, pur essendo uno dei punti cardine del centro storico, si presenta in uno stato di degrado e abbandono, mettendo in ombra il ricco patrimonio storico e il disegno urbano, caratterizzato dalla continuità tra spazio esterno e spazio esterno, tra strada, corti e manufatti. Una sfida legata ai temi del green, dell’integrazione, del cambiamento climatico e dell’accessibilità a cui ha preso parte anche Farm Cultural Park, partner di Paesaggi Aperti e capofila del progetto “RUF – Regenerative Urban Farming”, finanziato con il PNRR.
La seconda progettazione ha interessato il quartiere Antico Corso di Catania, oggetto di numerosi interventi di rigenerazione, previsti dalla Legge Regionale 13/2015. L’attenzione per questa specifica area della città ricade nella memoria storica che rappresenta, ma anche per il ruolo strategico che può rivestire nel prossimo futuro per la socializzazione, il rinverdimento e la mobilità, mettendo a sistema alcuni punti nevralgici. Si tratta del Bastione degli Infetti (luogo in cui è stata presentata anche una mostra per raccontare la storia dei luoghi e presentare alcune idee di rigenerazione), l’area AMTS, il Giardino dell’ex Ospedale Vittorio Emanuele, Piazza Vaccarini, Largo dell’Odeon e le Terme della Rotonda, Piazza Idria, Piazza Annibale Riccò, via Antico Corso, la Torre del Vescovo e parte di via Plebiscito. Il capoluogo etneo è stato anche teatro di alcuni dei laboratori sociali. Quello sul quartiere San Berillo ha messo in luce la necessità di un luogo di confronto e si conoscenza della città come l’Urban Center, ma anche un intervento che faciliti l’accesso alla città. Altra attività è stata svolta a Librino, dove la collaborazione con il mecenate Antonio Presti, partner del progetto con l’omonima Fondazione, è stata significativa, per la sua conoscenza del luogo e degli stakeholders, già oggetto di installazioni come “La porta della Bellezza” e “La porta delle Farfalle”. Opere realizzate attraverso la partecipazione di chi vive i luoghi e che rappresenta opportunità di crescita sociale e culturale. Un’arte non fine a sé stessa dunque, come la realizzazione partecipativa di opere in argilla e di scatti fotografici da apporre sul viadotto della tangenziale di Catania, tra viale Moncada e viale San Teodoro.
Nelle provincie di Palermo, Ragusa, Enna e Siracusa, i seminari hanno rappresentato importanti momenti di confronto, sfociati in nuove collaborazioni e progetti di rigenerazione urbana. Tutte le attività – oltre a rappresentare un importante spunto di riflessione e di partenza per individuare le modalità di intervento adeguate ed efficaci, non solo a livello urbanistico, ma anche culturale e sociale – sono servite a tracciare la rotta per l’attivazione di un Osservatorio partecipato di ausilio, confronto e monitoraggio per la redazione dei nuovi strumenti pianificatori, così come previsto dalla riforma urbanistica regionale del 2020. I risultati di Paesaggi Aperti sono stati inseriti all’interno di un portale web dedicato, che verrà costantemente aggiornato e si presenta come una “piazza” virtuale, dove condividere documenti, idee e progetti. A prendere parte all’incontro anche Andrea Bartoli (Farm Cultural Park – Favara), Valentina Pantaleo, Natalia Cocuzza (Università di Catania) Luca Aiello (Trame di Quartiere), Mosé Ricci (Università La Sapienza di Roma), Graziella Trovato (ETSAM Madrid) e Silvia Covarino (Cairo German University).
La mostra sarà visitabile su prenotazione fino al prossimo 28 dicembre, nella hall di RadicePura.