Anziani, misura del polpaccio predice mortalità a 10 anni: se meno di 30 cm negli uomini e 28 cm nelle donne, il rischio è triplicato

La circonferenza del polpaccio è una nuova, semplice misura da prendere per valutare lo stato di salute degli anziani, più efficiente delle altre misure corporee prese al braccio o all’addome. Se la muscolatura è ridotta e poco allenata cresce il rischio di cadute, disabilità, ricoveri, complicazioni postoperatorie, progressione di malattie croniche e così, oltre a una riduzione significativa della qualità di vita, diminuisce anche la sopravvivenza.

Messo a punto uno speciale ‘nastro’ misuratore, che tenendo conto dell’età e del genere, indica se la muscolatura è adeguata per invecchiare in salute. Se la circonferenza del polpaccio è inferiore a 30 centimetri negli uomini e 28 cm nelle donne, la probabilità di morte per tutte le cause, nei 10 anni successivi, è tre volte più elevata. Interventi mirati al rinforzo della massa muscolare possono avere un grande impatto sull’aspettativa di vita dell’anziano. Ma non solo. Secondo un ulteriore studio anche l’insonnia potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di perdita di funzionalità muscolare con l’avanzare degli anni. Quindi dormire bene e per una adeguata quantità di ore potrebbe essere la chiave per avere muscoli in salute e migliorare le prospettive di vita degli anziani.

Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” scriveva Shakespeare, ma soprattutto e per fortuna, anche da muscoli, la cui perdita, dovuta all’invecchiamento, aumenta il rischio di mortalità che può essere valutato da una misura semplice e veloce da raccogliere: la circonferenza del polpaccio. Un nuovo indicatore antropometrico di buona salute, in grado di prevedere la mortalità specialmente negli over 80, per tutte le cause, nei dieci anni successivi. Misurare il polpaccio destro da seduti, con il piede appoggiato a terra, nel punto della massima circonferenza, aiuta a individuare in pochi minuti chi ha una ridotta massa muscolare ed è per questo a maggior rischio di morte negli anni a venire. “Da anziani, muscoli adeguati e tonici sono infatti un salvavita, perché riducono il rischio di cadute, disabilità, ricoveri, complicazioni postoperatorie, progressione di malattie croniche e si associano perciò anche a una minore probabilità di morte per qualsiasi causa. Avere un polpaccio piccolo dopo gli 80 anni, cioè inferiore a 30 cm negli uomini e a 28 cm nelle donne, si associa a un rischio di morte triplo; viceversa, se superiore a 35 cm negli uomini e 33 cm nelle donne, è indicativo di una buona massa muscolare complessiva e riduce del 70% il rischio di morte nei 10 anni successivi”, spiega Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria e ordinario di Geriatria all’Università di Firenze. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Experimental Gerontology, presentato in occasione del 69esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) in corso a Firenze fino al 14 dicembre. Attraverso la ricerca, è stato messo a punto uno speciale ‘nastro’ misuratore, realizzato con il supporto di Abbott Nutrition, che a seconda dell’età e del genere indica la soglia al di sotto della quale i muscoli sono troppo scarsi. Lo studio suggerisce, pertanto, che la misura della circonferenza del polpaccio potrebbe divenire una pratica clinica di routine per stabilire il rischio di mortalità negli anziani, ma anche che interventi per migliorare la massa muscolare degli over 65 potrebbero contribuire a prevenire o posticipare eventi negativi di salute.

La perdita di massa muscolare è un processo inevitabile con l’avanzare dell’età. A partire dai 45 anni si verifica una perdita della forza muscolare pari all’8% ogni 10 anni, che può attestarsi al 60% superati i 75 anni – sottolinea Ungar -. Un ritmo di depauperamento del patrimonio muscolare che è possibile arginare grazie a un corretto e costante esercizio fisico e a una adeguata alimentazione. Avere una ridotta massa muscolare è un fattore di rischio noto per numerose complicanze con conseguenze negative sulle capacità cognitive, sulla funzione cardiovascolare e respiratoria e su una corretta risposta immunitaria – aggiunge-. I dati, infatti, sottolineano che muscoli poco sviluppati, nell’anziano, possono essere un indicatore di mortalità migliore di altre misure corporee, come ad esempio la circonferenza del girovita o del braccio medio-alto, usate attualmente come riferimento nella pratica medica”.

I ricercatori hanno considerato l’impatto della circonferenza del polpaccio sul rischio di morte per tutte le cause nell’arco dei 10 anni successivi in anziani della regione del Sirente (L’Aquila). Gli esperti hanno coinvolto tutti gli 80enni della zona, un totale di 364 persone, suddividendoli in due gruppi sulla base della circonferenza del polpaccio e monitorandoli poi per 10 anni. “I risultati mostrano che l’85,3% dei partecipanti con una bassa circonferenza, inferiore a 30 cm negli uomini e a 28 cm nelle donne, è deceduto, contro il 65,1% di chi aveva una circonferenza del polpaccio adeguata, pari a oltre 35 cm negli uomini e 33 cm nelle donne. Un polpaccio piccolo triplica il rischio di morte per tutte le cause nei 10 anni successivi – descrive Francesco Landi, direttore del Dipartimento Scienze dell’Invecchiamento della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, past-president SIGG e autore dello studio -. L’associazione resta significativa anche considerando altri fattori di rischio noti per l’anziano, come il declino cognitivo, l’indice di massa corporea o elevati livelli di proteina C-reattiva nel sangue: anche tenendo conto di questi ulteriori elementi di rischio, chi ha una scarsa muscolatura al polpaccio ha una probabilità di mortalità a 10 anni dell’84% più elevata. 

La circonferenza del polpaccio è un marcatore molto efficiente della massa muscolare, più delle misure prese al braccio o all’addome che risentono maggiormente dell’eventuale accumulo di grasso. Questa misura ha perciò un migliore valore predittivo del rischio di morte nell’anziano ed è potenzialmente una pratica clinica rilevante, perché in chi ha una scarsa massa muscolare al polpaccio interventi mirati all’accrescimento della muscolatura, come camminate regolari o programmi di attività fisica moderata, specifica per l’età anziana, potrebbero avere un’elevata efficacia preventiva. La misurazione del polpaccio è peraltro un metodo molto utile per misurare il grado di forma fisica dai 40 anni in poi. Abbiamo infatti messo a punto un ‘nastro’ misuratore speciale che tiene conto di età e genere e che per entrambi i sessi, a tutte le età, a partire dai 40 anni, indica quale dovrebbe essere la misura desiderabile del polpaccio per essere certi di avere una massa muscolare adeguata e invecchiare con un basso rischio di sarcopenia”.

L’INSONNIA INDEBOLISCE I MUSCOLI

In questo contesto, è necessario però comprendere quali siano i fattori che influenzano la perdita di massa muscolare. “Le attuali evidenze indicano che una buona qualità del riposo è generalmente correlata a migliori condizioni di salute. Dormire ogni notte per un adeguato numero di ore assicura al corpo il tempo necessario per autoripararsi e rigenerarsi. Al contrario, è ormai noto che un sonno scarso e irregolare genera rapidamente squilibri metabolici che nel tempo possono tradursi in diversi problemi di salute, inclusi obesità, diabete di tipo 2, declino mentale e della memoria. A questi, ora, si aggiunge la perdita della massa muscolare, dal momento che la privazione di sonno riduce la sintesi proteica a livello del muscolo”, spiega Ungar.

 A dimostrarlo lo studio Longevity Check-up 8+ in corso di pubblicazione su Experimental Gerontology, che ha analizzato l’associazione tra qualità del sonno e funzionalità muscolare in un gruppo quasi 2000 partecipanti anziani con età media di 73 anni, provenienti da diverse città italiane. Gli anziani che hanno aderito all’indagine hanno compilato un questionario che ha valutato la qualità del sonno nell’ultimo mese. Per esaminare la funzionalità muscolare, invece, è stata considerata la forza di presa, che misura quanto saldamente si riesce ad afferrare qualcosa, classificando come sarcopenia la forza di presa inferiore a 27 kg per gli uomini e a 16 kg per le donne. “Nelle persone con scarsa qualità del sonno, la probabilità di sviluppare sarcopenia, è risultata del 40% in più rispetto a quelle con una buona qualità del riposo – dichiara Landi, autore dello studio -. Questo risultato è legato al fatto che la privazione del sonno interferisce con la sintesi proteica muscolare. In particolare, a lungo andare, un sonno scarso e irregolare riduce l’attività del testosterone e dell’ormone della crescita ad azione anabolica, che stimolano la produzione di proteine a livello muscolare, e aumenta quella del cortisolo, un ormone catabolico che induce la degradazione del muscolo. Inoltre, la privazione del sonno promuove uno stato infiammatorio cronico, caratterizzato da un aumento di citochine pro-infiammatorie, che contribuisce ulteriormente alla riduzione della sintesi proteica e al degrado muscolare. Un buon antidoto è l’esercizio fisico capace di attenuare gli effetti della perdita di sonno sul metabolismo”, conclude Landi.