La Banca Centrale europea ha tagliato i tassi d’interesse (1) di un quarto di punto. Siamo al 3% con l’intento di incoraggiare prestiti, spesa e investimenti e visto che i tassi inflattivi sono accettabili un po’ ovunque (in Italia, a novembre, in aumento, siamo a 1,4% – 2). Dal lato consumatori, i primi a beneficiarne saranno quelli che hanno un mutuo a tasso variabile, sembra che mediamente risparmieranno poco più di una decina di euro al mese (2).
Chi avrà bisogno di soldi per intraprendere e non solo potrà spendere meno presso le banche.
Inclusi coloro che acquisteranno casa, anche perché costretti da un mercato degli affitti praticamente inesistente. Con mutui che avranno tassi d’interesse più bassi sia per il fisso (in tendenza, ma non è detto, al momento) che per il variabile (sempre accattivante in prima offerta da parte delle banche). Avremo quindi più persone indebitate e maggiori guadagni per le banche, che proprio non ne hanno bisogno.
Nel contempo l’inflazione non dovrebbe calare. Cala quando i tassi sono alti e le persone acquistano meno perché tengono i risparmi fermi in banca o, i più “temerari”, non catturati dal fascino del mattone anche perché più costoso, si azzardano in investimenti finanziari.
La speranza è che, col denaro che costa meno, ci siano più imprenditori che si azzardino, aumentando prodotti e servizi sul mercato e, di conseguenza facendo calare i prezzi. Ma questo dovrebbe accadere dove c’è mercato e concorrenza. L’Italia, rispetto alla concorrenza è al di sotto della media Ue e quanto fa (ddl approvato ieri – 4) è solo per incassare i fondi Pnrr, ché la concorrenza è solo una parola per meglio oscurare privilegi, rendite di posizione ed economia assistita.
In questo contesto, sempre dal lato consumatori, non sappiamo proprio a chi convenga la riduzione dei tassi.
Prendiamo la presunta maggiore corsa al mattone che dovrebbe essere favorita. Siamo sicuri che è bene favorirla? L’Italia, più degli altri partner Ue, è uno dei Paesi dove la maggior parte delle persone sono costrette a comprar casa perché gli affitti sono difficili e impossibili (aggravati anche dal dilagare degli affitti brevi/Overtourism). Compra casa chi ha un minimo di risparmi. Ma col calo demografico (che le sovvenzioni del governo non fermerà mai), ci sono sempre più non-nativi italiani che vengono a lavorare… e non sono persone che hanno risparmi tali per permettersi una casa, e non hanno un mercato abbordabile per affittare, cosa faranno? Oltre che far crescere le marginalità, faranno di tutto per indebitarsi pur di accedere all’acquisto di una casa. Un contesto di crescita smisurata di mutuatari (che le banche incoraggeranno) non necessariamente molto solvibili.
Non sarebbe meglio favorire il mercato degli affitti piuttosto che quello delle vendite? Mercato degli affitti che si svilupperebbe a fronte di un ridimensionamento di quello delle vendite?
Niente è semplice, ma prima di gioire per il risparmio di qualche decina di euro per chi ha un mutuo a tasso variabile, e che sapeva fin dall’inizio che si trattava di un prestito soggetto al mercato, sarebbe bene considerare tutto. Soprattutto i soggetti più deboli. Non solo perché è giusto che non soffrano, ma anche perché la loro sofferenza crea problemi anche ai soggetti cosiddetti medi.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/notizia/banca+centrale+europea+taglia+tassi+al+quarto_140698.php
2 – https://www.aduc.it/articolo/inflazione+cresce+confermando+disagio+incertezze_38481.php
4 – https://www.aduc.it/articolo/approvazione+ddl+concorrenza+dovere+fine+se+stesso_38534.php