A Pesaro, nel quartiere Tombaccia, sta per concretizzarsi un progetto che solleva numerose preoccupazioni ambientali e sociali. La Fox Petroli ha ricevuto dal Ministero dell’Ambiente, l’8 gennaio 2025, la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) positiva per realizzare un impianto di liquefazione di gas naturale (GNL) con una capacità produttiva di 146.000 tonnellate l’anno.
La localizzazione? In piena zona alluvionale del fiume Foglia, classificata a massimo rischio idraulico (R4). Questo progetto rappresenta un esempio emblematico di scelte che vanno in direzione opposta alle politiche climatiche ed energetiche sostenibili.
Il progetto, denominato “Riqualifica da deposito di stoccaggio prodotti petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete (GNL),” è stato presentato come una riqualificazione dell’esistente deposito di carburanti. In realtà, non si tratta di una sostituzione, ma di un ampliamento: una parte dei serbatoi verrà mantenuta, aumentando i rischi complessivi per la popolazione. L’impianto, infatti, ricade nella massima classe di pericolo prevista dalla Direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante, richiedendo l’adozione di un Piano di Emergenza Esterno.
A peggiorare la situazione, la stessa documentazione progettuale riconosce che il sito è vulnerabile a eventi alluvionali estremamente critici, come le piene duecentennali. In caso di esondazione, l’intero impianto potrebbe essere coinvolto, con potenziali conseguenze catastrofiche. Le “soluzioni” proposte, come l’ancoraggio delle strutture e la costruzione di barriere, appaiono del tutto insufficienti di fronte ai rischi idraulici e industriali.
Il GNL, sebbene presentato come “meno inquinante” rispetto ad altri combustibili fossili, ha un impatto climatico significativo. La produzione, liquefazione, trasporto e utilizzo del gas naturale liquefatto generano emissioni di metano – un gas serra fino a 80 volte più potente della CO₂ nel breve termine, che contribuisce significativamente al riscaldamento globale. Studi recenti, come quelli condotti dallo scienziato Robert Howarth, evidenziano che il GNL può avere un’impronta climatica addirittura superiore a quella del carbone.
Inoltre, il progetto contrasta con la tendenza europea di riduzione del consumo di gas fossile. Nel 2024, la domanda europea di GNL è calata del 20%, e si prevede un ulteriore calo del 37% entro il 2030. Nonostante ciò, in Italia si continua a investire in infrastrutture per il GNL, come dimostrano le recenti costruzioni di terminali a Piombino e Ravenna. Questo non solo aggrava la dipendenza dalle fonti fossili, ma perpetua un modello economico insostenibile.
Mentre la produzione e il consumo di gas fossile diminuiscono, l’Italia continua a puntare sul GNL, il combustibile fossile più caro e climaticamente dannoso. Le importazioni di GNL sono aumentate del 13% nel 2023, mentre il consumo complessivo di gas è sceso del 10%. Questo paradosso dimostra come le scelte politiche siano spesso guidate da interessi economici a breve termine piuttosto che da una visione sostenibile del futuro energetico.
L’impianto di Pesaro è emblematico di questa contraddizione: un’opera costosa, pericolosa e climaticamente dannosa, situata in una zona inadatta. Le tragedie recenti, come quelle causate dalle alluvioni in Emilia Romagna, dimostrano l’urgenza di evitare nuovi progetti in aree a rischio idraulico.
Le associazioni ambientaliste, come la campagna “Per il Clima Fuori dal Fossile,” cui si aggiunge EveryOne Group, chiedono il ritiro immediato dell’autorizzazione e la delocalizzazione di strutture pericolose. È fondamentale che il Ministero dell’Ambiente, il Corpo dei Vigili del Fuoco e l’Autorità di Bacino adottino una posizione chiara e responsabile. L’Italia non può permettersi di reiterare errori che mettono a rischio la vita delle persone e il futuro del pianeta.
“Il GNL rappresenta una minaccia concreta per il clima, l’ambiente e la salute umana,” afferma Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group, “aggravata dai rischi elevati di incidenti rilevanti. Uno studio recente dimostra come tra i rischi principali emergano le esplosioni di nubi di vapore, il cui impatto può risultare catastrofico. Inoltre, molti impianti sono localizzati in aree densamente popolate, come nel caso di Pesaro, e prive di adeguate zone di sicurezza, esponendo in modo sproporzionato le comunità vulnerabili. Sostenere il GNL significa perpetuare un modello energetico insostenibile, pericoloso e incompatibile con le sfide climatiche del nostro tempo”.
La vicenda di Pesaro non riguarda solo una comunità locale, ma rappresenta un banco di prova per le politiche ambientali e climatiche italiane. Continuare a investire in infrastrutture fossili significa ignorare la realtà della crisi climatica e le opportunità offerte da un modello energetico basato sulle rinnovabili. La speranza è che la mobilitazione della cittadinanza possa invertire la rotta, spingendo verso un futuro più sicuro e sostenibile.
Nella foto il complesso per il GNL di Curtis Island (Australia)