L’Uisp in campo con progetti e campagne per educare all’inclusione

Dopo gli episodi razzisti dell’ultima giornata di Campionato torniamo ad interrogarci su come agire contro il razzismo. Risponde Daniela Conti…

Durante l’ultima giornata di Serie B del Campionato di calcio italiano sono avvenuti due nuovi episodi di discriminazione razziale in due partite diverse. Mehdi Dorval del Bari ed Ebenezer Akinsanmiro della Sampdoria sono stati bersaglio di insulti da parte delle tifoserie: nel primo caso, la partita è stata sospesa per diversi minuti, mentre nel secondo, lo speaker dello stadio si è limitato a leggere la normativa sul divieto di cori razzisti e le sue conseguenze. Purtroppo niente di nuovo nel contesto del mondo sportivo italiano: periodicamente ci troviamo davanti agli stessi fenomeni, che rappresentano uno specchio di quello che accade nella nostra società, in ambiti diversi, dal nord al sud del paese.

“Gli episodi razzisti nello sport aumentano con il crescere del razzismo nelle nostre società – afferma Daniela Conti, responsabile Politiche per l’interculturalità e la cooperazione Uisp – lo diciamo da sempre: lo sport è uno specchio delle nostre società. In questa fase storica abbiamo un governo che non favorisce politiche di integrazione e inclusione culturale, ministri che usano un linguaggio poco attento alle questioni sociali: questo ha dato il via a uno sdoganamento, una sorta di liberi tutti, per cui i comportamenti razzisti non ricevono più lo stigma sociale che provocavano in anni recenti. Una ostilità generalizzata dei media e della comunità riusciva ad arginare un sistema di discriminazioni che ora è invece dilagante. Quando si promuovono la chiusura, i muri, i respingimenti dei migranti, dal fondo delle nostre comunità riemergono gli atteggiamenti e i fenomeni più negativi. L’unico modo per combattere questi fenomeni è l’educazione, lo diciamo da sempre, unita all’uso di un linguaggio pubblico non discriminatorio, all’attenzione verso le diversità, tutte cose che in questo momento non ci sono. Infatti, assistiamo a un ritorno indietro, e lo sport riflette questi fenomeni“.

L’Uisp continua il suo impegno nella lotta alle discriminazioni, con campagne e progetti volti a sensibilizzare e formare praticanti, dirigenti, tecnici ed operatori. Come accade con Sic!- Sport, Integrazione, Coesione, progetto Uisp che prevede la collaborazione con l’Unar-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e la Lega Serie A, ed è volto a promuovere l’interazione tra comunità di diverse provenienze attraverso lo sport. Fino alla fine del 2025, SIC! si svilupperà in 17 città italiane, grazie al lavoro dei Comitati territoriali Uisp assieme alle squadre di calcio della Lega Calcio Serie A, costituendo veri e propri punti di riferimento per la promozione di uno sport accessibile a chiunque e per supportare tutte le persone che si siano trovate a subire discriminazione in quest’ambito.

Lunedì 20 gennaio si terrà a Roma un seminario promosso dalle Politiche per l’interculturalità e la cooperazione Uisp, dal titolo “Sport, interculturalità e lotta contro il razzismo: quali sviluppi per il futuro?”, per condividere una riflessione sulle modalità di intervento in tema di lotta al razzismo nello sport. L’appuntamento è all’hotel Royal Santina, sala Lucrezia, per una giornata di confronto con i referenti dei Comitati Uisp. I lavori si apriranno alle 10.30 con gli interventi di Tiziano Pesce, presidente Uisp; Vincenzo Manco, safeguarding officer Uisp; Patrizia Alfano, presidente Uisp Piemonte; Eleonora Banzi e Chià Rinaldi, Uisp Emilia Romagna. “L’obiettivo di questo incontro è condividere nuova modalità per concretizzare il nostro impegno antirazzista – spiega Conti – viviamo e agiamo in una società che cambia continuamente, come accade ai fenomeni migratori. Ormai  in Italia vivono giovani di terza generazione nati qui, sono comunità che parlano con un linguaggio nuovo. Inoltre siamo coinvolti da due guerre vicine a noi, l’Europa sta cambiando e lo sport, con tutto quello che gli ruota attorno, deve saper aggiornarsi e stare al passo con i tempi. Un nuovo approccio parla di sport di prossimità, più vicino alle comunità in cui le persone condividono esigenze, problemi, servizi. Vogliamo partire dalle esperienze del territorio, dalle buone pratiche e dalla conoscenza che hanno delle persone e dei fenomeni in corso”.