STIAMO VERAMENTE CAMBIANDO LA SCUOLA “FABBRICA DI IGNORANTI”?

La settimana scorsa hanno suscitato un certo dibattito le “Nuove indicazioni nazionali” del ministro Valditara sulla scuola Primaria (Elementare) e Secondaria di Primo grado (Scuola Media).

Indicazioni, che sono frutto del lavoro di una Commissione ministeriale.

Tra le principali novità si prevede un ridimensionamento della Geostoria a favore di un approfondimento della storia italiana con particolare attenzione alle origini, all’antica Grecia e Roma, ai primi secoli del Cristianesimo e ai popoli italici. Tra le novità più significative, la reintroduzione facoltativa del Latino a partire dalla seconda media e un maggiore spazio dedicato a letteratura, poesia ed educazione musicale. Abbiamo disegnato il cammino di bambini e adolescenti dai 3 ai 14 anni”, ha spiegato Valditara. Tra i partecipanti alla Commissione ministeriale c’era anche lo storico e giornalista Ernesto Galli della Loggia che ha coordinato la commissione per le Indicazioni sulla Storia. Galli della Loggia ha affrontato sabato sulle pagine del Corriere della Sera il tema delle Nuove Indicazioni, è stato anche intervistato da altri giornali. “Abbiamo puntato su chiarezza e semplificazione”, afferma Ernesto Galli della Loggia. Il lavoro della commissione si è concentrato sul miglioramento dell’insegnamento della storia nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, con l’obiettivo di rendere gli argomenti più accessibili e approfonditi per gli studenti. Le precedenti indicazioni erano spesso ridondanti e astruse. Ora abbiamo un linguaggio essenziale, pur rispettando l’autonomia didattica dei docenti”, spiega Galli della Loggia. Tra le novità, una maggiore attenzione alla storia italiana, al suo legame con il mondo greco-latino e al contesto europeo. Peraltro questa attenzione di Galli della Loggia per la storia del nostro Paese è stata sottolineata da don Salvatore Vitiello, presidente di “Logos e Persona”, presentando a Torino il Cardinale Robert Sarah.

Tornando a Galli della Loggia, alle critiche di chi vede in queste modifiche un ritorno a una scuola passatista e identitaria, lo storico torinese risponde: “L’ossessione per il presente ha danneggiato la pedagogia. Studiare storia significa immergersi nel passato, non limitarsi a frammenti superficiali”. Riguardo alle narrazioni globali, il professore precisa: “Meglio approfondire la nostra storia e quella delle aree con cui abbiamo avuto rapporti profondi, piuttosto che nozioni superficiali su Cina o India”. Galli della Loggia sottolinea l’importanza della narrazione nell’insegnamento della storia: “Richiede padronanza dei termini e capacità di collegare cause ed effetti, competenze spesso assenti nei giovani. L’abuso di strumenti audiovisivi non è produttivo”. Inoltre, l’obiettivo principale della riforma è potenziare le competenze linguistiche degli studenti, a partire dalla scrittura, “l’abilità più in crisi”, secondo il Ministro. Già dalla prima elementare, l’insegnamento della letteratura sarà adattato all’età degli allievi per incentivare il piacere della lettura e migliorare la scrittura.

Galli della Loggia, in merito alle critiche che sono arrivate da Sinistra, afferma: E’ triste constatare come in Italia ogni iniziativa proveniente da un governo di destra venga etichettata aprioristicamente come “reazionaria”, “nostalgica” o “propagandistica”. In alcuni casi, si è arrivati a sostenere che il lavoro del gruppo punti a formare futuri elettori sovranisti”. Questo tipo di furore ideologico, afferma, non aiuta certo a migliorare il dibattito sull’istruzione, un ambito che richiede invece lucidità e pragmatismo”. “È indubbio, prosegue lo storico, che la scuola italiana versi in una situazione drammatica. Piuttosto che limitarsi a demonizzare ogni proposta, sarebbe utile analizzare i problemi reali e avanzare soluzioni concrete, tenendo conto delle difficoltà strutturali che il nostro sistema scolastico affronta”. Per la verità, l’iniziativa del ministro è stata criticata anche da Il Foglio (Giorgio Caravale, La scuola, Valditara, e le ombre su una riforma annunciata 20.1.25, Il Foglio) Il giornalista critica non solo i contenuti ma anche la strategia comunicativa del ministro, (l’intervista a Il Giornale) Caravale mette in discussione l’estrema precarietà delle presunte varie audizioni, che alla fine diventano solo operazioni di facciata, dove la partecipazione di studiosi o esperti, è online e non in presenza. Il testo dovrebbe essere pronto per fine marzo, fino a quel momento ignoto a tutti. Pertanto, Come si possa strutturare un ampio dibattito intorno a un testo che non esiste, prendendo a riferimento una singola intervista giornalistica, è un mistero che solo il ministro potrebbe svelarci”. Per Caravale un tale bizzarro modo di procedere appare funzionale a un’operazione propagandistica. Qui mi fermo, l’editoriale de Il Foglio riesce poi a polemizzare anche con Galli della Loggia. Comunque il giornalista de Il Foglio alla fine segnala che poi tutto questo progetto di riforma lo devono tradurre nelle loro classi gli insegnanti, che hanno la loro sacrosanta libertà di insegnamento come diritto all’autonomia didattica e alla libera espressione culturale e quindi occorre fare i conti con questa libertà.

Sulle presunte Nuove Indicazioni è intervenuta su La Stampa anche la scrittrice docente Paola Mastrocola, ha lodato l’iniziativa del ministro dell’istruzione, definendo quella di Valditara “una mossa coraggiosa, innovativa e rivoluzionaria” che contribuisce ad invertire quella “crisi del pensiero” ormai preponderante da anni. Per l’ex insegnante torinese, “Il latino è l’antidoto all’abbassamento del livello d’istruzione”

Entrando nel merito, Paola Mastrocola spiega che a lei il latino interessa perché “ai ragazzi si insegni a pensare, quindi si insegni l’uso delle parole al più alto livello” come solamente la lingua latina è in grado di fare.

Grazie alla latino alle medie secondo Paola Mastrocola si raggiungono due obbiettivi: da un lato quello di permettere “ai ragazzi di fare meno fatica alle superiori” arginando “la dispersione scolastica” insegnando loro – come “diceva già Gramsci” – soprattutto “a studiare”; dall’altro “è il primo vero e proprio passo verso l’inclusione [dei] migranti” specialmente se vogliamo “che in futuro diventino professori, avvocati e architetti”. Insomma, secondo Paola Mastrocola il latino è il vero antidoto al “vergognoso abbassamento del livello d’istruzione” di un’istituzione che ormai “abolisce le difficoltà” cercando (fallendo) di “aiutare i ragazzi meno abbienti”. Interessante anche l’intervento di Antonio Socci su Libero (“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, 17.1.25, Libero) Il ministro Valditara è sotto attacco della sinistra proprio perché vuole tornare a insegnare a scuola le poesie a memoria. Ed ecco Socci proporre Italo Calvino, uno dei maggiori intellettuali di sinistra del dopoguerra, che sosteneva: “imparare delle poesie a memoria, molte poesie: da bambini, da giovani, anche da vecchi. Perché fanno compagnia: uno se le ripete mentalmente. Inoltre, lo sviluppo della memoria è molto importante”.  “E’ sempre più importante abituare la mente a “trattenere” ed elaborare parole e concetti oggi che, con la rete e i cellulari, è sottoposta a un vero bombardamento di stimoli e notizie che passano senza lasciar traccia. Oltretutto le parole della poesia creano pensiero”, scrive il giornalista senese. Ma non solo Calvino, Socci cita anche Gramsci, a proposito del ritorno dei classici, che rivendica il diritto delle classi lavoratrici di accedere all’alta cultura e alla grande letteratura. E poi la Bibbia che ha fatto stracciare le vesti alla sinistra, “come se proprio la Bibbia non fosse il pilastro fondamentale su cui è costruita la nostra cultura, italiana e occidentale”. E qui cita don Lorenzo Milani, “che sapeva di scuola ed educazione assai più di Schlein e che viene sempre evocato dalla à-ù§
sinistra come un suo ispiratore”
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Nel libro da lui scritto con i ragazzi di Barbiana Lettera a una professoressa – da sempre considerato il manifesto della contestazione studentesca del ’68 – si scaglia contro i programmi scolastici di quegli anni: “Neanche un minuto sul Vangelo. Non dite che il Vangelo tocca ai preti. Anche levando il problema religioso, restava il libro da studiare in ogni scuola e in ogni classe.

“Non si tratta solo della cultura europea. Scrive Socci, “Senza la Bibbia – per fare un esempio moderno ed extraeuropeo – non si capisce nemmeno il movimento dei diritti civili degli afroamericani del reverendo Martin Luther King e tanta musica d’oltreoceano”.

a cura di DOMENICO BONVEGNA