Il problema degli abusi sessuali: Un sole nascosto dietro le nuvole. Se Piazza Armerina piange, altre diocesi non ridono

“Se Atene piange, Sparta non ride”, asserzione che applicata agli ultimi fatti di cronaca religiosa potrebbe suonare così: “Se Piazza Armerina piange, altre diocesi non ridono”.

Mentre si attende il responso finale del processo giudiziario, è opportuno non condannare alcuno, nemmeno gli eventuali vescovi coinvolti che farebbero bene a togliere dagli occhi le squame che non consentono loro una visione chiara.

Il problema degli abusi sessuali e di potere nella Chiesa non è nato oggi. C’è sempre stato! Tuttavia si continua a fare finta di nulla, nonostante i numerosi tentativi di laici seriamente impegnati a chiedere un confronto con i responsabili degli organismi ecclesiastici.

Quanti vescovi negano la possibilità di un’udienza a gruppi di persone che mettono faccia e dignità nel volersi confrontare al fine di evitare scandali che dividono comunità e allontanano i fedeli dalla Chiesa. Tante di queste persone di buona volontà esprimono le proprie perplessità, anche sui social media, circa lo scarso equilibrio umano di preti senza pudore.

Questa piaga ormai incontrollabile è alla deriva!

Anche il Papa Francesco l’ha ammesso, salvo poi a relativizzare, su pressione dei suoi collaboratori. “C’è già troppa frociaggine”, nel ribadire il suo no ai seminaristi omosessuali.

A tal proposito si condivide quanto afferma lo storico Gianni Geraci: “Il linguaggio è infelice, ma il problema che Francesco solleva è reale. Il problema non è un prete omosessuale, ma un prete che tace e fonda la sua vocazione sul rifiuto della propria identità”.

Chi deve controllare? Certamente le agenzie educative preposte alla formazione dei futuri preti, cominciando dal Seminario. Oggi, invece, le sorti di tante chiese locali incredibilmente sono rette da piccole cricche di preti gay, che tengono sotto scacco i vescovi i quali, per paura che la situazione fugga loro di mano, chiudono gli occhi.

Si abbia almeno il buon senso di chiamare le cose con il proprio nome!

Nessuno si meravigli!

Di fatto regna il silenzio assordante di tanti preti che sanno e conoscono le pieghe più nascoste delle varie operazioni efferate, ma giustificano il loro mutismo con la paura di essere spostati di luogo e ridotti ai margini della diocesi.

Sull’altro fronte si trovano laici convinti e desiderosi di purificare la Chiesa dalle commistioni peccaminose. Questi ultimi sono i “nuovi perseguitati per la giustizia”. Per loro c’è in eredità il Regno di Dio.