A Milano sono state posate tre nuove Pietre d’inciampo per ricordare altrettanti poliziotti che hanno avuto un ruolo significativo per la salvezza degli ebrei durante l’ultimo conflitto mondiale.
La Polizia di Stato, con il sostegno dell’Unione comunità ebraica italiana, ha aderito all’iniziativa Stolpersteine “Pietre d’Inciampo”, ideata più di 30 anni fa dal maestro Gunter Demnig.
Il questore di Milano Bruno Megale, durante una cerimonia pubblica, ha posato le Pietre all’ingresso della Questura in via Fatebenefratelli, insieme al prefetto di Milano Claudio Sgaraglia e all’assessore alla sicurezza del capoluogo lombardo Marco Granelli.
Erano inoltre presenti i rappresentanti del comitato Pietre d’inciampo, dell’Associazione nazionale ex deportati nei lager nazisti, della Comunità ebraica di Milano, dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dell’Associazione nazionale Polizia di Stato, nonché numerosi cittadini.
Le Pietre sono dedicate alla memoria e al sacrificio del vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza Giuseppe Prata e delle guardie di Pubblica Sicurezza Emiddio Mastrodomenico e Angelo Molino.
Giuseppe Prata fu arrestato insieme ad altre nove persone a titolo di rappresaglia per l’uccisione di un soldato tedesco. Morì, a causa di un’insufficienza cardiaca, nel lager di Flossenbürg (Germania) dove era stato internato.
Emiddio Mastrodomenico fu arrestato con l’accusa di essere un fiancheggiatore del Gruppo azione patriottica di Milano. Fu fucilato dai nazisti, insieme ad altri 14 partigiani, per rappresaglia a seguito di un attentato dinamitardo contro un camion tedesco.
Angelo Molino, invece, si schierò con la Resistenza andando a combattere nella sua regione d’origine, il Friuli-Venezia Giulia. Fu catturato dai tedeschi e internato prima in un lager tedesco vicino Hannover e poi a Dachau (Germania) dove trovò la morte per le sofferenze dovute alle sevizie subite.
Col progetto “Senza memoria non c’è futuro” la Polizia di Stato si impegna a recuperare la memoria di tutti quei poliziotti che, in un momento storico di estrema difficoltà, facendo la scelta giusta, si opposero al nazifascismo e aiutarono gli ebrei perseguitati.
Un percorso intrapreso nella consapevolezza che “il ricordo” di chi si è speso, anche a rischio della vita, sia il valore più grande cui ispirarsi per tutelare le libertà e i diritti di tutti ed evitare che si ripetano gli orrori del passato.
Posarle sul manto stradale crea nel passante un “inciampo emotivo e mentale” per mantenere viva la memoria delle vittime di quella crudele ideologia e non dimenticare mai quello che è accaduto.