“EQUALIZE”: parte da Alcamo l’inchiesta sul dossieraggio che ha raccolto migliaia di dati sensibili, persino sulle più alte cariche di Stato

Il vaso di Pandora scoperchiato anche grazie all’attenta analisi di un avvocato di Alcamo…

Parte dalla città di Alcamo il dossieraggio della società Equalize che, a livello nazionale, ha raccolto migliaia di dati sensibili persino sulle più alte cariche di Stato.

Il vaso di Pandora è stato scoperchiato anche grazie all’attenta analisi di un avvocato di Alcamo. È stato infatti Vincenzo Abate a depositare in Procura la denuncia querela contro il primo report venuto fuori e citato negli atti delle indagini dell’attività di dossieraggio industriale di Equalize: un network di presunte spie guidato dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, braccio operativo di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera.

Per la Dda di Milano la società riconducibile al gruppo di hacker avrebbe fabbricato dossier attraverso dati e informazioni segrete per incassare milioni di euro di profitti illeciti raccogliendo migliaia di dati persino sulle più alte cariche di Stato.

Vincenzo Abate, 43 anni, avvocato di Alcamo e of counsel dello studio legale Lexia, due anni fa presentò una denuncia-querela per conto dell’imprenditore del settore petrolifero Francesco Mazzagatti, tirato in ballo dal report del 25 ottobre 2021 firmato dall’amministratore delegato di Equalize, Carmine Gallo. Da quella denuncia il sistema illecito di spionaggio inizia ad incrinarsi: Abate denuncia all’autorità giudiziaria l’esistenza di delitti contro l’amministrazione della giustizia, nonché il reato di diffamazione aggravata. Il documento prodotto dalla società d’investigazioni di Milano era un insieme di asserzioni ambigue ed allusive. Da questo parte l’inchiesta nazionale. Il report predisposto ad hoc da Equalize, su specifico incarico di Eni, indica presunti rapporti commerciali tra l’avvocato Piero Amara e Mazzagatti. Come accertato dai Pm, le valutazioni contenute nel documento provenivano da “materiale illecitamente acquisito” e modificato per denigrare l’immagine dei target dell’indagine farlocca.

 

Tanto che Gallo -dal colloquio captato dagli inquirenti nel corso delle indagini- al tecnico informatico Samuele Calamucci (entrambi arrestati nell’inchiesta milanese su Equalize) dice: «non vorrei magari che poi facciamo la stessa cosa che abbiamo fatto con Eni, ci troviamo nei guai» facendo specifico riferimento alle conseguenze della denuncia sporta proprio dall’avvocato Abate.

«Siamo stati i primi a inculcare negli inquirenti il dubbio che il contenuto dell’attività investigativa della Equalize non fosse genuino, così come avevamo accertato dallo studio degli atti acquisiti nell’ambito del cosiddetto “complotto Eni” -spiega l’avvocato Vincenzo Abate. Abbiamo quindi subito denunciato i fatti alla Procura di Milano ed a quella di Terni». Da qui parte l’inchiesta e viene fuori la vicenda Equalize: un network di spie che aveva rapporti con mafie e servizi segreti anche esteri, con raccolte informative ed innumerevoli intrusioni illegittime su server e banche dati come è emerso nell’inchiesta della DDA di Milano

«Le informazioni contenute nel report erano prive di ogni aggancio documentale e quindi integravano il reato di diffamazione. L’indagine della D.D.A. ha avuto il merito di appurare come i dati trovati su Mazzagatti, e su tutti gli altri “bersagli” politici, istituzionali ed imprenditoriali dell’agenzia, erano il frutto di una sistematica attività di violazione del server dell’agenzia delle entrate, ma circostanza ancor più grave– conclude l’intuitivo avvocato Abate-, dei data base e dei server delle forze di polizia».

La punta di un pericoloso iceberg che ha cominciato a sciogliersi grazie alla fiamma del dubbio accesa dall’avvocato siciliano.