Sia Javier Milei che Donald Trump con i loro discorsi hanno scosso il Forum di Davos. Nella località svizzera ogni anno si riuniscono i potenti del mondo, quelle elite-globaliste, liberal e collettiviste, che probabilmente ora dopo l’elezione di Trump vedono diminuire il loro potere. Ma non erano così vincenti come qualche complottista aveva fatto credere? Maurizio Milano autore di un interessante pamphlet, “Il Pifferaio di Davos. Il «Great Reset» del capitalismo: protagonisti, programmi e obiettivi”, (D’Ettoris editori, 2024) ha proposto due notevoli interventi su Lanuovabussolaquotidiana presentando i due discorsi, prima quello del presidente argentino e poi quello di Trump. (Contro il Globalismo/1 Terremoto Milei a Davos spara ad alzo zero contro la rivoluzione woke, 27.1.25; Contro il Globalismo/2. Terremoto Trump a Davos, lancia la sua rivoluzione del buon senso, 28.1.25)
Il presidente argentino scuote Davos con un discorso contro la rivoluzione woke. Bordate contro le manie del nuovo secolo, dall’ambientalismo al transgenderismo, passando per l’agenda abortista. Milei fa riferimento all’anno scorso, «Quanto è cambiato in così poco tempo…», dopo un anno dal discorso dirompente del 18 gennaio 2024 in cui aveva messo in guardia l’Occidente dal suicidio culturale ed economico prodotto dalle pseudo-élites globaliste dominanti, liberal e collettivistiche. Se allora “aveva colpito a sciabolate, quest’anno Milei ha tirato fuori l’iconica motosega – scrive Milano – E non ha più parlato come uno sconosciuto economista divenuto presidente di un Paese latinoamericano in stato pluridecennale di default cronico”. Ora ha parlato con più forza, perché non è più solo, fa parte insieme al Presidente Meloni, dell’entourage trumpiano. Non per nulla erano invitati alla cerimonia di giuramento di Trump-Vance lunedì 20 gennaio. Proprio il giorno in cui partiva il Forum economico a Davos. Milei parla quindi in scia alla storica vittoria di Donald J. Trump, che sta già cambiando gli equilibri a livello globale, “con l’ideologia che si scioglie come neve al sole del ritorno al buon senso comune, invocato da Trump nel suo discorso inaugurale”. A Davos il presidente argentino attacca senza mezze parole, «i protagonisti e promotori dell’agenda woke che tanti danni sta facendo all’Occidente… c’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle idee che sono state promosse in forum come questo». «La grande epidemia del nostro tempo che va curata, il cancro che va rimosso è il virus mentale dell’ideologia woke. Questa ideologia ha colonizzato le istituzioni più importanti del mondo, dai partiti e Stati dei Paesi liberi dell’Occidente, alle organizzazioni di governance globale, passando per le istituzioni non governative, le università e i media, oltre a segnare il corso del dibattito globale degli ultimi decenni». Dopo queste parola così chiare possiamo sostenere che l’egemonia globale culturale e politica della sinistra woke si è incrinata e si comincia a intravedere una speranza per il futuro? Milei a Davos non manca di manifestare la sua appartenenza alla Storia dell’Occidente che, “rappresenta l’apice dell’umanità: la terra fertile dove l’eredità greco-romana e i valori giudeo-cristiani hanno piantato i semi di qualcosa di inedito nella storia […] l’Occidente ha potuto liberare la straordinaria capacità creativa dell’uomo, dando inizio a un processo di generazione di ricchezza senza precedenti”. Milei fa una critica aspra nei confronti del wokismo, che ha sostituito la libertà con una falsa idea di liberazione, utilizzando il potere coercitivo dello Stato per redistribuire la ricchezza generata dal capitalismo. “Ogni pilastro della nostra civiltà è stato trasformato in una versione distorta di sé stesso attraverso l’introduzione di meccanismi culturali manipolatori. Dai diritti “negativi” alla vita, alla libertà e alla proprietà, siamo passati a un’infinita quantità artificiale di diritti “positivi”, che possono essere garantiti solo attraverso l’infinita espansione dello Stato”. Su questa base è stato costruito il wokismo, un regime di pensiero unico, sostenuto da diverse istituzioni il cui scopo è quello di penalizzare il dissenso: “il femminismo, la diversità, l’inclusione, l’equità, l’immigrazione, l’aborto, l’ambientalismo, l’ideologia di genere, tra gli altri, sono teste di una stessa creatura il cui scopo è giustificare l’espansione dello Stato attraverso l’appropriazione e la distorsione di cause nobili”. Il workismo per Milei ha stravolto l’idea elementare di preservare l’ambiente per il godimento degli esseri umani, così “siamo passati a un ambientalismo fanatico in cui gli esseri umani sono un cancro che deve essere eliminato, e lo sviluppo economico è poco meno che un crimine contro la natura… non a caso gli stessi promotori di queste narrative sono anche i principali sostenitori dell’agenda sanguinaria e distruttiva dell’aborto, un’agenda basata sulle premesse malthusiane secondo cui la sovrappopolazione distruggerà la Terra e, di conseguenza, è necessario adottare meccanismi di controllo demografico». Inoltre Milei attacca anche l’agensa LGBT, sostenuta dalle ste istituzioni. Agenda che cerca di imporci che le donne siano uomini e gli uomini siano donne solo perché così si auto-percepiscono. Sul tema dell’immigrazione afferma che «dal tentativo di attrarre talenti stranieri per promuovere lo sviluppo, si è passati all’immigrazione di massa motivata non dall’interesse nazionale ma dal senso di colpa. Poiché l’Occidente è la presunta causa di tutti i mali della storia, deve redimersi aprendo le sue frontiere al mondo intero, culminando necessariamente in una colonizzazione al contrario, che sembra più un suicidio collettivo». So che mi sto dilungando ma l’intervento del presidente argentino merita grande attenzione.
Il wokismo nelle università, domina le cattedre delle università più prestigiose del mondo, addestra le élites dei nostri Paesi a sfidare e negare la cultura, le idee e i valori che ci hanno reso grandi, danneggiando ulteriormente il nostro tessuto sociale. “Cosa ci resta per il futuro se insegniamo ai nostri giovani a vergognarsi del nostro passato? Si domanda Milei. Tutto questo paradossalmente è iniziato dopo la caduta del Muro di Berlino, quando i Paesi liberi non avevano più avversari da sconfiggere.
Milei non ha timori referenziali di denunciare chi, in Occidente, “per decenni ha venerato un’ideologia sinistra e assassina come se fosse un vitello d’oro, e avete mosso cielo e terra per imporla sull’umanità”. Milano sottolinea che su queste affermazioni nessuno ha applaudito. E’ probabile che nessuno era innocente. Milano osserva che finora nessuno aveva condannato in maniera così esplicita il “Great Reset” di Davos. E l’attacco frontale, e brutale, prosegue, scrive Milano: «Questa stessa organizzazione, e anche le organizzazioni sovranazionali più influenti, sono state promotrici di questa barbarie… Se sei bianco, allora devi essere razzista. Se sei uomo, sicuramente sei misogino o membro del patriarcato. Se sei ricco, sei un crudele capitalista. Se sei eterosessuale, devi essere etero normativo, omofobo o transfobico. Per ogni obiezione, hanno pronta un’etichetta, che cercano poi di censurare sia con mezzi di fatto che attraverso vie legali. Perché sotto il discorso sulla diversità, sulla democrazia e sulla tolleranza che dichiarano di difendere, si nasconde in realtà il desiderio manifesto di eliminare il dissenso, la critica e, in ultima analisi, la libertà».
Il discorso di Milei continua, con la domanda:“Che tipo di società può nascere dal wokismo?”. Sottolineo soltanto qualche passaggio interessante, tipo se l’Occidente vuole progredire deve ridurre drasticamente le dimensioni dello Stato che è diventato ormai un Leviatano, che tutti subiamo. Oltre a Milei, in presenza, a Davos hanno dovuto sorbirsi anche la videoconferenza di Trump, ancora più minacciosa: a questa sarà dedicato il mio prossimo intervento.
DOMENICO BONVEGNA
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