Centro Teatrale Bresciano: Se dicessimo la verità. Ultimo capitolo

Torna a grande richiesta lo spettacolo Se dicessimo la verità. Ultimo capitolo di Emanuela Giordano e Giulia Minoli: un’opera–dibattito sulla legalità che le autrici definiscono “una ‘ragionata’ provocazione contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire”.

Una produzione firmata Centro Teatrale Bresciano di teatro civile, un testo vivo, che si rinnova e si nutre delle tante vicende e persone che a ogni passaggio ne arricchiscono i contenuti e la drammaturgia.

In scena per la cinquantunesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata L’arte è pace, Se dicessimo la verità. Ultimo capitolo sarà al Teatro Renato Borsoni di Brescia (Via Milano, 83) il 12 e il 13 febbraio 2025, entrambi i giorni alle ore 20.30. I biglietti sono esauriti. A partire da mezz’ora prima dell’inizio di ogni recita, verrà stilata una lista d’attesa – redatta in ordine d’arrivo presso il Teatro Borsoni – per la messa in vendita di eventuali biglietti di rinunciatari.

Nato da un’idea di Giulia Minoli, lo spettacolo vede la drammaturgia di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, la regia di Emanuela Giordano, le musiche originali di Tommaso Di Giulio; sul palcoscenico, Anna Manella, Simone Tudda, Lucia Limonta, Daniele Molino. Una produzione Centro Teatrale Bresciano, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione TRG, che gode del patrocinio di Fondazione della Comunità Bresciana ed è parte integrante de Il Palcoscenico della legalità, un progetto di CCO-Crisi Come Opportunità.

Se dicessimo la verità. Ultimo capitolo è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano, ABP Nocivelli.

Da dieci anni l’opera-dibattito sulla legalità di Minoli e Giordano attraversa l’Italia raccontando storie di resistenza e lotta alla criminalità organizzata.

Le autrici si concentrano sul nostro presente, minacciato da una “distrazione di massa” che lascia ancora maggior spazio al potere criminale, alla “prassi” corruttiva come modus vivendi. Raccontano gli aspetti meno conosciuti del fenomeno mafioso, quelli che riguardano la globalizzazione, l’alta finanza, i cosiddetti uomini cerniera, professionisti accreditati che fanno da tramite tra il crimine e le amministrazioni pubbliche, gli imprenditori in difficoltà e i sempre più spregiudicati sistemi di investimento. Al centro la ‘ndrangheta che si è insediata al Nord Italia, minacciando l’assetto urbanistico del territorio, le sue regole sociali, la sua storia “sana”.

Uno spettacolo potente, dove le storie sono quelle dei figli delle vittime, del giornalismo impegnato, di imprenditori testimoni di giustizia, di professori e associazioni che osservano e studiano il fenomeno, archetipi umani che sintetizzano la complessità di un problema che non può più essere affrontato tracciando con sicurezza una linea di demarcazione tra chi è “contaminato” e chi non lo è.