La storia di Carola Baudo. L’intelligenza di una donna in continuo dialogo con i lettori

“Mi chiamo Carola Baudo e la mia vita è da sempre strettamente connessa con i libri. Ho iniziato da piccolina a leggere e da lì, non ho più smesso. Amo scrivere e dare forma ai miei pensieri infatti, in questi anni, ho scritto per alcuni blog letterari (Culturificio, Le parole a colori, Strade di Roma) ponendo sempre l’accento sulla letteratura, sugli autori e sulla realtà delle librerie indipendenti romane.

Nel 2016 ho pubblicato il mio primo romanzo, Zaira (Ed. Epsil), ripubblicato nel 2023 in una nuova versione con Jolly Roger Edizioni”.

Ma chi è veramente Carola? Editor, Correttrice Bozze, Scrittrice?

“Ho fatto della mia passione più grande – i libri – il mio lavoro. Dopo essermi specializzata in Editoria e Scrittura, lavoro nel campo editoriale a contatto con case editrici e autori. Sono una lettrice onnivora, dall’agro della saggistica al dolce dei romanzi fino ai grandi classici. Ovunque vada, ho sempre un libro e un taccuino in borsa”.

Carola Baudo

Carola, qual è il punto di partenza della tua storia?

Per me, non esiste un punto di partenza ma tanti piccoli traguardi. Ad oggi, sono più consapevole di ciò che sono e che voglio essere, e lavoro sodo ogni giorno per questo. Scrivo e leggo sin da piccolina, mi sono laureata (Lettere Moderne – Editoria e Scrittura) per poter lavorare con i libri e continuo a studiare Scrittura tutt’ora. Ho pubblicato Zaira e ho concluso la stesura del secondo romanzo: piccoli tasselli che compongono un puzzle più grande.

Svelaci le fragilità, le passioni di Zaira, la protagonista del tuo romanzo. Mi ha sempre affascinato la coesistenza di tante anime, spesso diverse, nelle donne. 

 Zaira è una donna di vent’anni, studentessa universitaria e cameriera. Il suo passato l’ha resa più forte ma torna sempre a tormentarla durante la notte e, come succede alle anime fragili che si aggrappano a ciò che può renderle felici, così fa lei. Non riesce a dimenticare il suo più grande amore e, nel frattempo, scopre un’atroce verità sulla sua famiglia. Zaira segue un percorso di trasformazione interiore che il lettore può seguire attraverso un flusso di coscienza quasi ininterrotto, una fragilità che poco a poco si fa sempre più forte fino a farle prendere una decisione per essere felice.

Quali sono, secondo te, le lacune nella narrazione del femminile?

 Spesso, si fa il terribile errore di associare la narrazione femminile al genere rosa o al romance ma non si può ridurre tutto a questo. Le scrittrici, così come gli scrittori, possono scrivere di qualsiasi cosa vogliano, il problema principale è come queste cose vengano percepite dalla società. Se un buon romanzo proviene da un autore, è un best-seller; se proviene da un’autrice allora viene setacciato alla ricerca di un cavillo che possa metterla in difficoltà.

Se ti fermi un attimo a riflettere, chi sono le persone a cui ti sei sentita vicino, che ti hanno ispirata?

Se penso alle autrici che mi hanno formata e che mi hanno spalancato le finestre sul mondo della scrittura direi Jane Austen, Virginia Woolf, Natalia Ginzburg, Tea Ranno, Valeria Viganò. Ciascuna a suo modo mi ha affascinata con il proprio particolare stile di scrittura ed io, come una spugna, ho cercato di prendere quanto più possibile.

Sono dell’idea che gli artisti devono usare la loro creatività per guarire ogni ferita. In te quante anime convivono? In quale ti rispecchi meglio?

La scrittura per me è totalizzante. È la cura, il rimedio, lo strumento, la parola, la lingua tagliente. Grazie a lei, io posso essere ciò che voglio e posso coniugare tutte le sfumature che mi attraversano, dalla più fragile alla più potente, non ce n’è una in cui io mi identifichi maggiormente.

L’arte, la musica, i libri possono essere una sorta di riscatto o sono semplicemente un percorso naturale di una persona sensibile?

Possono essere entrambe le cose ma anche tutto il contrario. Non è detto che una persona sensibile trovi appagamento in un libro o nella pittura. Quello che credo è che l’arte, la musica, i libri possono essere dei validi strumenti per comunicare meglio agli altri ciò che siamo.

Nella tua bio scrivi che insieme alla fotografa Federica Girardi, hai ideato e realizzato Le Muse Letterarie, un blog dedicato alla letteratura, cultura e arte. C’è qualcosa che ti stupisce ancora, oltre ai legami che costruisci con i tuoi lettori?

Mi stupisce la gentilezza, il rispetto, le cose fatte per bene, autentiche, l’empatia verso il prossimo, l’innocenza dei bambini, l’amore smisurato degli animali.

Quando ripensi ai tuoi inizi che cosa ti viene in mente? Chi erano i tuoi miti da bambina?

Se torno indietro con la memoria, vedo una bambina con la frangetta, la testa sempre china su un libro o su un quaderno ma con una forza d’animo capace di smuovere montagne. A quella bambina devo tutto. Ho già risposto in parte sopra ma, senza indugi, Jane Austen è stata la mia eroina per tanti, tantissimi anni.

Quanto è importante in una scrittrice il valore dell’autostima?

Fondamentale. Se non credessi così fortemente nelle mie parole, non potrei fare questo mestiere.

Con quello che succede in Italia, che valore dai alla parola identità?

È importante, secondo me, non perdersi dietro le mode e le frivolezze ma ricordarsi sempre chi si è e da dove si viene. Io me li ricordo ancora i sacrifici di dovermi dividere tra studio universitario e lavoro full-time, ragion per cui non posso non prendere seriamente il mio percorso. Identità è anche rispettarsi, soprattutto per ciò che si è vissuto.

Una volta che scrivi la parola fine in una “storia” (reale o scritta) che cosa scopri di te?

Scopri che non sei più la stessa di quando hai iniziato. Quando ho terminato la stesura di Zaira ero svuotata e stordita e poi, a rileggerlo dopo tanto tempo, mi sentivo quasi un’estranea rispetto a quello che avevo scritto. Ecco, scopri che sei cambiata.

Chiudiamo con un desiderio: ti piacerebbe interpretare Zaira al cinema?

Mi piacerebbe molto vedere Zaira sul grande schermo, interpretata da una giovane attrice. Io resterei dietro le quinte, come è giusto che sia.