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De Palma interviene sulla brutale aggressione di Tor Vergata, dove un infermiere del pronto soccorso, domenica sera, è stato colpito con un calcio in pieno volto e ha riportato la frattura del setto nasale e 30 giorni di prognosi.
«Intollerabile che quella di costituirsi parte civile, da parte delle aziende sanitarie, sia ancora oggi un’opzione. I pazienti sono esasperati, i pronto soccorsi italiani sono un vulcano in eruzione. Rischiamo davvero la tragedia se non vengono rafforzati numericamente i presidi delle forze dell’ordine e soprattutto se non si snelliscono i carichi degli ospedali, rilanciando i presidi del territorio».
Roma – «Siamo arrivati ai calci in faccia e ai setti nasali rotti? E’a questo che si è ridotto il lavoro degli infermieri e di tutti gli altri professionisti sanitari nel nostro Paese? È davvero questa la realtà degli ospedali italiani?».
Così il Nursing Up denuncia con indignazione e profonda preoccupazione l’ennesima brutale aggressione ai danni di un infermiere, avvenuta nella serata di domenica 9 febbraio, al pronto soccorso del Policlinico Tor Vergata di Roma.
Le cronache ci raccontano che un infermiere di 47 anni, intervenuto per aiutare delle colleghe a gestire un paziente agitato, è stato colpito con un violento calcio in pieno volto, riportando la frattura del setto nasale. Una scena da bollettino di guerra, certamente non più un episodio isolato ma la tragica quotidianità di chi lavora in prima linea negli ospedali italiani.
«Non si tratta di un fatto eccezionale. La violenza nei nostri pronto soccorsi è ormai sistematica, una piaga che nessuno sembra voler affrontare con la dovuta serietà. Il personale sanitario è sempre più solo, esposto a pericoli inaccettabili», dichiara Antonio De Palma, Presidente del Sindacato Nursing Up.
«Le aziende sanitarie non possono più restare a guardare! In questo caso l’azienda di Tor Vergata ha deciso, di sua sponte, di costituirsi parte civile, ma sia chiaro non accade sempre. Chiediamo da tempo che le aziende siano obbligate per legge a costituirsi parte civile nei processi contro gli aggressori, per dare un segnale chiaro e forte: colpire un infermiere significa colpire lo Stato stesso!. Un ritardo istituzionale intollerabile, che lascia i lavoratori sanitari ancora più esposti.
Nello stesso tempo, continua De Palma, considerato lo stato di esasperazione dei pazienti, occorre inevitabilmente rafforzare numericamente i presidi delle forze dell’ordine e garantire, ovunque, la presenza di agenti h24. Inoltre, è chiaro che la rabbia dei cittadini, di certo non giustificabile, è legata ai disservizi dei reparti, su tutti quelli di emergenza urgenza. Per tanto occorre rilanciare la sanità di prossimità per snellire il caos dei pronto soccorsi e garantire alla collettività la serenità di tempi di attesa dignitosi e soprattutto la presa in carico solo dei casi più gravi, lasciando gli altri alle strutture territoriali, afferma ancora De Palma
Il Nursing Up ribadisce con forza la necessità di un’azione preventiva concreta. «Non bastano sterili misure post-aggressione come l’arresto in flagranza di reato, servono protocolli chiari, maggiore sicurezza, maggiori risorse per la gestione dei pronto soccorsi e dei servizi di emergenza e 118.
È il sistema sanitario nel suo complesso a ritrovarsi sull’orlo di un precipizio, e chi ne paga il prezzo più alto siamo noi professionisti sanitari, ogni giorno, a ogni turno».
«C’è chi dice che gli infermieri sono ormai carne da macello! Certo è che non possiamo continuare a lavorare nella paura di non tornare a casa sani e salvi!. Calci in faccia, capelli strappati, coltelli e manganelli.
Chi difende chi ci difende? Chi impedirà che presto o tardi un’aggressione, Dio non voglia, sfoci in tragedia?», conclude De Palma.