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“Il riordino del gioco pubblico deve essere la priorità per l’agenda di tutti gli attori coinvolti, non c’è alcun dubbio! Eppure voglio chiarire subito un concetto fondamentale: gioco legale e gioco illegale non sono la stessa cosa. Ostacolare e stigmatizzare il primo, significa fare un regalo al secondo, a chi lucra sulla pelle delle persone”.
Così Emmanuele Cangianelli, Consigliere Delegato FIPE Confcommercio per i giochi pubblici e Presidente EGP FIPE, tra i relatori del convegno organizzato dall’Intergruppo Parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo e dalla Fondazione Bruno Buozzi, tenutosi oggi presso la Camera dei Deputati.
“Quello che stiamo trattando è un tema delicato – continua Cangianelli – e servono analisi precise e strategie condivise da tutti gli stakeholder coinvolti: istituzioni, enti locali, sanità pubblica, filiera e associazioni del terzo settore. Ad oggi sappiamo che gli approcci restrittivi indiscriminati si sono rivelati inefficaci. Le limitazioni geografiche e temporali, ad esempio, non hanno fornito risultati univoci, mentre la ulteriore riduzione dei punti vendita ed il mantenimento di limitazioni orarie solo su alcuni prodotti continueranno a spostare il gioco, non a ridurlo, soprattutto verso nuove forme non regolamentate od irregolari, quando non in circuiti illegali ed in massima parte incontrollabili”.
“Sulle priorità non ci sono dubbi: vanno tutelate legalità e quindi salute pubblica, così come la sostenibilità economica di un settore che, guardando solo agli apparecchi da gioco, alle scommesse ed al bingo nei punti vendita genera un gettito erariale di quasi 6 miliardi di euro e genera reddito per oltre 90.000 occupati. Le soluzioni che proponiamo – conclude il Presidente EGP FIPE – sono molto pratiche. Serve puntare decisamente sulla formazione degli operatori con un programma unico nazionale, sull’autoesclusione (nella quale ci sono già oltre 150.000 soggetti auto esclusi dal gioco online) e, con essa, sulla concreta promozione di una cultura del gioco consapevole. Occorre quindi aumentare la capacità di filtro di accesso ai giochi, anche con soluzioni tecnologiche sui terminali self-service, per tutelare i minori e per consentire l’implementazione dell’auspicata autoesclusione in tutti i giochi fisici. Insomma, bisogna lavorare per concertare obiettivi comuni tra tutti gli stakeholders e definire rapidamente un quadro distributivo chiaro: il futuro della legalità e della salute dei consumatori nel settore dei giochi dipende dalla capacità di bilanciare rigore normativo, tutela sociale e libertà economica”.
I numeri di un settore in evoluzione
Negli ultimi anni in Italia le ricerche del CNR ed analisi demoscopiche di istituti privati contano almeno 20,5 milioni di giocatori, di cui tra 4 e 4,2 milioni utilizzatori del canale online. Un numero che dimostra come il gioco sia una realtà in rapida trasformazione: le restrizioni imposte ai punti fisici – tra distanziometri, limiti orari e chiusure forzate, soprattutto durante la pandemia – hanno favorito un passaggio al gioco online, del tutto “a distanza” o supportato dalle ricariche in contanti nei punti vendita, con effetti economici molto evidenti. La raccolta relativa al canale digitale è quasi triplicata dall’ultimo anno pre-covid: 36 miliardi nel 2019 ed oltre 90 nelle previsioni 2024. Al contrario, il gioco fisico ha subito, nello stesso periodo, un netto calo del 12%, passando da 74 a 65 miliardi di raccolta, trainato in negativo dalla filiera degli apparecchi da intrattenimento AWP e VLT, che ha visto uscire dal comparto negli ultimi 4 anni circa 9.000 aziende, ma anche quasi 1,5 miliardi di gettito erariale.
Anche in termini di spesa effettiva (quanto rimane nelle filiere al netto delle vincite e prima dei prelievi erariali), si registra un trend molto simile. Nel confronto tra il 2019 ed i primi preconsuntivi del 2024, la spesa del mercato regolamentato è salita (circa il 9%), a fronte però di grandi differenze tra i diversi canali: apparecchi e sale bingo sono in perdita, le scommesse e le lotterie crescono nella media dell’intero mercato ed esplode il gioco registrato nelle concessioni “a distanza”.
Per quanto riguarda i numeri del gioco patologico in Italia, circa 800.000 persone sono considerate giocatori problematici, ad alto rischio, mentre sono 1,2 milioni i minori coinvolti. Numeri che confermano che il problema, seppur molto serio, è circoscritto a circa il 10% dei consumatori, ai quali rivolgere politiche mirate e ben più solide di quelle fino ad oggi messe in campo.