Animali in Costituzione, facciamo il punto

A tre anni dall’inserimento del principio della tutela degli animali nella Costituzione, Legambiente presenta la prima analisi sull’attività di intervento legislativa: quasi l’80% degli atti approvati non rispetta il principio costituzionale richiamato dall’art.9  e solo il 20,5% è in linea con la riforma del 2022

Animali d’affezione al centro delle proposte positive, quelli selvatici ancora privi di un’efficace e proporzionata tutela penale. Il bracconaggio punito solo con un’ammenda. Meglio dell’Italia, fanno Indonesia, Sudafrica e Thailandia, dove si va dai 12 ai 40 anni di carcere per il delitto di bracconaggio. 

Alla Camera e al Senato le proposte di legge che chiedono di perseguire il principio costituzionale sono numerose ma quasi tutte “trattenute” ai nastri di partenza. 

Legambiente a Governo e Parlamento: “lavorare per la piena applicazione del principio costituzionale sbloccando l’iter delle leggi migliorative per la tutela degli animali oggi in stallo.  Tre le azioni legislative prioritarie: approvare il delitto di bracconaggio, come prevede la direttiva europea del 2024 sulla tutela penale dell’ambiente, un’etichetta “Cage free” per allevamenti più rispettosi  del benessere animale e cure veterinarie accessibili a tutti”. 

In Italia strada ancora in salita per la tutela degli animali. A fare un punto a tre anni dall’inserimento della tutela degli animali tra i principi fondamentali della Costituzione con l’art.9, è Legambiente, con un’analisi inedita sull’attività di intervento legislativo: su 617 atti legislativi definitivamente approvati da metà febbraio 2022 al 31 gennaio 2024, sono 91, appena il 14,75%, quelli in cui si parla di animali. Ma andando a stringere il cerchio, di questi 91 quasi l’80% dei provvedimenti approvati in questi tre anni non ha dato seguito al principio costituzionale: in particolare il 67,12% degli atti legislativi non ha tenuto conto di questa novità costituzionale e il 12,33% è andato addirittura contro, peggiorando la tutela per gli animali. Solo il 20,55% degli atti approvati è andato nella direzione indicata dall’art. 9 della Costituzione. Altro alert, riguarda lo stallo in cui si trovano nuove proposte e disegni di legge: quelli migliorativi (64 pdl e 10 ddl) sono al momento quasi tutti bloccati. E parlando di animali, quello che emerge dall’analisi di Legambiente, è che a livello politico l’attenzione maggiore si concentra sugli animali d’affezione. Gli animali selvatici sono invece più quelli “sotto attacco” a causa del bracconaggio e ancora privi di un’efficace e proporzionata tutela penale, a partire dalle specie protette. 

Per scattare questa fotografia Legambiente ha analizzato le banche dati della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, per vedere come i nuovi principi fondamentali costituzionali siano entrati (con le norme già approvate) o stiano bussando alla porta, con le proposte presentate, nell’ordinamento giuridico. L’analisi, che va dal 12 febbraio 2022 al 31 gennaio 2024, ha compreso le proposte avanzate dai Governi Draghi e Meloni, dai Gruppi parlamentari, dai singoli Parlamentari, nonché da iniziative di legge popolare o dei Consigli regionali. Tra gli atti approvati, parliamo di leggi, decreti legislativi, decreti-legge, decreti del presidente del Consiglio dei ministri e decreti ministeriali.  

Con questa analisi, Legambiente vuole lanciare un chiaro invito a Governo e Parlamento per il rispetto del principio costituzionale in fatto di tutela degli animali, superando i ritardi accumulati in questi tre anni per la sua concreta attuazione e sbloccando l’iter delle diverse proposte di legge migliorative in stallo alla Camera e al Senato. Tre le azioni prioritarie legislative che indica l’associazione chiedendo: 1) lo stop al bracconaggio con l’inserimento nel Codice penale del delitto di bracconaggio con pene da tre a sei anni di reclusione, estendendo la sanzioni anche ai traffici di specie protette, come previsto dalla direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente; 2) un’etichetta “Cage Free” per i prodotti di origine animale che, con chiarezza e trasparenza, permetta la libera scelta ai consumatori e aiuti gli allevatori che investono in pratiche più rispettose del benessere degli animali; 3) cure veterinarie accessibili a tutti attraverso un Piano nazionale, approvato in Conferenza Stato-Regioni, per l’assunzione di veterinari pubblici, il sostegno alle cure veterinarie delle famiglie e la sterilizzazione dei randagi, come previsto dalla legge 281/1990 ma mai efficacemente attuato. 

Atti legislativi e categorie animali: Guardando ai differenti gruppi di animali (d’affezione, da reddito, selvatici) interessati dagli atti legislativi approvati è emerso che per gli animali d’affezione un terzo (il 33,33%) è stato migliorativo, oltre la metà (il 55,55%) non ha tenuto conto della novità costituzionale e solo uno su dieci (l’11,11%) è stato peggiorativo. Per gli animali da reddito, meno di 2 su dieci (il 18,82%) sono stati migliorativi, sette su dieci (il 71,79%) non hanno tenuto conto della novità costituzionale e il 15,38% è stato peggiorativo. Per gli animali selvatici, meno di 2 su dieci (il 16,67%) sono stati migliorativi, quasi sette su dieci (il 69,44%) non hanno tenuto conto della novità costituzionale e il 13,89% è stato peggiorativo 

Tra le leggi migliorative, ad esempio, vi sono la legge del 17 maggio 2022, n. 60, la cosiddetta Salvamare, che prevede disposizioni per tutelare l’ecosistema marino dall’abbandono dei rifiuti e la legge 25 novembre 2024 n.177, sugli interventi di messa in sicurezza stradale con delega al Governo per la revisione del codice stradale, che prevede pene – come il carcere e il ritiro della patente – per l’abbandono degli animali. Tra le leggi peggiorative, ad esempio, la legge di bilancio 2022 che ha previsto la caccia in parchi, aree protette e zone urbane e la legge di bilancio 2024 che ha aumentato i rischi di caccia a specie in cattivo stato di conservazione e in periodi di migrazione.  

Focus animali selvatici e bracconaggio: In Italia, ricorda Legambiente, le specie animali selvatiche, anche quando particolarmente protette e a rischio di estinzione, sono prive di efficace e proporzionata tutela penale dal bracconaggio e dai traffici illeciti, come prevede, invece, la direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente. Nella Penisola la più grave fattispecie di reato di bracconaggio prevista dalla normativa vigente, ossia l’uccisione dell’Orso bruno marsicano, prevede un’ammenda da 4mila a 10mila euro. Eppure, il valore di una specie a rischio di estinzione è ben maggiore di quello previsto da questa ammenda. Per tutte le altre specie animali protette, a chi commette bracconaggio in Italia, lo Stato “minaccia”, al massimo, ammende da 1.000 e 2.000 euro. Nel resto mondo, sono diversi gli Stati che fanno meglio dell’Italia in fatto di tutela di animali selvatici: l’Indonesia per bracconaggio prevede condanne fino a 12 anni di pena detentiva, il Sudafrica fino a 29 anni di reclusione e la Thailandia addirittura fino a 40 anni di carcere. 

“L’Italia in fatto di tutela degli animali – sottolinea Antonino Morabito, responsabile nazionale benessere animale di Legambiente – con il voto parlamentare all’unanimità nel 2022 ha dato un bellissimo segnale all’Europa e al mondo intero: l’ha pienamente integrata nei principi fondamentali della Costituzione, accendendo il faro che deve illuminare la strada da seguire per tutta la produzione legislativa. Purtroppo, sino ad oggi, non stato così e i dati che emergono da questa ricerca lo dimostrano. A tutte le forze politiche chiediamo un’assunzione di responsabilità per la piena attuazione del principio costituzionale richiamato dall’art.9, a partire dal ridurre l’enorme divario esistente tra noi e altri Paesi nel deciso contrasto normativo al bracconaggio e alle organizzazioni criminali che vi lucrano. L’effettiva ed efficace tutela degli animali coincide anche con la tutela della salute delle persone e dell’ambiente”.  

Governi a confronto: Dall’analisi di Legambiente emerge che il Governo Draghi (finora) “batte” il Governo Meloni per rispetto dei principi costituzionali a tutela degli animali. Di 73 atti complessivi (che ricomprendono i 18 decreti leggi approvati e successivamente convertiti in legge), 20 atti legislativi sono stati approvati negli ultimi otto mesi del Governo Draghi (il 27,40%), mentre 53 sono stati approvati nei primi ventiquattro mesi del Governo Meloni (il 73,60%). Il Governo Draghi (in 8 mesi) ha approvato il 40% di atti legislativi migliorativi per la tutela degli animali, il 60% privi di variazione dello status quo e nessun atto peggiorativo. Il Governo Meloni (in 24 mesi) ha approvato il 13,21% di atti legislativi migliorativi, il 69,81% senza variazione dello status quo ma ben il 16,98% peggiorativi per la tutela degli animali.  

Camera e Senato, focus Partiti: Alla Camera dei deputati, al primo posto, con il 60,94% dei testi presentati con taglio migliorativo, è il Gruppo Misto, seguito al secondo posto e a parimerito con il 7,81%, da Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e MoVimento 5 Stelle (M5S), al terzo posto, con il 6,25%, dalla Lega Salvini Premier (LEGA). Accorpando le proposte di legge che non incidono sullo status quo con quelle peggiorative, al primo posto si trova, con il 27,77% delle proposte presentate, il Gruppo di Fratelli d’Italia (FdI), seguito al secondo posto, con il 22,22%, dalla Lega Salvini Premier (LEGA) e al terzo posto, con l’11,11% di proposte presentate, dal Partito Democratico (PD-IDP). Infine, alla Camera è presente anche una proposta peggiorativa non in capo ai Gruppi ma al Consiglio regionale FVG. 

Al Senato, è al primo posto, con il 70% delle proposte con taglio migliorativo, il Gruppo del MoVimento 5 Stelle (M5S), seguito al secondo posto, con il 20,00%, la Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione (LSP-PSd’Az) e al terzo posto, parimerito con il 10% il Gruppo Misto e Per le Autonomie (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN). Accorpando i disegni di legge che non incidono sullo status quo con quelli peggiorativi, al primo posto si trova, con il 50,0% dei testi presentati, la Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione (LSP-PSd’Az), seguito al secondo posto, con il 25%, da Fratelli d’Italia (FdI). Infine, al Senato sono presenti due proposte peggiorative non in capo ai Gruppi parlamentari ma una è del Consiglio regionale FVG e una del Governo. 

FOCUS Parlamentari primi firmatari: Secondo l’analisi di Legambiente, alla Camera dei deputati in fatto di proposte di legge migliorative presentate è al primo posto, con il 62,5% delle proposte presentate, l’on. Michela Vittoria Brambilla (NM(N-C-U-I)M-CP), seguita con il 3,12% e a parimerito dall’on. Sergio Costa (M5S), l’on. Eleonora Evi (PD-IDP) e l’on. Luana Zanella (AVS). Invece tra le proposte peggiorative, al primo posto si trovano, parimerito con il 20%, l’on. Maria Cristina Caretta (FdI) e l’on. Stefano Vaccari (PD-IDP). Al Senato della Repubblica, in fatto di disegni di legge migliorativi presentati è al primo posto, con il 30% dei testi presentati, la sen. Alessandra Maiorino (M5S), seguita a parimerito da sette senatrici e senatori con il 10%. Invece, tra le proposte peggiorative è saldamente in testa con il 40% il sen. Bartolomeo Amidei (FdI), seguito parimerito con il 20% dai sen. Gian Marco Centinaio (LSP-PSd’Az), Giorgio Maria Bergesio (LSP-PSd’Az) e Paolo Tosato (LSP-PSd’Az).