GERMANIA: IL “MURO” CONTRO L’ADF DI ALICE WEIDEL

Condivido l’analisi del professore Eugenio Capozzi sul deficit di democrazia in Europa, in particolare in Germania e Francia, che essendo l’asse che governa di fatto l’Europa si estende alla Commissione europea e alle varie burocrazie. (Elezioni. Germania, il “muro” contro Afd dimostra che Vance aveva ragione 25.2.25, Lanuovabussola.it).

E’ successo ancora una volta le indicazioni degli elettori vengono ignorate e si ripropone l’alleanza tra i democratici cristiani e i grandi sconfitti nelle urne, i socialdemocratici di Olaf Scholz. “Si conferma la regressione della democrazia e il potere di élites che censurano le idee dei loro cittadini”. Pertanto, “i risultati delle elezioni tedesche rappresentano un ulteriore colpo alla credibilità, già parecchio incrinata, della classe politica che per molti decenni si è alternata al governo del Paese più popoloso, ricco e influente dell’Europa continentale”. Questo responso elettorale è l’ennesima prova che,  gli elettori forniscono un risultato inequivocabile e chiaro, ma il sistema politico vigente non ne terrà conto, lo aggirerà, e produrrà risultati in totale contrasto con esso. Anche Stafano Fontana ha espresso la stessa tesi, “Le elezioni in Germania hanno dimostrato ancora una volta che la democrazia europea ha alla base una finzione. I partiti perdenti governeranno, molto probabilmente, con il partito vincitore. Magie non casuali, ma figlie dell’idea di democrazia di filosofi come Kelsen, fautore di una dottrina senza valori”.(Ideologia politica. Le elezioni in Germania e la democrazia come finzione, 26.2.25, Lanuovabq.it)

“In Germania da quando è comparsa sulla scena politica la formazione politica di destra sovranista Alternative für Deutschland il sistema politico è letteralmente impazzito, perché contro di essa è stata messa in atto, da parte delle altre forze, una rigida conventio ad excludendum, imperniata sulla sua grossolana demonizzazione come partito antidemocratico, eversivo, addirittura neo-nazista”. E’ la stessa strategia utilizzata per escludere e per combattere altri partiti della nuova destra europea, definendoli con disprezzo, di “estrema destra” come il Rassemblement National di Marine Le Pen, Fratelli d’Italia e la Lega, Diritto e Giustizia in Polonia, Fidesz di Orban in Ungheria, Vox in Spagna e via di questo passo.

Nonostante questa campagna di demonizzazione e di emarginazione queste forze politiche populiste/sovraniste di “estrema Destra”, vincendo le elezioni, sono riuscite a conquistare il governo nei Paesi Bassi, in Polonia e in Ungheria, formando coalizioni con altri partiti. Mentre in Francia e Germania,“pur di non permettere alle destre presunte “estreme” di andare al potere hanno escogitato gli espedienti più acrobatici e formato le alleanze più improbabili, rivendicando anche esplicitamente l’imperativo di attuare un vero e proprio “cordone sanitario” o “muro” contro i presunti “nuovi barbari.

Così ha fatto l’anno scorso il presidente transalpino Emmanuel Macron indicendo elezioni anticipate dopo il successo di Marine Le Pen alle europee, e poi coalizzando al secondo turno di votazione in ogni collegio il suo partito con tutte le sinistre per strappare al RN la maggioranza, a costo di ritrovarsi con il rebus di maggioranze di governo pressoché impossibili, e dunque con esecutivi fragilissimi e lo spettro sempre incombente di nuove consultazioni. E così in Germania ha annunciato, fin dalla campagna elettorale, il candidato cancelliere dell’Unione CDU/CSU Friedrich Merz, che ha promesso di non cercare l’alleanza di AFD dopo il voto, nonostante i sondaggi prevedessero una grande affermazione del partito di Alice Weidel.

Sostanzialmente si tratta della stessa prassi “attuata dalle famiglie politiche mainstream anche a livello dell’Unione, con la perdurante esclusione, dopo le elezioni europee, delle destre sovraniste vincitrici dalla maggioranza per la Commissione (salvo l’accordo con la Meloni) e la riconferma della presidenza di Ursula von der Leyen, quasi come se nulla fosse successo. In pratica siamo alla politica dell’assurdo. “In un Paese normale, e in un continente normale, – scrive Capozzi – non ci sarebbero dubbi su chi abbia vinto, e su quale direzione gli elettori abbiano indicato: la Germania ha svoltato decisamente a destra”. La somma tra i voti della CDU/CSU (28,5%) e quelli di AFD (20,8%) è del 49,3%, l’incremento di consensi più grande è proprio quello della destra sovranista della Weidel (+10,42, raddoppiati, contro il 4,38 dei democristiani), e la somma dei seggi conquistati dai due partiti raggiungerebbe ampiamente la maggioranza nel Bundestag (208 + 152, 360 su 630).
I socialdemocratici sono i grandi sconfitti, perdendo il 9,29% e scendendo al 16,41%; i Verdi calano di più di 3 punti all’11,61%, i liberali addirittura restano sotto la soglia di sbarramento e fuori dal Parlamento federale. L’unica altra forza a guadagnare seggi è la sinistra radicale Linke. Dal voto tedesco, emerge un dato impressionante: la Germania è praticamente spaccata in due, secondo la vecchia divisione tra le due Germanie: CDU/CSU vincono ovunque a Ovest, AFD vince ovunque a Est.

Merz conferma la conventio ad excludendum verso la Weidel, e si appresta a cercare di formare una “grande coalizione” con i perdenti socialdemocratici, che avrebbe una maggioranza estremamente incerta (328 seggi, appena 13 sopra il 50%). Ancora una volta, le istanze rappresentate da un partito di destra sovranista vengono ignorate e respinte, disprezzando la parte di società che le affida ad esso. E si ripete quello che ha scritto tanti anni fa per l’Italia, il professore Roberto De Mattei in un agile saggio, Il Centro che ci portò a sinistra”, Edizioni Fiducia (Pag. 95; e.8; 1994)

Il voto dei tedeschi a Alternative für Deutschland (AFD), esprime soprattutto le richieste e preoccupazioni delle aree più economicamente disagiate del Paese. E peraltro, “come molti altri partiti della sua famiglia politica, non avanza proposte eversive né estremiste, ma al contrario tipiche di una forza politica di destra pro-mercato e “legge e ordine“. Chiede di cambiare rotta rispetto al disastro sociale costruito dai governi europei negli ultimi decenni: ideologici e rovinosi piani green che hanno distrutto letteralmente l’industria e seminato disoccupazione; apertura sregolata all’immigrazione di massa che ha diffuso criminalità e terrorismo abbassando i salari”. Dunque, non ci sarebbe nessun motivo del rifiuto ostinato di prendere in considerazione le proposte di AfD per un programma di governo di centro-destra. C’è solo un “arroccamento di una classe politica, tedesca e continentale, ancora convinta di poter governare con una logica dirigistica e paternalistica, senza voci contrarie, come se i governati fossero un docile suo strumento e come se il mondo intorno, con le questioni reali che esso pone, non esistesse”.

 

a cura di DOMENICO BONVEGNA