
Dopo il dossier sulle Chiese bruciate e vandalizzate, ancora protagonista la Francia di Macron, per un altro grave atto di cristianofobia. Un sindaco è stato multato per aver installato il Presepe all’interno degli spazi comunali.
Ne ha fatto le spese il sindaco di Beaucaire, con una multa imposta dal Tribunale amministrativo di Nîmes. Nel nome della separazione tra Stato e Chiesa. Quanto “costa la lotta per «mantenere e salvaguardare» le radici storiche, artistiche e religiose di una civiltà?”, si chiede Fabrizio Cannone su Lanuovabussola. (laïcité, Presepe multato, nella Francia di Macron la libertà si paga 27.2.25, lanuovabq.it) Costa ben 120.000 euro. Condannato il sindaco “per l’immensa e irreparabile colpa, che sotto Macron è un vero delitto, di aver rifiutato «in maniera deliberata» di togliere «il presepe» installato, come ogni anno, in uno spazio del comune stesso”. Il contenzioso risale al 20 dicembre scorso, quando il Tribunale amministrativo di Nîmes ha «ordinato» al sindaco di Beaucaire, Nelson Chaudon, membro del partito di Marine Le Pen, di togliere «il presepe nel giro di 48 ore», con la minaccia di dover pagare una multa di «mille euro per ogni giorno di ritardo». Il Tribunale di Nîmes era stato allertato da una denuncia di Francis Labbe, militante della «Lega dei Diritti dell’uomo» il quale ora commenta fiero che la severa condanna «va nel senso giusto». E anzi se riuscisse a «impedire ai comuni» l’aggiramento della «legge del 1905», quella che proclama la separazione assoluta e giacobina tra Chiesa e Stato, «sarebbe perfetta».
Secondo il laicista, la pena doveva essere più pesante, visto che per c’erano stati «10 anni di presepi illegali», tuttavia quello che conta per lui “è che il presepe cristiano esposto al pubblico in occasione del Natale scompaia per sempre e che «la prefettura del Gard» faccia applicare concretamente la «decisione della giustizia». Naturalmente il sindaco aveva protestato con coraggio, ritenendo che «l’allestimento» del presepe, è una libera «esposizione culturale, artistica e festiva». E’ evidente la persecuzione o discriminazione anticristiana, aggravata da una abnorme progressiva multa di 1000 euro per ogni giorno di presenza del presepe, e visto «il rifiuto persistente» di Chaudon, è stata «aumentata a 5000 euro», a partire dell’11 gennaio. Raggiungendo così la somma complessiva di 120.000 euro fino al 2 febbraio scorso, domenica della Presentazione di Gesù al Tempio, in cui come da tradizione il presepe è tornato in cantina.
Nelson Chaudon, il sindaco di Rassemblement national, ha dichiarato alla stampa che «prende atto» dell’incredibile «decisione del tribunale», ribadendo che si è già messo in moto per «istruire tutti i ricorsi che gli si offrono» per far valere i «propri diritti». Comunque si apprende da Le Figaro che non solo a Beaucaire, ma anche in «altri comuni nazionalisti» come Béziers e Perpignan, per la gioia della gente comune (persino ebrei, mussulmani e i senza religione), «ogni anno sono esposti dei presepi» e questo avviene sempre «malgrado le condanne della giustizia amministrativa». Sarebbe più saggio che la giustizia francese si occupasse di perseguire e punire i reati e i delitti di criminalità e di terrorismo, visto che sono in aumento. Intanto il 18 febbraio scorso il gruppo parlamentare del Rassemblement national, guidato da Marine Le Pen e su proposta del deputato Yoann Gillet, ha richiesto ufficialmente di «esentare i presepi» rispetto ai cosiddetti «segni religiosi» vietati in nome della giacobina «legge di separazione del 1905». Vedremo se vincerà il buon senso o la rancorosa laïcité.
Il caso del presepe di Beaucaire non è solo una questione legale, ma rappresenta un bivio per la società francese, chiamata a riflettere sul valore delle proprie radici culturali e religiose. In un’epoca in cui l’individualismo e il relativismo sembrano prevalere, la lotta per il riconoscimento delle tradizioni cristiane e il rispetto delle libertà di espressione diventa cruciale per la coesione sociale e l’identità della nazione.
a cura di DOMENICO BONVEGNA