
A un anno dall’approvazione della legge regionale che prevede l’assunzione diretta di donne sfigurate a causa della violenza subita e dei figli delle vittime di femminicidio, la norma rimane di fatto inapplicata. Stesso destino anche per la legge che, nei giorni scorsi, l’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) ha riproposto, ma con una modifica: la sua validità è stata limitata al 31 dicembre 2025, e comunque finché la norma nazionale non sarà promulgata, di cui però non si conoscono né i tempi né i contenuti.
La norma regionale proposta dal deputato regionale Ismaele La Vardera e approvata dall’Ars estende alle vittime di violenza gli stessi benefici già previsti per i familiari delle vittime di mafia (legge regionale 20/1999), permettendo loro di essere assunti direttamente dalla Regione, dagli enti locali e dalle aziende sanitarie. Una misura essenziale per garantire alle vittime un’opportunità di indipendenza economica e reinserimento sociale. Oggi, però, questa legge esiste solo sulla carta, e le vittime continuano a essere abbandonate dalle istituzioni.
“Oltre il danno la beffa – dice il leader di Controcorrente Ismaele La Vardera – non si capisce per quale motivo non si debba applicare una legge regionale. Il Governo nazionale ci ha intimato che l’avrebbe impugnata se non avessimo modificato la norma. L’abbiamo fatto, quindi per quanto mi riguarda non vedo alcun motivo ostativo. Questa legge, nonostante sia stato io il promotore, se la sono voluti intestare tutti sia la maggioranza che l’opposizione, ma qui oggi a battersi per i sacrosanti diritti delle donne, non vedo nessuno di loro. Dall’avvocatura – continua il deputato regionale – possono far emergere quello che vogliono ma lo stesso Schifani ha detto in tempi non sospetti che avrebbe difeso questa legge quindi che non venga preso in giro nessuno e che venga applicata una norma che ci ha messo in risalto anche a livello nazionale, considerato che è stata una delle poche volte che la Sicilia non è stata fanalino di coda d’Italia ma bensì la più virtuosa”.
Nonostante le istanze presentate, nessuna assunzione è stata effettuata, lasciando senza tutela persone che hanno subito violenze gravissime e che si trovano in condizioni di estrema difficoltà economica e lavorativa.
Il motivo di questa mancata applicazione non è mai stato chiarito ufficialmente. Secondo quanto emerso, il presidente della Regione Renato Schifani avrebbe rinviato l’attuazione della norma su richiesta del Governo nazionale, con la promessa che una legge nazionale avrebbe regolato la materia in modo uniforme. Tuttavia, a distanza di un anno, nessuna normativa nazionale è stata approvata e le vittime continuano ad aspettare.
Una di queste è Barbara Bartolotti, vittima di un’aggressione brutale. Sopravvissuta, porta ancora sul corpo i segni indelebili della violenza subita, segni che, negli anni, le ha impedito di trovare un impiego. Eppure, la Regione Sicilia, pur avendo il potere di intervenire, ha scelto di rimandare l’attuazione della legge per un anno intero.
A rendere ancora più grave la situazione è la recente dichiarazione dell’avvocato generale della Regione Siciliana, Giovanni Bologna, che ha già preannunciato che anche questa nuova norma non potrà essere applicata. Un’affermazione priva di qualsiasi fondamento giuridico, dal momento che la legge è stata regolarmente votata dall’ARS ed è pienamente in vigore.
Di fronte a questo nuovo blocco istituzionale, lo Studio Legale Leone-Fell & C. annuncia una nuova battaglia legale per far rispettare i diritti delle vittime.
“Ripresenteremo immediatamente le istanze di assunzione e, se verranno nuovamente rigettate, ci rivolgeremo al TAR – dichiarano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale – La legge esiste ed è in vigore: negarne l’applicazione significa compiere un atto illegittimo che non possiamo tollerare”.
Il ricorso non sarà solo una difesa delle vittime che hanno già presentato istanza, ma un passo fondamentale per garantire che la politica rispetti gli impegni presi.
“Quando una legge viene approvata, deve essere applicata. Non possiamo permettere che l’inefficienza politica e burocratica privi i più deboli di diritti fondamentali – concludono i legali”.