Pesaro e il terminale GNL: un progetto tossico ed esplosivo nato dall’attuale “psicosi energetica”

di Roberto Malini

I media ne hanno parlato poco, eppure è un evento che coinvolge tutto il Paese e dimostra come la “psicosi energetica” induca le istituzioni ad allentare la guardia sui pericoli legati agli impianti industriali tossici ed esplosivi, nonostante abbiamo una legislazione, a partire dalla Legge Seveso III, che fissa limiti precisi sulla collocazione di tali strutture insalubri ed esplosive.  

A Pesaro è in fase di sviluppo un progetto per un impianto di gas naturale liquefatto (GNL) con una capacità di 400 tonnellate al giorno, pari a circa 533.000 metri cubi di gas naturale gassoso ogni 24 ore. Per una città di medie dimensioni, si tratta di un impianto idustriale molto invasivo, destinato a modificare la qualità della vita e il rischio di incidenti rilevanti, tenendo conto che l’area su cui dovrebbe sorgere la struttura di liquefazione metano e i depositi di stoccaggio è altamente alluvionale e sismica. Sembra incredibile che il Ministero dell’ambiente abbia rilasciato una Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) positiva proprio in un punto così vulnerabile, a ridosso di abitazioni, negozi, scuole e luoghi di cura, a meno di un chilometro dal centro storico, in totale contrasto con la Direttiva Seveso III e con la normativa sulle industrie insalubri. Senza contare le leggi dell’Ue, a partire dal principio di precauzione, stabilito nell’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). All di là delle necessità energetiche è evidente come l’impianto sollevi preoccupazioni ambientali, sanitarie e di sicurezza, riflettendo problemi che sono ormai al centro del dibattito globale sul GNL.

Che cos’è il gnl e perché è controverso?

Il gas naturale liquefatto viene prodotto raffreddando il metano a -162°C, riducendone il volume di circa 600 volteper facilitarne il trasporto. Questa tecnologia ha permesso agli Stati Uniti, dal 2017, di diventare un esportatore netto di gas di scisto, con un’espansione delle esportazioni dirette soprattutto verso l’Europa. Tuttavia, la filiera del GNL ha impatti significativi in ogni fase: dall’estrazione, che avviene tramite fratturazione idraulica (fracking) con conseguenti contaminazioni ambientali, al trasporto, alla liquefazione e alla rigassificazione.

Il caso di Pesaro si inserisce in un più ampio dibattito sui rischi del GNL, che include pericoli per la salute pubblica, impatto climatico del metano, rischi di incidenti ed esplosioni.

Salute pubblica e inquinamento dell’aria

Gli impianti di GNL rilasciano sostanze inquinanti come il monossido di carbonio, il biossido di zolfo e i composti organici volatili (VOCs). Studi epidemiologici hanno dimostrato che queste emissioni sono collegate a gravi patologie respiratorie, cardiovascolari ed endocrine, effetti neurologici, aumento del rischio di tumori, a causa dell’esposizione a sostanze tossiche come il benzene.

Secondo il report della Louisiana Bucket Brigade, gli impianti GNL tendono a sottostimare gli episodi di inquinamento accidentale. Ad esempio, l’impianto Cameron LNG ha registrato una media di due perdite di gas al mese per problemi agli impianti tecnici dal 2020 in poi.

Il rischio delle esplosioni: il caso Freeport lng

Il GNL è altamente infiammabile se non mantenuto a temperature estremamente basse. Un incidente esemplare si è verificato l’8 giugno 2022 presso il secondo più grande impianto statunitense, Freeport LNG, con un’esplosione che ha provocato la fuoriuscita di gas e un incendio massiccio.
L’onda d’urto è stata percepita a chilometri di distanza, ferendo alcune persone sulla spiaggia vicina. Un’indagine successiva ha rivelato che la causa era legata alla stanchezza degli operatori e a carenze nella sicurezza.

E se accadesse a Pesaro? Un’esplosione simile in un impianto vicino a un’area urbana avrebbe conseguenze devastanti, soprattutto per il rischio di una nube infiammabile che coinvolgerebbe aree densamente popolate.

GNL e cambiamento climatico: una scelta ragionevole?

Il GNL viene spesso presentato come una fonte di energia più pulita del carbone, ma i dati dicono altro. L’intera filiera del gas naturale comporta perdite di metano durante estrazione, liquefazione e trasporto. Il metano ha un potere climalterante 84 volte superiore alla CO₂ nei primi 20 anni dalla sua emissione, contribuendo in modo critico al riscaldamento globale. Le fughe di metano dai terminali di GNL e dai gasdotti rappresentano una delle cause principali dell’intensificazione di eventi climatici estremi, tra cui tempeste più violente, aumento degli incendi boschivi, alluvioni sempre più devastanti (come quella che ha colpito proprio le Marche nel 2022).

Un paradosso: proprio mentre l’Europa cerca di ridurre la dipendenza dal carbone e migliorare la qualità dell’aria, si sta aumentando l’uso di GNL, un combustibile che continua a danneggiare il clima.

Ma il GNL è davvero necessario?

L’impianto di Pesaro non è un caso isolato: in tutta Europa si stanno costruendo nuovi terminali GNL per ridurre la dipendenza dal gas russo. Tuttavia, questi impianti potrebbero bloccare la transizione energetica, incentivando l’uso di un combustibile che, invece di essere una soluzione temporanea, rischia di prolungare l’uso dei fossili per decenni.

Il caso Pesaro pone domande cruciali: qual è il reale bisogno energetico locale? Quali garanzie ambientali e sanitarie sono state previste? Perché investire su un combustibile fossile invece che su alternative rinnovabili?

Sorprende inoltre la disinvoltura con cui in Ministero dell’ambiente italiano abbia autorizzato l’impianto con V.I.A. positiva, perché – nel caso fosse davvero realizzato – si tratterebbe dell’unica struttura industriale di questo tipo installata s ridosso dell’abitato e in un’area gravemente alluvionale e sismica, come se tutta la normativa prodotta per tutelare i cittadini e l’ambiente da inquinamento e pericolo di incidenti rilevanti fosse stata cancellata in un sol colpo. Come se la tragica casistica legata a questi impianti non fosse mai avvenuta o noi non ne avessimo tratto alcun insegnamento.

Il futuro dell’energia passa attraverso scelte coraggiose. Il GNL potrebbe sembrare una soluzione a breve termine, ma il suo impatto sanitario, ambientale e climatico ci impone di ripensare le nostre priorità e di porre ancora in primo piano la salute e la sicurezza delle persone e dell’ambiente. Il progetto di Pesaro mostra inoltre come l’ossessione energetica, iniziata con l’invasione russa dell’Ucraina, induca istituzioni e autorità a non prestare attenzione alla normativa, che fissa precisi limiti alla costruzione di impianti in aree pericolose o vicine all’abitato, né alla qualità della vita dei cittadini, strettamente connessa alla qualità dell’aria e dell’acqua di cui dispongono.

L’immagine ricostruisce uno dei pericoli legati agli impianti di liquefazione del metano; in caso di sisma o alluvione, non esistono metodi preventivi o interventi di contenimento che possano evitare effetti catastrofici