
GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE DONNE …
In occasione della Giornata Internazionale delle Donne, ActionAid accende i riflettori sul ruolo cruciale delle donne di Gaza, che, dopo 15 mesi di guerra, continuano a essere in prima linea nella risposta umanitaria e nella ricostruzione. Nonostante le difficoltà, stanno guidando gli sforzi di ripresa, garantendo servizi essenziali alla comunità.
Riham Jafari, coordinatrice advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina: “In questa Giornata internazionale, alziamo la nostra voce insieme alle donne di Gaza. Nessuna pace, nessuna ricostruzione e nessun futuro per la striscia è possibile senza la piena inclusione delle donne”.
ActionAid chiede che donne e ragazze palestinesi, insieme alle organizzazioni locali guidate da donne, siano protagoniste di tutte le decisioni sul futuro di Gaza, la loro leadership e partecipazione devono essere una priorità assoluta. L’accesso ai servizi essenziali per le donne, tra cui assistenza sanitaria materna e supporto alle vittime di violenza sessuale, è gravemente limitato.
Randa, una avvocata dell’associazione Wefaq, partner di ActionAid a Gaza, racconta che il sistema giudiziario nella Striscia è stato completamente distrutto e che le donne sono state colpite dalla violenza maschile. “Non ci sono più i tribunali. La maggior parte delle sedi è stata bombardata. Tutti i documenti di identificazione e file dei casi sono stati persi. L’impossibilità delle donne di rivolgersi alla giustizia durante la guerra ha portato ad un aumento dei tassi di violenza, anche perché gli uomini hanno smesso di rispettare i diritti delle donne, a causa dell’assenza di polizia e di tribunali”.
Le organizzazioni per i diritti delle donne sono state costrette a intervenire e colmare il divario. Il personale legale di Wefaq ha fatto grandi sforzi creativi per garantire che le donne potessero comprendere i loro diritti, viaggiando da un rifugio all’altro, sotto la costante minaccia dei bombardamenti, per tenere incontri di sensibilizzazione e consulenze legali. Hanno assicurato che, ad esempio, in fase di divorzio potessero vedere i propri figli.
Randa spiega: “Un gran numero di donne deve presentare denunce per fatti subiti nei mesi scorsi. Quando ricevo chiamate sul mio cellulare la domanda che mi fanno più spesso è: Quando inizieranno a lavorare i tribunali? Speriamo che ci sarà ancora spazio per noi per lavorare con i comitati di donne, con i gruppi a leadership femminista e attraverso le istituzioni che lavorano con la magistratura.”
Eppure, la ripresa non può avere luogo mentre il futuro del cessate il fuoco è incerto.
Hadeel, case manager di Awda Health and Community Association, partner di ActionAid, racconta: “Il numero di casi di violenza maschile contro le donne è aumentato in modo significativo. Una delle forme più importanti di violenza durante la guerra a Gaza è stata l’abuso sessuale e psicologico.
Alcune donne hanno sperimentato depressione estrema e hanno avuto bisogno di assistenza approfondita dal nostro programma di intervento psicologico. Stiamo vivendo una crisi di salute mentale, con carenze nella cura e presa in carico delle persone. La chiusura dei valichi, l’assedio e la guerra contro di noi hanno contribuito a questo, insieme alle difficoltà che i nostri beneficiari affrontano nel raggiungerci per il trattamento”.
Awda offre spazi sicuri in cui le donne traumatizzate possono ricevere supporto emotivo, partecipare ad attività e accedere a programmi di formazione progettati per sostenere le donne che hanno perso i loro partner e sono ora gli unici punti di riferimento per le loro famiglie. “È necessario realizzare, anche, programmi di supporto finanziario per rafforzare l’indipendenza delle donne e aiutarle a sostenere più efficacemente le loro famiglie.” sottolinea Hadeel.
ActionAid chiede che il blocco degli aiuti sia immediatamente revocato e che venga assicurata una fine definitiva della guerra. Nonostante l’ingresso di una media di 600 camion di aiuti al giorno nella prima fase del cessate il fuoco, i bisogni umanitari restano drammaticamente insoddisfatti. L’ostruzione deliberata degli aiuti – come il recente blocco imposto dalle autorità israeliane – mette in pericolo la sopravvivenza e la dignità dei civili palestinesi e deve cessare immediatamente.