
Sono inaccettabili la facilità e la frequenza con le quali in Italia una persona ancora formalmente innocente può essere tenuta agli arresti domiciliari, privata della possibilità di parlare e difendersi dalle accuse che rimbalzano sui giornali. La vicenda di Carmine Gallo, morto ieri nella sua abitazione mentre si trovava ai domiciliari, è l’ennesima dimostrazione di un sistema giudiziario che troppo spesso dimentica il principio fondamentale della presunzione d’innocenza, del rispetto della privacy degli accusati e delle libertà che sono scritte nella nostra costituzione
Gallo, ex superpoliziotto noto per aver risolto casi complessi come il delitto Gucci, era accusato di reati gravi ma non aveva ancora avuto modo di difendersi pienamente davanti alla giustizia. La sua morte, avvenuta in attesa di un processo e con addosso il peso di accuse mediatiche e giudiziarie non ancora provate, rappresenta una sconfitta per lo Stato di diritto, ma soprattutto una condanna per un sistema della giustizia che opprime prima di difendere.
Non possiamo accettare che la giustizia italiana si trasformi in una gogna mediatica e che la detenzione preventiva diventi una condanna anticipata. Non possiamo accettare altre vittime di una magistratura che sfrutta ogni giorno degli strumenti che dovrebbero essere riservati a casi estremi. Il cuore di Gallo non ha retto la pressione di vedersi accusato senza diritto di parola, non ci possiamo permettere che il nostro sistema faccia la stessa fine.
Lo dichiarano in una nota Filippo Blengino-Segretario Radicali Italiani e Federico Pasotti (Direzione RI)