Il pasticcere e il medico: demagogia contro democrazia

Per capire oggi come stiamo a democrazia, occorre scomodare gli antichi. Se la politica fosse una tecnica, come l′arte di curare le malattie, avrebbe ragione il filosofo Platone quando descrive il processo a un medico portato in giudizio da un pasticcere davanti a una giuria fatta di bambini. Il medico prescrive medicine amare, la giuria del popolo-bambino preferisce il dolce. Oggi questo equivale a dire che il popolo ama chi lo blandisce e odia chi vuole governare dicendo la verità. Platone sosteneva quindi che a governare dovessero essere i ″sapienti″, quelli che conoscono la tecnica.

Oggi si pensa diversamente perché le scelte democratiche sono guidate non solo dai mezzi ma anche dai fini. E però, l′immagine di un popolo che preferisce il pasticcere al medico suona molto attuale, troppo attuale. Non ci piacciono le soluzioni moralistiche, che servono bene alla denuncia ma molto meno al governo delle cose. Ci soccorre Aristotele che ha elaborato una teoria sul governo demagogico, una particolare forma di democrazia in cui non è sovrana la ″legge″ ma la ″massa″. Quando le leggi sono rispettate il demagogo non ha spazio e la democrazia funziona. Quando le leggi non sono sovrane prendono inevitabilmente piede i ″demagoghi″, coloro che – alla lettera – guidano il popolo.

Va da sé che la democrazia moderna non è quella dei tempi di Platone o di Aristotele, quando dal ″demos″ erano esclusi gli schiavi, le donne e i poveri. I sistemi democratici moderni hanno assicurato benessere e occupazione integrando il sistema politico con quello economico, stabilendo per assenso popolare un legame forte e controllato fra sviluppo capitalistico e crescita democratica del mondo. Il capitalismo messo fuori dal controllo democratico diventa barbarie, preistoria, sopruso del padrone, discriminazione, una minaccia tremenda tanto alla libertà quanto allo sviluppo socioeconomico.

L’abbiamo sotto gli occhi. Donald Trump sta tentando la disgregazione dell′ordine delle leggi a ogni livello, apparentemente con una disordinata serie di proposte ″pazze″ che – in realtà – sono la lucida attuazione del principio di non intervento dei governi nell′economia, principio spacciato per liberale e liberista. In realtà quella trumpiana è una forma di prepotenza anti legale esercitata in nome del popolo sovrano che lo ha eletto. Anche in Italia c′è qualche imitatore delle cosiddette capacità contrattuali di Trump – minacciare sfracelli per ottenere un contratto migliore da controparti intimorite. Gli imitatori nostrani non mancano, ma restano figure miserabili. Quello che deve fare molta più paura è l’attuale latitanza di una oligarchia illuminata e intelligente che ha sempre esercitato un ruolo positivo nell’orientamento e nella guida della società italiana.

 

 

Gian Luigi Corinto, docente di Geografia  e Marketing Università Macerata, collaboratore Aduc