Progetto GNL a Pesaro: gli studi e le normative impongono di abbandonarlo

Dal Giappone agli Usa, dopo tanti incidenti la società civile chiede sicurezza. Il parere della comunità scientifica. Programmate manifestazioni in piazza del Popolo per dire no al pericoloso impianto…

La recente decisione del Giappone di incrementare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti ha sollevato notevoli e diffuse proteste da parte della società civile nipponica, con un acceso dibattito sulla sicurezza e la sostenibilità di questa fonte energetica. Dopo incidenti gravi come quello del terminale Freeport, in Texas, nel 2022, le associazioni ambientaliste e gli esperti chiedono a gran voce che si fermi la corsa al GNL.

Alla luce della documentazione, che rileva la pericolosità del gas e la difficoltà ad intervenire in caso di incidenti rilevanti, le istituzioni giapponesi stanno rivalutando la loro politica di aumento delle importazioni di GNL e della produzione interna di metano liquefatto, dimostrando una crescente sensibilità verso i rischi ambientali e sociali legati a questa fonte energetica.

Lo  stesso dibattito è in corso a Pesaro, dove la realizzazione di un impianto di liquefazione di GNL ha sollevato preoccupazioni crescenti tra cittadini, comitati, associazioni e nella comunità scientifica.

Il GNL è una fonte energetica al centro di controversie internazionali. “Dopo una serie di esplosioni con danni considerevoli e tante vittime,” afferma Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group e rappresentante del gruppo ‘Pesaro: NO GNL’, “le normative riguardanti l’installazione di impianti di liquefazione di metano e stoccaggio di gas liquefatto si sono fatte più stringenti e nell’Unione europea sono improntate al ‘principio di precauzione’, come risulta evidente nella Direttiva Seveso, recepita dall’Italia con la Legge Seveso III. Questo significa che non si possono installare simili impianti in aree alluvionali, in zone sismiche e nei pressi dell’abitato. Se ne deduce che la Valutazione Ambientale Positiva rilasciata dal Ministero dell’Ambiente costituisce un grave errore, perché non si attiene alle leggi vigenti”.

In Texas, l’esplosione del terminale Freeport, sostenuto da colossi energetici giapponesi, ha evidenziato i pericoli legati alla liquefazione e al trasporto del gas. Gli attivisti del Freeport Haven Project for Environmental Justice parlano di “zone di sacrificio”, aree in cui l’industria del GNL trasforma il paesaggio e compromette la salute delle comunità.

Un pericolo che molti cittadini di Pesaro temono possa ripetersi. L’impianto previsto nella città marchigiana è stato già oggetto di numerosi atti di opposizione. “Il GNL non è una soluzione sostenibile,” prosegue Malini. “L’area scelta per l’impianto di liquefazione e i depositi di GNL è a livello di rischio alluvionale R4, il più alto in assoluto. Contemporaneamente si tratta di una zona sismica, dove vige più che mai il principio di precauzione. Non dimentichiamo poi che questo genere di industrie sono codificate come ‘industrie insalubri di prima classe’, che devono essere isolate in zone lontane dall’abitato. La presenza di un impianto che produce 400 tonnellate di GNL al giorno emetterebbe particolato e gas che sono 84 volte più potenti della CO2. Il che significa un abbassamento radicale della qualità della vita dei cittadini e l’insorgenza di leucemie, tumori, gravi patologie cardiovascolari, respiratorie, endocrine. L’ennesima tragedia legata all’industria del metano, accaduta a Freeport, ci ricorda che non esistono garanzie assolute di sicurezza. Le successive ispezioni, che hanno condotto a una condanna dell’azienda, hanno dimostrato come vi fossero enormi falle nelle procedure di sicurezza. A Pesaro si sta verificando un evento ancora più grave”.

EveryOne Group, insieme al comitato “Pesaro: NO GNL”, ha già intrapreso diverse iniziative per fermare il progetto: il deposito di un esposto in Procura per evidenziare le criticità legate alla sicurezza e alla procedura autorizzativa; la presentazione di una petizione all’Unione Europea, per chiedere l’intervento delle istituzioni comunitarie sulla base delle normative ambientali europee; una serie di appelli a tutte le istituzioni coinvolte, dal Ministero dell’Ambiente alla Prefettura di Pesaro, per sollecitare un riesame del progetto.

“Non ci opponiamo per principio allo sviluppo energetico,” sottolinea ancora Malini, “ma pretendiamo che ogni progetto rispetti pienamente i principi di sicurezza e tutela ambientale, come sancito dall’Articolo 41 della Costituzione italiana, modificato nel 2022 con una Legge costituzionale che sottolinea come un impianto industriale non debba mai mettere in pericolo la salute né la sicurezza dei cittadini”.

Il movimento contro il GNL a Pesaro non si limita agli atti formali. La cittadinanza si prepara a scendere in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica. Sabato 22 marzo, in Piazza del Popolo a Pesaro, si terranno due importanti iniziative: Il presidio del comitato “Campagna Stop GNL” e la giornata di informazione a cura del gruppo “Pesaro: NO GNL” ed EveryOne Group, dedicata alla divulgazione dei dati scientifici e normativi riguardanti il progetto. Il gruppo “Pesaro: NO GNL” proporrà alla cittadinanza il simbolo della ‘mano sucia’. “È la ‘mano sporca’ con cui gli attivisti dell’Amazzonia denunciano i danni all’ambiente e alla salute causati dall’aggressività dell’industria fossile. La nostra ‘mano sucia’ chiede ai responsabili del progetto di fermarsi in tempo, prima che il GNL tossico ed esplosivo venga realmente prodotto nella nostra città, che ha già problemi di qualità dell’aria”.

Sarà un momento cruciale per discutere apertamente le criticità e per ribadire il diritto della comunità ad essere ascoltata su scelte che impattano il territorio, la salute e il futuro di tutti.

“La battaglia contro il GNL a Pesaro si inserisce in un contesto globale,” conclude Malini, “dove conflitti e scelte geopolitiche hanno dato origine a una vera e propria psicosi energetica. Il progetto che riguarda Pesaro ne é un sintomo evidente, perché mostra come le istituzioni, per accumulare ‘energia’ siano disposte a ignorare il principio di precauzione, alla base del Trattato sul funzionamento dell’Ue, e le normative che tutelano la salute e la sicurezza dei cittadini. Dobbiamo fermarci a riflettere, ascoltando le voci degli esperti e della società civile. Greenpeace Germania ha affidato a studiosi di primo piano uno studio sull’industria del GNL, che mette in guardia tutti noi dalla sua pericolosità. Il Comitato Etico Scientifico di Europa Verde, presieduto dal prof. Sergio Ulgiati, ha rilevato i rischi e l’inadeguatezza dell’impianto nonché la necessità di tornare al Green Deal, allontanandoci dalle energie fossili. 

Como si fa a ignorare un’evidenza tanto chiara e certificato?  L’appello è chiaro: è necessario rispettare le normative che proteggono la sicurezza e il benessere dei cittadini, abbandonando progetti che nascono dal panico energetico che attraversa attualmente il nostro pianeta e ripartire dalle politiche fondate sul rispetto della sicurezza, della salute pubblica e della tutela del territorio”.

Nella foto, il terminal GNL di Yokohama (Giappone) – Fonte Wikipedia