Mario Monti, malgrado la contrarietà della Cgil, non intende cambiare metodo per quanto riguarda le consultazioni bilaterali con le parti sociali su liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro che dovrebbero costituire l’avvio della ‘fase due’ del governo. Il presidente del Consiglio conferma che negli incontri si discutera’ esclusivamente della riforma del mercato del lavoro. Da Palazzo Chigi si ribadisce la propria valutazione: incontri collettivi e non bilaterali rallenterebbero i tempi di un possibile accordo. Il governo, inoltre, si riserva di prendere le sue decisioni superando il metodo della concertazione che presuppone un accordo preventivo delle parti sociali. Gli incontri potrebbero essere estesi ai leader delle forze politiche che sostengono l’esecutivo, con i quali nei giorni scorsi il presidente del Consiglio ha già avuto dei colloqui telefonici. L’obiettivo resta quello di arrivare al 23 gennaio, quando a Bruxelles si riunirà l’Eurogruppo per discutere di crescita e lavoro, con un pacchetto di riforme già definite. Ma proprio il poco tempo a disposizione potrebbe creare ulteriori tensioni tra governo, sindacati e partiti. Gli incontri inizieranno lunedì 9 gennaio e saranno gestiti in prima battuta da Elsa Fornero, ministro del Welfare, e da Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico. Monti partecipera’ direttamente alle riunioni con le parti sociali solo nella fase finale delle consultazioni, quando il governo presentera’ ufficialmente le sue proposte di riforma. Ai malumori della Cgil sul metodo che si vuole adottare nelle consultazioni (la segretaria Susanna Camuso avrebbe preferito un incontro tra il governo e tutti i leader sindacali) si aggiungono quelli del Pdl. Avverte Anna Maria Bernini, ex ministro delle Politiche comunitarie: ‘E’ opportuno che il professor Monti convochi senza indugi un incisivo tavolo di confronto con i segretari e i capigruppo dei partiti che lo sostengono’. Stessa posizione quella di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: ‘In sede di decisione politica, il governo deve fare le sue scelte d’intesa con i partiti che lo sostengono in Parlamento’. Un appoggio convinto e senza condizioni all’esecutivo arriva dal Terzo polo. Anche Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, in un intervista a Sky Tg24, rinnova il sostegno a Monti: ‘Veniamo da un’esperienza di divisione del mondo del lavoro che non ha portato a nulla. Poi con l’accordo del 28 giugno si è raggiunto un punto di coesione. Voglio credere che nè il governo nè le parti sociali vogliano romperlo. Altrimenti si torna indietro. Non mi pento di aver votato la fiducia. C’è ancora molto da fare’. Un richiamo all’accordo del 28 giugno 2011 tra sindacati e Confindustria, che ha ristabilito regole comuni su contrattazione e rappresentanza, è venuto ieri pure dal presidente Giorgio Napolitano, in vacanza a Napoli: ‘C’è una necessità ampiamente riconosciuta da tutti, che è quella di ripensare gli ammortizzatori sociali. Occorre affrontare i nodi dell’ accordo del 28 giugno tra le confederazioni sindacali, un accordo sottoscritto da tutti. Bisogna andare avanti su quella strada’. Monti ha intanto ricevuto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, con il quale ha discusso delle analisi dell’ufficio studi di Palazzo Koch su liberalizzazioni, crescita e andamento dei mercati europei. All’incontro erano presenti i ministri Corrado Passera, Enzo Moavero e il vice ministro dell’Economia Vittorio Grilli. La Cgil insiste nella richiesta di un piano straordinario del governo sul lavoro: ‘Servono progetti su assetto idrogeologico, energia, trasporti, ambiente, cultura e turismo. Serve un piano del lavoro che tamponi la crisi, crei nuovi posti per giovani e donne con assunzioni e contratti di inserimento formativo che riduca la precarietà’. La Confindustria torna a chiedere al governo tagli alla spesa perche’ non sarebbero piu’ sostenibili ulteriori aumenti della pressione fiscale. Giampaolo Galli, direttore generale della Confederazione degli industriali, partecipando alla trasmissione ‘Omnibus’ su La7, dice che ‘tra i tagli alla spesa bisognerebbe prevedere l’eventuale ricorso al licenziamento dei dipendenti pubblici’. Per Galli, la situazione economica resta negativa: ‘Sarà negativo anche il quarto trimestre 2011 e nel 2012 abbiamo previsto una decrescita del Pil dell’1,6%. L’alternativa, in assenza di manovra da parte del governo, sarebbe stato cadere nel burrone’.