Pensando alla messa in prova, alla non procedibilità in caso di irrilevanza del fatto, o ad altre ipotesi di innovazione, viene spontaneo significare che le necessarie riforme dovrebbero camminare di pari passo con i provvedimenti tesi allo svuotamento delle carceri. E’ quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità. Far camminare – prosegue – i primi approcci di riforma del sistema, su binari più lenti, rispetto alle discipline per lo svuotamento, può significare non far giungere mai le prime riforme alla loro destinazione. L’attuale Ministro della Giustizia è persona straordinariamente capace, competente ed umana, e non si tratta – sottolinea – di un approccio pessimistico alla questione, fa parte proprio della nostra esperienza, che è stata già segnata negli anni dai lavori di tante Commissioni per le riforme dei codici, da tanti disegni di legge che delineavano nuovi scenari di diritto sostanziale e processuale, senza che poi si giungesse mai a qualcosa di tangibile. Del resto, – osserva – la necessità e la massima urgenza di adottare ora delle nuove regolamentazioni, sono sotto gli occhi di tutti, trattandosi di un sistema, quello penale, che così come strutturato oggi non funziona, mettendo a repentaglio l’idea di giustizia, l’idea di pena delineata dalla Costituzione, e soprattutto, quotidianamente, la vita di tantissime persone. Solamente ora che vi è una urgenza oggettiva, può sussistere una convinta volontà a modificare, e non certamente quando l’urgenza sarà ormai trascorsa. Così come è avvenuto dopo l’indulto del 2006, – rileva – senza l’avvio di riforme strutturali, tra pochi anni, ci troveremo nuovamente al punto di non ritorno del drammatico sovraffollamento. Difatti, – conclude – se i provvedimenti svuota carceri, compresi quelli di natura clemenziale, costituiscono l’unica soluzione all’attuale tragedia, questi stessi provvedimenti non costituiscono certamente la vera soluzione del problema.