"Gli italiani fanno sacrifici. L’Europa e la Germania ci appoggino". Lo ha detto il premier Mario Monti, alla vigilia dell’incontro con la cancelliera Angela Merkel, in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt. "Non c’è crisi dell’euro". La crisi, sostiene Monti, "deriva dagli Usa". "’Io amo la Germania’. Mario Monti, alla vigilia della sua visita in Germania, e dell’incontro oggi con la cancelliera Angela Merkel, inizia da una dichiarazione di stima, di profondo rispetto per il Paese che per molti versi e’ un modello. E Monti lo rispetta ú dice in un’intervista alla Welt, rilasciata al suo direttore editoriale Thomas Schmid ú, per ‘le sue enormi conquiste, per la sua economia di mercato sociale. E’ un modello straordinario. La Germania lo ha sviluppato e poi lo ha esportato in Europa’. Monti – scrive il Corriere – è fiero del rapporto ‘di rispetto’ con la signora Merkel. E all’intervistatore confessa: ‘Deve sapere che io ho sempre lavorato per un’Italia che somigliasse il piu’ possibile alla Germania. Ho sempre voluto un’Europa della concorrenza, che si impegnasse il piu’ possibile per l’idea di un’economia di mercato sociale, che proviene da Ludwig Erhard. Come vede, ho sentimenti molto tedeschi. Premesso cio’, dico: l’Italia puo’ svolgere e svolgera’ un ruolo maggiore in Europa’. Ma Monti ritiene anche che l’atteggiamento attuale della Germania (e della Francia), al di la’ dell’indubbio ruolo guida che i due Paesi (e soprattutto Berlino) hanno in Europa, quell’intransigenza nel difendere un rigore che da’ poche concessioni ai Paesi piu’ in difficolta’ per la crisi del debito rappresenti un ostacolo per l’Italia. Perche’ puo’ portare a una crisi e al ritorno al populismo, anche in Paesi come l’Italia. ‘Quanto proponiamo e chiediamo agli italiani ú ha risposto Monti a una domanda ú sono pesanti sacrifici’. Necessari per avviare le riforme che conducano a una nuova e maggiore crescita.
Ma gli italiani, è convinto, lo hanno accettato e i sondaggi sarebbero lì a testimoniarlo. ‘Il problema – dice il premier – è però che l’Unione Europea, malgrado questi sacrifici, non ci viene incontro, in termini di una riduzione del tasso di interesse. I sacrifici fatti dagli italiani pagheranno in tre, cinque, dieci anni, a vantaggio dei nostri figli. E purtroppo constatiamo che questa politica in Europa non gode del riconoscimento e apprezzamento che le spetta obiettivamente’. Quindi, se gli italiani nel prossimo futuro non vedranno i risultati della loro disponibilità per le riforme, si profila ‘una protesta contro l’Europa e anche contro la Germania quale promotore dell’intransigenza Ue, e contro la Banca centrale’. Monti, d’altra parte, parla da europeista convinto, quale è sempre stato: la sua è anche una strenua difesa dell’Europa. Ripete ‘da premier ú come dice da solo ú cio’ che il professor Monti dice da tempo’. Che ‘non c’e’ nessuna crisi dell’euro’, perche’ l’euro e’ una moneta stabile, piuttosto ‘una crisi finanziaria in molti Paesi dell’eurozona, causata dall’indebitamento’. Una crisi che per giunta, ripete Monti, ‘deriva dagli Usa: in Europa, questa crisi non sarebbe mai potuta succedere’, e gia’ questo e’ per il professor Monti, ‘un ‘esempio della success story europea’. Piuttosto, avverte che quest’Europa non puo’ dipendere dalla guida di due singoli Paesi, la Francia e la Germania. ‘La buona cooperazione del tandem franco-tedesco e’ un presupposto necessario per il futuro dell’Europa’. Ma non basta, tanto meno in un’Europa dei 27, e questo il presidente del Consiglio e’ convinto che lo sappiano anche a Berlino e a Parigi. ‘Se Germania e Francia svolgessero un ruolo di impulso, allora andrebbe anche bene, perche’ in tal caso ne beneficerebbe l’intera Europa. Allora pero’, come in passato, entrambi i Paesi dovrebbero comportarsi in modo da coinvolgere e non da escludere altri Stati’. Il rischio e’ che purtroppo si verifichi la seconda ipotesi, quella dell’esclusione. ‘Certamente, i due Stati che guidano l’Europa non dovrebbero essere troppo autoritari’. E qui Monti ricorda quello che definisce ‘il peggior errore nell’Ue negli ultimi dieci anni’. Ossia, quando proprio il governo tedesco del socialdemocratico Gerhard Schröder e quello francese, guidato dal conservatore Jean-Pierre Raffarin, imposero ú per problemi interni di bilancio, di fronte ai propri forti deficit ú di allentare le regole di Maastricht (…)".