Le carceri come delle bombe a orologeria stanno scoppiando, e il dibattito politico, anche se con ritmi più lenti della reale emergenza, va però giungendo al cuore del problema, anzi, della tragedia, ovvero l’opportunità o meno di un provvedimento di clemenza, l’opportunità o meno di un’amnistia. E’ quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità. In questo modo, – prosegue – vanno emergendo le giuste ragioni umanitarie di coloro che si dicono favorevoli e le giuste ragioni di coloro che, invece, si dicono contrari, temendo quest’ultimi, in particolare, un incremento del fenomeno criminale e del generale senso di insicurezza della cittadinanza. A tal riguardo, e al solo fine di scorgere una possibile via d’intesa e mediana, – osserva – va segnalata un’ulteriore ipotesi da approfondirsi meglio nelle sue possibilità attuative. L’ipotesi per cui possa giungersi per certe tipologie di reati, non all’automatica e immediata estinzione del reato, ma solo alla temporanea sospensione della rimanente pena ancora da scontarsi. In sostanza, – continua – sospesa l’esecuzione della pena, si tratterebbe di rinviare l’estinzione del reato ad un congruo periodo di tempo successivo, condizionando la stessa estinzione del reato alla mancata commissione di ulteriori reati nel suddetto periodo di sospensione dell’esecuzione. Tale sospensione – rileva – potrebbe essere sempre revocata se entro il periodo di sospensione venissero commessi degli ulteriori reati. In questo modo, – conclude – rispetto all’estinzione immediata del reato, si creerebbero anche delle minime condizioni di garanzia per la sicurezza della cittadinanza, in quanto si produrrebbe un grande stimolo per una sana e prudente condotta successiva degli ex detenuti: si avrebbe un reale stimolo al reinserimento delle persone uscite dal carcere all’interno delle regole della società.