"Il dato è drammatico e la ministra della Giustizia, Paola Severino, è impietosa nel raccontarlo al Parlamento – racconta La Stampa -: sono nove milioni i processi pendenti (5,5 quelli del settore civile e 3,4 del penale). Una catastrofe. Per arrivare a una sentenza definitiva nel civile ci vogliono sette anni e tre mesi, nel penale quattro anni e nove mesi. I tribunali restano intasati da una mole impressionante di carte e il personale è poco. Nel frattempo le carceri scoppiano e ben il 42% dei detenuti e’ in attesa di giudizio. Risultato: sono in continua crescita i risarcimenti ad opera dello Stato nei confronti di cittadini vessati. Nel corso del 2010 sono stati liquidati 46 milioni di euro per ingiusta detenzione ed errore giudiziario piu’ altri 84 milioni di euro per eccessiva lentezza del processo. Oltre il danno, anche la beffa: le corti d’appello si trovano a dover fronteggiare anche cinquantamila ricorsi per i motivi di cui sopra. E’ un panorama sconfortante, quello che la ministra Severino offre alle Camere. Troppo timidi i segnali di miglioramento nel settore civile: l’arretrato del civile scende appena del 3% (era andata meglio nel 2010). Una impasse che ci costa un punto in percentuale di Pil. Qua e la’ ci sono esempi di di capacita’ manageriale, ma nel complesso e’ un disastro. ‘E’ incredibile – dice, con lo sgomento di chi arriva dalla libera professione a capo di un ministero – che i sistemi informatici non comunichino tra loro’. Nei tribunali civili e’ stata informatizzata interamente la gestione dei registri, ed e’ finalmente attivo il servizio telematico di deposito degli atti, ma le comunicazioni telematiche di cancelleria funzionano solo ‘in alcuni uffici’, ossia 23 tribunali dove passa il 15% del carico di lavoro nazionale. Il resto va all’antica maniera. Eppure a regime si potrebbero risparmiare 84 milioni di euro l’anno in spese vive di notifica, recuperando 600 unita’ di personale. Ne’ calano granche’ le spese per intercettazioni: nel 2010 sono stati spese 284 milioni di euro (erano 306 milioni nel 2009) per 139.051 utenze sotto bersaglio (l’anno prima erano 132.166). Se si spende un po’ meno, e’ solo perche’ da un anno lo Stato non paga piu’ ai gestori telefonici il disturbo di fornire i tabulati delle utenze sotto intercettazione. Alla ministra ora e’ di razionalizzare la spesa sotto l’urto della crisi.
‘Potrebbe essere un’occasione storica’, dice. Ad esempio ‘l’Italia non puo’ piu’ permettersi oltre 2.000 uffici giudiziari allocati in 3.000 edifici’. Il decreto che taglia il numero dei piccoli tribunali e prevede gia’ l’accorpamento di 674 uffici consentirebbe di recuperare 2.104 unita’ di personale amministrativo e di risparmiare 28 milioni di euro l’anno. La sua relazione ottiene il risultato di una larghissima approvazione. Per l’occasione si vedono anche le firme congiunte di Pdl, Pd e Terzo Polo per una mozione unitaria di sostegno al governo. E per una volta tutto l’arco parlamentare e’ d’accordo anche a sostegno di un emendamento sollecitato da Ignazio Marino, Pd, che chiede al governo la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari entro il 31 marzo 2013. Non calano le polemiche degli avvocati, invece. Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, ha scritto ai presidenti delle Camere chiedendo che si metta in discussione quanto prima il ddl di riforma dell’ordinamento forense: ‘Non esistono ragioni giuridiche che precludano il riavvio dell’iter, fermo restando il diritto dovere dell’attuale governo di esprimersi in materia’".