La protesta organizzata dal movimento dei forconi sta scatenando disagi e polemiche. Si è scritto e detto molto a proposito di chi si nasconde dietro questo movimento, su chi sono i “capipopolo” della protesta: fascisti e autonomisti vicini al governatore Lombardo, sponsorizzati da gente del calibro di Zamparini, Scilipoti e con il plauso di esponenti della Lega Nord come Castelli. Inutile anche aggiungere l’irrazionalità dei modi con cui si attua la protesta: invece di causare “disagi” alla casta politica ed ai potentati che si dice di combattere, si creano enormi problemi alla gente comune ed alla già non felice economia dell’Isola; va inoltre aggiunto il crescente mercato nero con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Tuttavia non si possono sottovalutare alcuni aspetti emersi nel corso di questa protesta: durante questa settimana, diversi cittadini e giovani si sono avvicinati alla protesta, leggendolo erroneamente come lo sbocco al legittimo sentimento di ribellione allo stato di cose presenti. Questi cittadini poco hanno a che spartire con Forza Nuova e con il partito di Lombardo; la loro adesione a questa forma di protesta affonda le radici nella crisi economica e politica che la Sicilia sta attraversando, con il consueto sfondo di immobilismo istituzionale. Contro questo immobilismo e la crisi della politica, che si invera in una separazione tra rappresentanti e rappresentati, fa la comparsa questo ribellismo, come desiderio concreto di tornare a contare nelle scelte della vita pubblica.
E’ proprio a questa esigenza che il partito della Rifondazione Comunista vuol dare una risposta.
Bisogna dare una risposta politica alla crisi che stiamo vivendo: come partito dovremmo lavorare alla costruzione, in tutte le realtà della regione, di comitati permanenti contro la crisi, contro il carovita, coinvolgendo partiti e sindacati della Sinistra, creando un fronte di lotta comune con i precari, i disoccupati, gli studenti in lotta, gli operai e tutti coloro che ogni giorno vivono con sempre più difficoltà le scelte economiche neoliberiste. I responsabili della crisi politica hanno un nome ed un cognome, oltre ad un indirizzo politico: bisogna chiedere le dimissioni della giunta Lombardo. Va combattuta la borghesia mafiosa, che oggi alimenta le ragioni della protesta; va sostenuto un movimento di autoaffermazione territoriale, attraverso la decisione di essere “padroni a casa nostra”: via il Muos e la base americana di Sigonella. Va affermato un senso di appartenenza e cura della nostra Regione: l’irrazionalità del Ponte sullo stretto diventa evidente di fronte alla fragilità del nostro territorio ed alla condizione impraticabile di strade, autostrade e l’arretratezza del nostro sistema ferroviario. Andrebbe agevolato l’accesso al credito a tutti quei piccoli produttori agricoli e commercianti che subiscono l’usura delle banche e la dittatura del neoliberismo; andrebbe abbattuta la filiera, al fine di abbassare i costi per l’utenza e facilitare la vendita dei prodotti.
Questi assunti andrebbero praticati il prima possibile, perché la crisi che la Sicilia sta attraversando, unita alla crisi di credibilità della politica ufficiale rischia di ridurre gli spazi di riflessione critica e di far aumentare, in parallelo, manifestazioni di protesta orchestrate da chi è organico alla crisi e non ne rappresenta sicuramente la soluzione.
Come Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Messina ci impegniamo da subito a intraprendere questo percorso, inaugurandolo con una assemblea pubblica che coinvolga sindacati, associazioni di categoria, rete no ponte ed esperti.
Carmelo Junior Ingegnere, Segretario Provinciale PRC Messina