Dopo il varo delle misure per le liberalizzazioni, il governo rilancia sulla riforma del mercato del lavoro, con l’incontro delle 10 a Palazzo Chigi tra il premier e altre figure di spicco dell’esecutivo – i ministri Corrado Passera (Sviluppo economico), Elsa Fornero (Lavoro e politiche sociali), Francesco Profumo (Istruzione), il viceministro all’Economia Vittorio Grilli e il sottosegretario Antonio Catricalà – da un lato, rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Anie, Abi e Rei imprese Italia dall’altro. Intervistato da Lucia Annunciata per la trasmissione domenicale di Raitre "In mezz’ora" (la cui durata è stata per l’occasione allungata a un’ora), Monti si è detto "contrario ai tabù, da parte di entrambi gli schieramenti", esortando a "una trattativa aperta, senza contrapposizioni ideologiche" e "senza pregiudiziali". Il capo del governo ha rimarcato come, tra gli interventi sulle liberalizzazioni e la riforma del lavoro, vi sia uno stretto collegamento: "Tutto si lega, perciò più noi agiamo sugli altri fattori e meno abbiamo bisogno di agire sul lavoro. Ma attenzione: rimane vero che il lavoro resta comunque una quota molto, molto grande nei costi di produzione". Il tavolo sul lavoro non partira’ – proprio per evitare inceppamenti immediati – dalla revisione dello statuto dei lavoratori: in primis ci sara’ "la semplificazione, con la riduzione delle segmentazioni", e, sul versante dell’occupazione dei giovani, il "miglioramento qualitativo del lori ingresso nel mondo del lavoro". Monti non esclude "l’idea di un contratto di ingresso che permette per i primi tre anni di licenziare, che e’ un possibile punto di arrivo, ma dipendera’ dal confronto che si svolgera’ con le parti sociali". Dai sindacati, pero’, continuano ad arrivare avvertimenti al governo.