Il Tribunale di Sorveglianza di Perugia scrive di me: (…) l’impegno del detenuto verso forme di partecipazione alla vita detentiva che denotano capacità espressive non comuni e la determinazione dallo stesso dimostrata per promuovere una campagna di informazione e di riflessione sul tema dell’ergastolo c.d. ostativo (tendenzialmente perpetuo, salvo collaborazione con la giustizia), (…) evidenziandosi a livello culturale, politico e giurisdizionale. (Ordinanza udienza del 6 ottobre 2011).
Il gruppo trattamentale del carcere di Spoleto scrive di me:
-Una prevalenza di aspetti positivi. Concretamente coinvolto in tutte le iniziative ricreativo-culturali organizzate. Per il particolare impegno mostrato lungo tutto il percorso di studi, ha ricevuto un encomio in data 19.05.2011 e uno in data 24.05.2010 per l’impegno mostrato nel corso di una rappresentazione teatrale. La partecipazione a vari concorsi letterari in ambito nazionale ha prodotto note di apprezzamento, riconoscimenti e premi da parte di esponenti della comunità esterna. Recentemente il Musumeci ha pubblicato un suo racconto all’interno di una antologia intitolata “Racconti da carcere”, pubblicata dalla Arnoldo Mondadori Editore. Sensibilmente interessato a tematiche di carattere sociale, egli si relaziona da tempo con diverse associazioni, vicine al “sistema Carcere”. Dimostra un grande interesse per i temi di rilevanza sociale e per le problematiche legate all’esperienza detentiva. Il detenuto ha da tempo avviato un percorso di revisione critica non manipolatorio né riduttivo: certamente favorito dallo studio delle materie giuridiche, da una diversa consapevolezza del concetto di legalità, dalla disponibilità ad azioni riparatorie all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, da un forte investimento positivo verso gli affetti familiari. (…)
Giudizio di affidabilità individuale
(Relazione di sintesi, ottobre 2011).
Eppure, nonostante tutte queste belle parole dei miei “giudici” e dei miei “educatori”, non potrò mai uscire se non collaboro con la giustizia e se non metto in cella un altro al posto mio. E domando: ha senso scrivere e sprecare risorse istituzionali per un uomo colpevole e cattivo per sempre che deve morire in carcere? Credo che la non collaborazione dovrebbe essere una scelta intima, un diritto personalissimo e inviolabile, e non dovrebbe assolutamente portare conseguenze penali (o di trattamento) così gravi e perenni. Penso che la non collaborazione dovrebbe essere una scelta da rispettare e non dovrebbe essere punita con una conseguenza penale così grande e smisurata per un ergastolano ostativo, a tal punto che sembra che la non collaborazione sia ancora più grave del reato commesso. Credo che un uomo abbia il diritto di scegliere di non collaborare per le proprie convinzioni ideologiche, morali, religiose, o di protezione dei propri familiari. Sto cercando di migliorarmi e di cambiare rimanendo me stesso, probabilmente per i “buoni” questa è una colpa grave e mi costerà vivere in carcere fino all’ultimo dei miei giorni, colpevole e cattivo per sempre, ma in carcere si soffre di più quando si viene perdonati, per questo, sotto un certo punto di vista, molti di noi non possono che essere felici che i "buoni" non ci perdonino.
Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto