"L’America non si meraviglia, nè si azzarda a sogghignare altezzosamente mentre guarda un pezzo significativo e motivato di se stessa marciare per le strade della capitale, fin sotto il Parlamento, nell’anniversario della sentenza con la quale la Corte Suprema federale di fatto legalizzò l’aborto: dal Michigan alla California, la battaglia per difendere la vita gode di un rispetto e di una capacità di attrazione analoghi alla dimensione pubblica della religione". Lo scrive il quotidiano cattolico Avvenire commentando "il successo della Marcia per la Vita che si è tenuta a Washington, che va oltre le cifre dei 100mila partecipanti, peraltro difficilmente verificabili anche negli Stati Uniti della precisione hitech. Per il variegato movimento prolife americano portare in piazza decine di migliaia di persone da tutto il Paese per un happening religioso e politico, com’è accaduto per il trentanovesimo anno lunedì a Washington, è il segnale di un radicamento popolare che oltrepassa il calibro della manifestazione folkloristica di una minoranza, per quanto motivata", scrive in un editoriale dedicato all’iniziativa, firmato dal caporedattore Francesco Ognibene. La grande marcia di Washington – spiega il giornale dei vescovi – ha fornito lo spettacolo di un raduno popolare assai più imponente di quelli mandati in scena dagli ‘indignados‘ d’oltreoceano, a Wall Street e altrove, capaci forse di un appeal mediatico superiore ma certamente non in grado quanto il popolo per la vita di dar voce all’alfabeto condiviso di una civiltà. Secondo Avvenire, "l’America si guarda allo specchio della vita, e stima se stessa matura a sufficienza per confrontarsi con passione sul destino dell’uomo nell’era della tecnoscienza e dell’individualismo tradotto in diritti tutti da dimostrare. E’ questa – conclude l’editoriale – la lezione di una comunita’ che non teme di dividersi quando ne vale la pena, che non nasconde una questione nevralgica sotto il tappeto delle ambiguità, perchè sa che è anche lì che si decide il proprio futuro. Attorno alle grandi questioni sulla vita umana, dalle staminali al suicidio assistito, si gioca l’etica su cui farà perno il Paese di domani. Un utile promemoria anche per le omissioni e le timidezze di casa nostra".