Sono ‘condivisibili e sagge’ le ‘tesi’ del presidente del Consiglio Mario Monti sul mondo del lavoro, soprattutto quando ‘sottolinea la grave asimmetria che esiste oggi in Italia tra chi sta dentro il mondo del lavoro e chi sta fuori e non riesce a entrare’. Lo scrive il quotidiano della Cei Avvenire, in un editoriale firmato da Luigino Bruni, sottolineando come invece ci sia ‘qualcosa di sbagliato, o quanto meno di sfocato’ nel dibattito che si è acceso intorno al tema.
‘Saggio – prosegue Avvenire – è anche porre l’accento sull’urgenza di rendere il ‘mercato del lavoro’ … più efficiente, più veloce, con meno rendite di posizione, e quindi piu’ moderno e più capace di rispondere alle nuove sfide poste dalla globalizzazione. Il discorso, invece, relativo al lavoro dei giovani e al ‘posto fisso’ avrebbe bisogno di meno fretta, di piu’ mediazione sociale e di una valutazione piu’ approfondita e meditata’. Il quotidiano della Cei sottolinea il valore ‘identitario’ del lavoro, che permette di ‘trovare e raccontare il nostro posto al mondo’. ‘Ma chi oggi osserva il mondo dei giovani – aggiunge – scopre una grande sofferenza anche su questo terreno identitario, per una scuola e una universita’ sempre meno capaci di formare lavoratori e per politiche miopi che hanno moltiplicato quei contratti di lavoro precari e frammentati che stanno caratterizzando questa fase del capitalismo’. Per questo, ‘se un giovane quando si affaccia sul mondo del lavoro non ha davanti alcuni anni nei quali apprendere un mestiere, dal falegname al professore universitario, corre fortemente il rischio di ritrovarsi in eta’ matura a non avere nessun mestiere, a non essere quindi competente in nulla’. Ed e’ per questo che ‘per i giovani e’ fondamentale sapere che un’impresa o una istituzione sta investendo in loro, e loro in essa, dando loro del tempo per poter apprendere un mestiere, ed essere cosi’ davvero utili all’impresa e alla societa’ civile. E se si e’ precari e senza competenze da giovani lo si sara’ ancora di piu’ da adulti, quando perdere il lavoro diventa un dramma anche perche’ il valore del proprio capitale umano e’ molto basso’.